@ - "L'Isis intende dividere i musulmani tra di loro, alimentare la radicalizzazione e consentire il reclutamento di nuovi jihadisti".
"L'Isis tenterà di condurre ulteriori attacchi esterni contro i cristiani durante il Ramadan del 2019". È questo l'ultimo allarme che è stato lanciato dai ricercatori statunitensi dell'Isw, cioè l'Institute for the Study of the War.
Brandon Wallace e Jennifer Cafarella sono i due analisti che hanno presentato un dossier davvero preoccupante. Secondo i dati raccolti dai due studiosi lo Stato Islamico punirà i cristiani come parte di un'ampia offensiva del gruppo terrorista da portare avanti durante il mese sacro agli islamici, il Ramadan (mese di digiuno cominciato nella sera di domenica 5 maggio e che si concluderà la sera di martedì 4 giugno).
Gli attacchi portati avanti in Sri Lanka lo scorso 21 aprile, Domenica di Pasqua, che hanno portato alla morte più di 250 persone, secondo gli analisti americani dell'Istituto per lo Studio della Guerra, sono solo l'anteprima della campagna di terrore che il gruppo internazionale di jihadisti si prepara a scatenare.
Secondo il rapporto già due attacchi dell'Isis sono stati sventati in Russia alla fine di aprile, "attacchi che erano coerenti con la lunga campagna dell'Isis tesa ad infliggere perdite alle popolazioni civili, instillare la paura e destabilizzare i paesi al di fuori dei confini del Califfato", hanno detto i ricercatori. "L'Isis intende provocare contraccolpi attaccando le popolazioni vulnerabili, cercare di dividere i musulmani tra di loro, alimentare la radicalizzazione e consentire il reclutamento".
Blaise Misztal, dell'Hudson Institute, ha spiegato al Washington Examiner che colpendo i cristiani, l'Isis vuole "inviare un messaggio all'Occidente". Perchè, dopo aver perso sostanzialmente il suo controllo territoriale in Iraq e in Siria, l'organizzazione di Abu Bakr al Baghdadi è impegnata in "una campagna di ricostruzione sia del suo marchio che della sua portata geografica".
Oltre agli attentati dello Sri Lanka, infatti, sono pochissime le notizie circolate in Occidente sui piccoli attacchi condotti dai miliziani dell'Isis nei giorni scorsi in Arabia Saudita e in Bangladesh, in Burkina Faso e nel Mali, ancora meno nota è la notizia della istituzione, il 18 aprile scorso, di una nuova "wilayat" ("provincia") islamista, nella Repubblica democratica del Congo, "inaugurata" con attacchi multipli in quella zona.
Tuttavia l'evento più notevole e proposto dai media internazionali, dopo il massacro dello Sri Lanka, è stato il video che mostra il leader del gruppo islamista, Abu Bakr al-Baghdadi, che è ritornato a farsi vedere in pubblico dopo la oramai lontana (era il 2014) proclamazione del califfato dal pulpito della Grande Moschea di al-Nuri a Mosul, in Iraq. Il video è stato valutato dagli analisti internazionali come il via libera alla transizione dell'Isis da un califfato di terra (localizzato in Iraq e Siria) ad una rete terroristica estesa internazionalmente, in grado di colpire obiettivi in tutto il mondo, specialmente attraverso i foreign fighters.
"La nostra battaglia è una battaglia di logoramento, e la prolungheremo per il nemico, e devono sapere che il jihad continuerà fino al giorno del giudizio", ha minacciato Al-Baghdadi nel video. I ricercatori dell'Isw ritengono che questo sia un chiaro segnale che l'Isis sta spostando la propria attenzione verso l'Africa. E gli Stati Uniti, con le forze alleate, sembrano avere preso nota di questo, tanto che sono stati effettuati attacchi aerei contro le forze Isis in Somalia sabato 4 maggio, un secondo attacco aereo contro l'Isis della Somalia dopo quello del mese scorso.
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