sabato 5 gennaio 2019

Il mistero di Luca Tacchetto ed Edith Blais, scomparsi tre settimane fa in Burkina Faso

Il viaggio dal Veneto al Togo, i social, la cena con l’amico. Poi il silenzio. Il padre: «Il 15 dicembre mio figlio ha chiamato intorno a mezzanotte. Mi ha detto di essere a casa di un amico francese. È stata l’ultima volta che abbiamo avuto sue notizie».

L’ultima foto l’ha inviata al telefonino di un familiare. L’aveva scattata pochi minuti prima, nell’abitazione di un amico francese che vive a Bobo-Dioulasso, la seconda più grande città del Burkina Faso. Era la sera del 15 dicembre. E da allora, del padovano Luca Tacchetto e della sua compagna di viaggio, la canadese Edith Blais, si sono perse le tracce. Scomparsi nel nulla in un Paese considerato a rischio per la presenza di jihadisti e banditi, e che solo questa settimana ha visto la morte di 46 persone, nel villaggio di Yirgou, a causa degli scontri seguiti a un attentato terroristico.

Spariti nel nulla
Eppure quella Bobo-Dioulasso viene considerata una zona meno pericolosa rispetto ad altre regioni del Burkina Faso, anche se è impossibile, almeno per ora, sapere quale sia la sorte del padovano e della sua amica. Di certo, nessuna richiesta di riscatto è stata avanzata.

Il padre
Tacchetto è un architetto di Vigonza, figlio di Nunzio, l’ex sindaco della cittadina padovana. Un ragazzo abituato a viaggiare, che ha studiato e lavorato anche all’estero. E proprio durante un Erasmus ha conosciuto Edith Blais, 34 anni. «L’abbiamo ospitata per una ventina di giorni — racconta il padre di Luca — mentre si sottoponeva a tutte le vaccinazioni. Poi, il 20 novembre, il giorno dopo aver compiuto trent’anni, Luca è partito con lei». La destinazione era il Togo, dove lo attendevano per collaborare, come volontario, alla costruzione di un villaggio. Ma lui ed Edith avevano deciso di trasformare quell’impegno in una lunga traversata on the road. «Sono partiti in auto — prosegue Nunzio Tacchetto — fermandosi a salutare gli amici stranieri conosciuti in questi anni. Hanno fatto tappa in Francia, Spagna, Marocco, Mauritania e Mali. Il 15 dicembre sono arrivati in Burkina Faso». Le bellissime immagini pubblicate da Edith su Facebook si fermano a quella data. Raccontano di antiche rovine, nottate nella savana, pastori, cammelli e romantici falò sotto le stelle. Sempre insieme, lei e Luca, sempre sorridenti. Due ragazzi abituati a mescolarsi con persone di culture e tradizioni diverse.

«Era tranquillo»
«Il 15 dicembre mio figlio ha chiamato intorno alla mezzanotte. Mi ha detto di essere a Bobo-Dioulasso, a casa di un amico francese che ha sposato una ragazza del posto. Stavano cenando, sembrava tranquillo. È stata l’ultima volta che abbiamo avuto sue notizie». Fonti della Farnesina assicurano che l’ambasciata d’Italia ad Abidjan è intervenuta per spingere le autorità locali ad attivare le ricerche. Finora non risulta siano stati coinvolti in incidenti o che siano stati arrestati, né sarebbero giunte rivendicazioni da parte di gruppi criminali. Semplicemente, sono spariti nel nulla. Anche la loro auto, una Megane Scenic blu, non è stata ritrovata. E non è stato identificato neppure l’amico francese con il quale hanno trascorso la serata e che compare nell’ultimo selfie scattato da Edith. «Non so il suo nome e neppure cosa pensare — conclude il padre di Luca — spero solo che Luca e la sua amica siano vivi».

Il visto
Intanto la madre di Edith, Jocelyne Bergeron, ha affermato al quotidiano canadese Le Soleil che sua figlia e Tacchetto «avevano avuto difficoltà a ottenere il visto» per entrare nel Paese africano. «Ho parlato con l’uomo che doveva accoglierli in Togo. Mi disse che, in passato, uno dei suoi volontari era stato arrestato e detenuto dalla polizia del Burkina Faso, senza permettergli alcun contatto con il mondo esterno. Come controlliamo questo tipo di informazioni?», chiede la madre preoccupata. «So che hanno avuto difficoltà a ottenere il visto per entrare nel Paese. Avevano un problema con il visto? Mi aggrappo un po’ a questa spiegazione». Un altro elemento di preoccupazione, ricordato dalla donna, riguarda alcuni giorni prima delle loro scomparsa. «Avrebbero fatto salire un uomo che faceva l’autostop, c’è una connessione? Hanno avuto problemi con la polizia a causa sua?». Il Canada, come la Farnesina, ha attivato tutti i canali in Burkina Faso e un’indagine è stata aperta dall’Interpol.

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