@ - Benedetto XVI riletto a mo' di 'profeta': dopo gli scritti e i discorsi sul futuro della Chiesa, spuntano riflessioni sul destino dell'Unione europea.
Se per il primo campo d'azione previsionale basta il celebre discorso radiofonico del 1968', quello in cui Joseph Ratzinger "profetizzò" - appunto - le sorti nefaste che avrebbero interessato il consesso ecclesiale cristiano - cattolico, quelle che avrebbero reso l'Ecclesia sempre più povera e minoritaria, per il secondo vale la pena citare quanto scritto dal professor Francesco Agnoli per l'edizione odierna de La Verità.
"Perché dobbiamo dirci cristiani" non è "Per amore", ossia l'ultima raccolta pubblicata da Cantagalli a firma del papa emerito, ma è un libro dell'ex presidente del Senato Marcello Pera, che risale al 2006, in piena discussione, quindi, su quello che l'Europa avrebbe dovuto essere in termini idealistici e valoriali. Bene, non è un mistero che Joseph Ratzinger, da pontefice regnante, e magari ancora oggi, avrebbe voluto l'introduzione delle "radici cristiane" in quella che sarebbe dovuta essere la primaria fonte del diritto interno dell'Ue. Così non è stato. E vedendo il relativismo da cui sembrano essere mosse certe istituzioni sovranazionali non ci si può stupire poi molto.
Ma in "Perché dobbiamo dirci cristiani" - cui Benedetto XVI contribuì mediante una lettera - si può leggere come il Santo Padre dell'epoca interpretasse l'avvento non gestito o mal gestito di quello che oggi viene chiamato 'multiculturalismo'. L'identità - pure questo assunto è verificabile con facilità passando per la lettura degli stessi testi del teologo - è un tratto distintivo della visione politica ratzingeriana. L'ex presidente del Senato e l'ex pontefice regnante - sottolinea Francesco Agnoli - arrivarono all'individuazione di alcuni aggettivi utili a descrivere il destino di entità prive di qualsivoglia terriccio identitario - religioso. Finiamo così dalle parti di "anti-democratiche, pletoriche, oscure istituzioni". C'è - lo avevamo premesso - una capacità di ragionare in prospettiva che non è comune.
Esiste pure un richiamo, a mo' di monito, sul dato certo che un'Unione europea sganciatasi da quello che chiameremmo "umanesimo" non potesse avere né vita lunga né vita facile. Benedetto XVI, che certo non può essere iscritto all'elenco dei sovranisti - populisti ma che, come tutti i cattolici, tende piuttosto all'universalismo, aveva "profetizzato" - ancora una volta - l'esito che il relativismo avrebbe portato in dote. Un giudizio che riguarda il cattolicesimo, la civiltà occidentale, l'Europa, quindi l'Unione europa.
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