@ - Mercoledì la prima ministra britannica comunicherà il nome del suo successore alla Regina e lascerà Downing Street: cosa rimarrà del suo governo?
Theresa May sarà prima ministra del Regno Unito ancora per due giorni. Mercoledì 24 luglio terrà la sua ultima sessione di domande-risposte al Parlamento, farà il suo ultimo discorso di fronte all’entrata di Downing Street, dove si trova la residenza del capo del governo britannico, e andrà a Buckingham Palace per comunicare formalmente alla Regina Elisabetta II il nome del suo successore, uno tra Boris Johnson e Jeremy Hunt. Finirà a quel punto la sua esperienza da prima ministra, iniziata nel luglio 2016 e terminata a causa dei fallimenti su Brexit.
Negli ultimi due mesi, dopo l’annuncio delle sue dimissioni, May ha cercato di cambiare la sua legacy, la sua eredità politica, cercando di allontanarla per quanto possibile da Brexit, definita da Politico «il più grande stallo politico e di politica estera del Regno Unito dalla crisi di Suez del 1956». I suoi collaboratori hanno intensificato il lavoro su una serie di iniziative che nulla c’entrano con Brexit, e che hanno riguardato tra le altre cose la prevenzione delle malattie mentali, la riduzione fino allo zero delle emissioni di carbone entro il 2050 e l’opposizione ai piani di costruzione di case troppo piccole per essere considerate dignitose. L’atmosfera a Downing Street, ha raccontato un membro dell’amministrazione May a Politico, è però un po’ inquietante: «Siamo in una sorta di terra di nessuno, dove tutti sanno che presto saranno senza lavoro»; «Le persone hanno aggiornato i loro curriculum, ovviamente», ha detto un altro.
All’interno del Partito Conservatore le voci critiche hanno continuato però a essere molte.
Jacob Rees-Mogg, che presiede l’European Research Group, gruppo di parlamentari conservatori che vorrebbe un’uscita radicale del Regno Unito dall’Unione Europea (la cosiddetta “Hard Brexit”), ha sostenuto che l’eredità politica di May rimarrà sempre legata a quanto fatto dalla prima ministra negli ultimi tre anni, e non alle iniziative delle ultime tre settimane. Rees-Mogg e gli altri sostenitori più intransigenti di Brexit, tra cui figura anche il conservatore Boris Johnson, probabile nuovo primo ministro britannico, sono stati molto duri con Theresa May negli ultimi mesi, accusandola di avere negoziato con l’Unione Europea un accordo sfavorevole per il Regno Unito e di avere insistito in maniera ostinata per la sua strada senza cambiare strategia.
La politica britannica sembra comunque essere in una fase di attesa. Sia i membri del governo sia i vari gruppi in Parlamento si stanno per lo più preparando per l’arrivo del nuovo primo ministro, che non è stato scelto né tramite elezioni né tramite un voto parlamentare.
Nel Regno Unito, infatti, il primo ministro è il leader del partito di maggioranza, che in questo momento sono i Conservatori. Da inizio giugno i parlamentari conservatori hanno tenuto una serie di votazioni sui candidati, e hanno eliminato di volta in volta quello che aveva ricevuto meno voti: la scelta tra i due rimasti, Boris Johnson e Jeremy Hunt, è spettata agli iscritti del partito, che nelle ultime settimane hanno indicato la loro preferenza per posta. Il risultato finale verrà annunciato martedì, poi il vincitore riceverà l’incarico di governo e si insedierà a Downing Street.
Negli ultimi giorni, intanto, diversi membri del governo May si sono dimessi dal loro incarico o hanno annunciato di volerlo fare, in protesta con la molto probabile nuova leadership del partito (e del governo) di Boris Johnson: tra questi ci sono Philip Hammond, ministro delle Finanze, David Gauke, ministro della Giustizia, e Alan Duncan, ministro degli Esteri, che di recente si era scontrato con Johnson sul caso diplomatico che si era creato attorno a Kim Darroch, ex ambasciatore britannico a Washington che in alcuni documenti riservati poi resi pubblici aveva usato parole molto dure contro il presidente statunitense Donald Trump (Johnson, a differenza del governo May, si era rifiutato di difendere Darroch).
May smetterà di essere prima ministra mercoledì, dopo essere andata dalla Regina: da quel momento tornerà a essere una semplice parlamentare della Camera dei Comuni, la Camera bassa del Parlamento britannico.
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