@ - Sono sette, tra cui la cooperante Silvia Romano, sequestrata in Kenya nel novembre 2018, e il sacerdote Paolo Dall'Oglio, rapito nel 2013 in Siria.
Lo scorso maggio è stato liberato Alessandro Sandrini, che era stato rapito da una banda criminale al confine tra Siria e Turchia nel 2016. Al momento della sua liberazione, Sandrini era uno degli otto cittadini italiani di cui negli ultimi anni si erano perse le tracce e che risultavano ancora dispersi, probabilmente rapiti da gruppi criminali o jihadisti. Da allora non c’è stata più alcuna liberazione, né tramite operazioni delle forze di sicurezza né dietro il pagamento di un riscatto. Oggi gli italiani rapiti all’estero e ancora sequestrati sono sette: un turista, una cooperante, tre commercianti e due sacerdoti. Di loro non si hanno notizie certe, anche se il ministero degli Esteri continua a lavorare per ottenerne la liberazione.
Paolo Dall’Oglio
Il sacerdote Paolo Dall’Oglio è stato rapito a Raqqa, in Siria, il 29 luglio 2013, forse da alcuni miliziani dell’ISIS. Prima del rapimento Dall’Oglio, 64 anni, aveva vissuto per quasi trent’anni in Siria ed era noto per avere rifondato la comunità monastica cattolico-siriaca di Mar Musa, a nord di Damasco: era stato espulso dal paese nel 2011 su ordine del regime di Bashar al Assad, che lo aveva preso di mira per avere incontrato attivisti dell’opposizione, ma nel 2013 era rientrato. Negli ultimi anni diverse fonti hanno sostenuto che Dall’Oglio sia stato ucciso, ma la notizia non è mai stata confermata: a febbraio il Times ha scritto che era ancora vivo.
Silvia Romano
Silvia Romano, volontaria 23enne di origini milanesi, è stata rapita il 19 novembre 2018 nel villaggio di Chakama, nel sud del Kenya, dove si trovava per conto di una onlus italiana. Da allora le autorità italiane (Carabinieri e Guardia di Finanza) collaborano con quelle keniane, tra molte difficoltà, per ricostruire la dinamica del rapimento, probabilmente compiuto da un gruppo di criminali comuni. Si sospetta che a dicembre Romano sia stata ceduta a un’altra banda di rapinatori, ma non sono stati diffusi altri dettagli. Per il suo rapimento sono stati arrestati due cittadini keniani, che hanno confessato: il processo si terrà a fine agosto.
Luca Tacchetto
Luca Tacchetto, architetto di 30 anni originario di Vigonza, in provincia di Padova, è stato rapito in Burkina Faso lo scorso dicembre insieme alla canadese Edith Blais. I due erano partiti in auto dall’Europa ed erano diretti in Togo per collaborare come volontari alla costruzione di un villaggio. Si sono perse le loro tracce il 15 dicembre, dopo che Tacchetto e Blais avevano passato la serata con Robert Guilloteau, un loro amico francese. Lo scorso aprile un ministro del Burkina Faso ha detto a Rainews 24 che Tacchetto e Pier Luigi Maccalli, un altro italiano rapito, erano vivi ma non si trovavano più nel paese. L’organizzazione Human Rights Watch ha sostenuto che Tacchetto e Blais siano stati portati in Mali.
Pier Luigi Maccalli
Pier Luigi Maccalli, originario di Madignano (provincia di Cremona), è stato rapito in Niger la notte tra il 17 e il 18 settembre 2018, dove si trovava come missionario della Società delle Missioni Africane. Il rapimento è avvenuto a Bomoanga, al confine tra Niger e Burkina Faso: secondo le ricostruzioni degli ultimi mesi, Maccalli sarebbe stato prima derubato, poi fatto salire su un’auto dai suoi rapitori e portato in Burkina Faso. Non è chiaro dove si trovi ora. Secondo il ministro del Burkina Faso che ha parlato con Rainews lo scorso aprile, sarebbe stato riportato in Niger, ma non c’è nessuna conferma.
Raffaele Russo, Antonio Russo, Vincenzo Cimmino
Raffaele Russo, suo figlio Antonio e suo nipote Vincenzo Cimmino risultano dispersi in Messico dallo scorso 31 gennaio. I tre italiani, originari di Napoli, facevano i venditori ambulanti e sono scomparsi a Tecalitlán, una città di 16mila abitanti circa 600 chilometri a ovest di Città del Messico. Dei tre non si hanno notizie ancora oggi, ma per il loro rapimento sono stati incriminati quattro poliziotti, di cui una donna, che hanno confessato ai magistrati messicani di avere venduto gli ostaggi a una banda criminale di Tecalitlán. La scorsa settimana c’è stata la prima udienza del processo a loro carico, che si è tenuta nello stato messicano di Jalisco.
Nessun commento:
Posta un commento