sabato 2 febbraio 2019

L'Italia rallenta, Visco punta il dito contro il governo per l'incertezza sui conti. "Investimenti pubblici per la crescita"


L'intervento del governatore di Bankitalia al convegno Assiom Forex. Il rallentamento è globale, ma in Italia pesa di più per i dubbi sulla politica di bilancio e l'assenza di riforme.

MILANO - Il rallentamento economico italiano aleggia anche sul tradizionale convegno dell'Assiom Forex, che ha riunito i pezzi da novanta del mondo finanziario italiano. A cominciare dal governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, che nel suo discorso ha ripercorso le cause della frenata italiana, diventata recessione tecnica dopo il -0,2% del Pil nell'ultimo trimestre del 2018, puntando il dito contro "le debolezze proprie del nostro paese, in primo luogo l'incertezza sulla crescita, oltre che sull'orientamento della politica di bilancio e sulla ripresa di un percorso credibile di riduzione del peso del debito pubblico sull'economia".

Visco ha ricordato come sia l'economia globale a rallentare, ma ha rimarcato i fattori tipicamente nostrani che spiegano la congiuntura peggiore che altrove. "In Italia", le sue parole, "la domanda interna ha risentito del marcato aumento dell'incertezza, legato prima ai dubbi sulla posizione del Paese riguardo alla partecipazione alla moneta unica, poi al difficile percorso che ha portato alla definizione della legge di bilancio, segnato da contrasti con la Commissione europea risolti solo alla fine dell'anno. L'aumento dei premi per il rischio sui titoli di Stato che ne è derivato si è trasmesso al costo della raccolta obbligazionaria del settore privato, in un contesto di flessione dei corsi azionari".
Confermando la stima per una crecita dello 0,6% quest'anno, meno dell'1% indicato dal governo (già rivisto dall'1,5% durante la trattativa con la Ue sulla Manovra), il governatore ha spiegato come la revisione sia stata guidata anche dal "ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese segnalato dalle nostre indagini e il peggioramento delle attese sulla domanda estera".

Visco ha riconosciuto che dopo l'accordo con Bruxelles la pressione sullo spread si è allentata, ma ha altresì ribadito che rimangono rischi "al ribasso" sul futuro, come sottolineato di recente anche dalla Bce di Mario Draghi. I problemi da fuori sono i soliti noti: tensioni commerciali, rallentamento cinese, Brexit violenta per la quale le autorità finanziarie si sono attrezzate in modo da evitare choc nel funzionamento dei mercati.

Se si guarda a quel che succede in casa, poi, resta un quadro ti tensione, sia sui mercati finanziari (con l'indice italiano che è il 17 per cento sotto il picco della primavera, contro il -12 europeo) che nel clima di fiducia. "L'incertezza sulla politica di bilancio non si è dissipata", ha rimarcato Visco. "L'accordo con la Commissione è stato raggiunto per il 2019, ma per il 2020-21 restano da definire numerosi aspetti e, specialmente, il futuro delle cosiddette clausole di salvaguardia, il cui importo è stato portato all'1,2 per cento del prodotto nel 2020 e all'1,5 nel 2021. Se fossero disattivate senza prevedere misure compensative, il disavanzo si collocherebbe intorno al 3 per cento del Pil in entrambi gli anni. Per assicurare un effettivo sostegno all'attività economica la politica di bilancio deve preservare la fiducia nel percorso di riequilibrio dei conti pubblici e nella prospettiva di riduzione del rapporto tra debito e prodotto. L'ammontare di titoli pubblici da collocare annualmente sul mercato continua a essere ingente: quasi 340 miliardi per il solo rinnovo dei titoli in scadenza nel 2019, che si sommano ai circa 50 previsti a copertura del disavanzo".

Il governatore è quindi tornato a battere il tasto delle riforme per potenziare la crescita. "Dal 1999 il tasso di crescita annuo dell'economia italiana è risultato in media inferiore di un punto a quello dell'area dell'euro", ha ammonito. Di fatto, "quelli che a livello internazionale sono rallentamenti di natura congiunturale tendono da noi a trasformarsi in un ristagno o in un calo dell'attività produttiva". Per sostenere la capacità di crescita, la ricetta prevede "investimenti pubblici, complementari a quelli privati, realizzati con rapidità ed efficienza nel quadro di un progressivo riequilibrio dei conti dello Stato. Ma, soprattutto, devono continuare a rivestire un ruolo centrale nell'azione di politica economica interventi volti a rafforzare e modernizzare la struttura produttiva, a renderla più dinamica e in grado di creare maggiori opportunità di lavoro".

Al convegno si è fatto ovviamente il nome di Savona come prossimo presidente della Consob. "Non auspico niente per quanto riguarda
la Consob, è solo un apprezzamento per la persona che ho conosciuto in tanti dei suoi incarichi. E' una persona di grande livello scientifico", ha detto sul punto il presidente di Intesa San Paolo, Gian Maria Gros-Pietro.

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