giovedì 21 marzo 2019

Cinquantamila a Padova contro le mafie. Cortei in tutta Italia. Il messaggio di Mattarella: "Vogliamo liberare la società dalle cosche"

@ - Don Ciotti: "Dobbiamo alzare la voce". E' la giornata della memoria in ricordo delle vittime. Gli studenti: "Il problema non sono i migranti".

PADOVA. Cinquantamila persone a Padova per la manifestazione organizzata da "Libera" e da "Avviso Pubblico" contro le mafie e a sostegno delle vittime di mafia. La piazza è collegata virtualmente con tutta Italia, da Aosta a Palermo. Arriva il messaggio del presidente Mattarella: "Vogliamo liberare la società dalle mafie. È un traguardo doveroso e possibile, che richiede a tutti impegno, coerenza, piena coscienza delle nostre responsabilità di cittadini". E don Ciotti concluderà: "C'è gente che ha deciso di metterci la faccia e far capire da che parte sta. In questo momento nel nostro paese dobbiamo alzare la voce, mentre tanti scelgono un prudente silenzio".

"Le mafie - ha ricordato don Ciotti - sono presenti in tutto il territorio nazionale, come dice il rapporto che è stato fatto dal parlamento. Si sono rese più flessibili e reticolate, sono loro che fanno rete e crescono nelle alleanze. Soprattutto - ha aggiunto - sono diventate imprenditori e imprenditrici. Non possiamo dimenticare questa area grigia di commistione tra legale e illegale".
Se la mafia ha già conquistato il cuore del Nordest, penetrando non solo il tessuto imprenditoriale ma anche quello sociale e politico, allora è nel nordest che deve mettere radici anche l’antimafia. E’ questa la nuova scommessa di Libera e don Luigi Ciotti che non per caso hanno scelto Padova come piazza principale della 24esima giornata della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie.

Ventuno i pullman arrivati da tutta Italia, migliaia le persone giunte in treno per partecipare al grande corteo che, attraversando il cuore della città, confluirà a Prato della Valle dove verranno letti tutti i nomi delle circa mille vittime della mafia e dove don Luigi Ciotti, presidente di Libera, conclude la manifestazione.

“Se le mafie oggi sparano meno è perché i mafiosi sono diventati imprenditori. Una mafia imprenditoriale che si è insediata nel tessuto sociale senza trovare opposizione. Le mafie non sono un mondo a parte, gridiamo da vent’anni, ma è un grido finito troppo spesso nel vuoto”, dice Don Ciotti che ieri sera, nella basilica di Sant’Antonio da Padova, ha celebrato una veglia alla presenza di centinaia di familiari delle vittime arrivati da tutta Italia.

E Don Ciotti conclude la manifestazione: "E' da 163 anni che parliamo di mafie. Non è possibile. Non è possibile in un paese civile che l'80 per cento dei familiari delle vittime non conosce la verità o la conosce solo in parte. Abbiamo bisogno della verità su Giulio Regeni e Ilaria Alpi e abbiamo e abbiamo bisogno di notizie su Padre Dell'Oglio e Silvia Romano. Sto con la nave Mediterranea che salva le vite e sto con Roberto Saviano che scrive parole graffianti. Gli immigrati sono rappresentati come nemici e usurpatori fingendo di non sapere che e’ il sistema economico dell’occidente che ha depredato intere zone del mondo costringendoli a lasciare le loro terre i loro affetti. No alla gestione repressiva dei migranti, no all’attacco dei diritti umani. Le leggi devono tutelare i diritti non il potere".

Don Ciotti aveva detto ieri sera: "C’è un dato che fa sensazione. Ed è quello dell’altissimo numero di delitti di mafia rimasti irrisolti, quasi l’80 per cento. Anche per questo, molti di loro ormai da più di vent’anni, padri, madri, figli, sorelle, fratelli scendono in piazza continuando a chiedere giustizia.

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