mercoledì 12 dicembre 2018

Il C9 diventa C6: il Papa “congeda” Pell, Errazuriz e Monswengo

Conclusa la sessione di dicembre del Consiglio dei cardinali: i tre porporati non verranno sostituiti. Presentata la proposta di un piano di riduzione dei costi della Santa Sede, spunta l'ipotesi dei pre-pensionamenti del personale .

Nove meno tre fa sei che è il numero di cardinali che ufficialmente da oggi compone il Consiglio di porporati nato come C9 nel 2013 per volontà di Papa Bergoglio che necessitava di un organismo che lo coadiuvasse nel non facile lavoro di riforma della Curia romana e nel governo della Chiesa. Dal Consiglio, che ha concluso oggi la sua ventisettesima riunione, l’ultima del 2018, sono fuori il cardinale australiano George Pell (77 anni), il cileno Francisco Xavier Errazuriz (85) e il congolese Laurent Monswengo Pasinya (78), tutti e tre sopra l’età canonica del “pensionamento” dei 75 anni, ma anche con situazioni particolari alle spalle.
A confermare ufficialmente questa riduzione del Consiglio - visto che già da mesi si parla di una ricomposizione dell’organismo - è stato il portavoce vaticano Greg Burke, che ha specificato come sia stato il Papa stesso, «a seguito della richiesta espressa dai cardinali, al termine della XXVI riunione del Consiglio dei cardinali (10-12 settembre 2018), in merito ad una riflessione sul lavoro, sulla struttura e sulla composizione dello stesso Consiglio, tenendo anche conto dell’avanzata età di alcuni membri», a “congedare” alla fine di ottobre i tre cardinali con una lettera «ringraziandoli per il lavoro da loro svolto in questi cinque anni». «Considerata la fase del lavoro del Consiglio, non è prevista la nomina di nuovi membri al momento», ha chiarito Burke.

Più nel dettaglio il cardinale Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia (incarico che per ora continua a mantenere, come ha spiegato Greg Burke, sottolineando che non ci sono annunci a riguardo), è alle prese dal 2017 con un processo che lo vede imputato per abusi sessuali in un tribunale di Melbourne, in Australia. E proprio in queste ore giunge dai media australiani l’indiscrezione di una presunta “condanna” al porporato. Nessuna conferma da parte del Vaticano che, tuttavia, tramite il direttore della Sala Stampa fa sapere che di fatto esiste «un provvedimento in atto che impone il silenzio» e che «rispettiamo tale ordinanza», ribadendo pure che «la Santa Sede ha il massimo rispetto per le autorità giudiziarie australiane».


Dell’uscita del cardinale Monswengo Pasinya non si conoscono particolari dettagli; l’arcivescovo di Kinshasa è, tuttavia, impegnato da circa un anno in un delicato lavoro per il ripristino della pace nella “sua” Repubblica Democratica del Congo da mesi in ginocchio per una grave crisi politica e sociale che registra manifestazioni e massacri. Il processo di pace vede coinvolta in prima linea la Chiesa stessa. 

Nel Consiglio rimangono, quindi, i cardinali Maradiaga, Marx, O’Malley, Bertello e Gracias. Da lunedì, i porporati hanno lavorato alla presenza del Papa e in assenza del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, inviato in rappresentanza della Santa Sede a Marrakech per la conferenza intergovernativa per l’adozione formale da parte degli Stati membri Onu del “Global Compact” sulle migrazioni. Presenti alle sessioni di lavoro anche il segretario monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano, e monsignor Marco Mellino, nominato lo scorso ottobre segretario aggiunto del Consiglio di cardinali che «è stato presentato ai cardinali da Papa Francesco». 

Mellino coadiuverà in questa fase nella revisione, soprattutto dal punto di vista canonistico, della nuova Costituzione Apostolica sulla Curia Romana che andrà a sostituire la Pastor Bonus di Giovanni Paolo II. Una «nuova proposta» del documento è stata consegnata al Papa, ha informato il direttore della Sala Stampa vaticana, ricordando che «il titolo provvisorio è Predicate Evangelium, e forse tra poco potremmo togliere il “provvisorio”». 

La riduzione dei membri del C9 va di pari passo poi con la riduzione dei costi della Santa Sede che è l’obiettivo indicato dal cardinale bavarese Reinhard Marx, presidente dei vescovi tedeschi nonché coordinatore del Consiglio per l’Economia, per i prossimi anni. Marx, ha spiegato il portavoce Burke, «ha affrontato la questione relativa alla riduzione degli operating costs» della Città del Vaticano, indicando come «costo più ingente» dei bilanci quello «relativo al personale». 
«È stato nuovamente ribadito che non c’è alcun progetto o intenzione di procedere al licenziamento di eventuali esuberi», ha precisato Greg Burke, ma sarebbero da realizzare dei «job descriptions» - una sorta di traccia documentata dei lavori svolti - «per rendere più efficace il lavoro di ogni Dicastero, valutando anche la possibilità di ricollocamenti attraverso la mobilità, e ove possibile, il pre-pensionamento».
Proprio quest’ultimo punto rappresenta la novità di una linea già adottata nel febbraio 2014 da Papa Francesco che, tramite una circolare a firma del segretario di Stato Parolin consegnata a cardinali e arcivescovi dei diversi uffici della Curia, stabiliva l’immediata adozione di alcuni provvedimenti «utili al contenimento delle voci di spesa concernenti il personale». E quindi: blocco delle assunzioni, nessun rinnovo contrattuale, sospensione degli incarichi professionali, congelamento di promozioni e passaggi di livello, divieto di fare ricorso al lavoro straordinario e a quello domenicale. Tutto mirando ad una «spending review», spinta quattro anni fa dal Consiglio per l’economia che aveva analizzato le relazioni dei revisori internazionali della Prefettura degli Affari Economici. Già allora da questi document ila voce del personale del Vaticano – formato da dipendenti laici e religiosi inquadrati in dieci livelli contributivi – risultava la spesa più eccessiva, contando quasi tremila unità.

L’ipotesi del pre-pensionamento, che ora si aggiunge come possibile strada per un riduzione progressiva delle spese, riguarderebbe «prevalentemente i laici», ha sottolineato il portavoce Burke. «Il senso di responsabilità richiede un long-term plan per ridurre i costi», ha aggiunto, «e il cardinale Marx ha proposto l’elaborazione di multi-year budgets affinché il Consiglio per l’Economia possa formulare delle proiezioni a 5 e a 10 anni per dare una idea più chiara della situazione e di come affrontarla». 
Sul tavolo dei porporati non è mancata poi una riflessione sulla riunione del Papa con i presidenti delle Conferenze episcopali mondiali sul tema degli abusi e della protezione dei minori (annunciato nella sessione del C9 di settembre) che si svolgerà in Vaticano dal 21 al 24 febbraio 2019. 

I cardinali hanno poi ascolto l’intervento delle due novità “laiche” della Santa Sede: il prefetto Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, e il rettore della Pontificia Università Lateranense, Vincenzo Buonomo.

Ruffini ha illustrato lo stato di avanzamento della riforma e si è soffermato sui prossimi passi da realizzare per portarla a compimento secondo il Motu Proprio del 27 giugno 2015. Un lavoro da compiere «riunendo tutte le istituzioni coinvolte e garantendo una gestione coordinata e una sempre più efficace collaborazione delle risorse anche grazie ai nuovi strumenti tecnologici». Il prefetto ha evidenziato inoltre «il valore dei diversi mezzi di comunicazione (radio, tv, web, social) nell’attuale contesto multimediale e l’importanza di una sinergia integrata fra di essi». Quindi ha illustrato «i criteri per garantire una strategia unitaria della comunicazione della Santa Sede, sottolineando il valore unico dell’offerta multilinguistica dei media vaticani». 

L’intervento del rettore Buonomo, anche consigliere dello Stato della Città del Vaticano, è stato mirato invece a informare i porporati sulla nuova Legge sul Governo dello Stato della Città del Vaticano, stabilita con un Motu Proprio del 6 dicembre scorso e in vigore dal 7 giugno 2019.

La prossima riunione di quello che, dunque, d’ora in poi sarà chiamato C6 si terrà nei giorni 18, 19 e 20 febbraio 2019.

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