mercoledì 12 dicembre 2018

Brexit, Theresa May si salva: non passa la mozione di sfiducia contro la sua leadership. 117 contrari su 317

La fiducia le è stata confermata da 200 deputati, uno in più dei 199 con cui conquistò la guida del partito nel 2016 dopo le dimissioni di David Cameron
La premier britannica Theresa May per ora si è salvata dalla ribellione interna: ha superato la mozione di sfiducia contro la sua leadership promossa dai Tory ribelli. La fiducia le è stata confermata da 200 deputati su 317: uno in più dei 199 con cui conquistò la guida del partito nel 2016 dopo le dimissioni di David Cameron seguite alla vittoria di Leave nel referendum sulla Brexit del 2016. I dissidenti, guidati dall’ala più oltranzista dei brexiteers, non sono stati in grado di raggiungere la maggioranza assoluta di 159 voti necessaria a scalzarla come leader di partito e di conseguenza come capo del governo. Continuerà dunque a essere lei a trattare sulla Brexit, nonostante Bruxelles si stia ormai preparando a uno scenario di uscita senza accordo.

Prima del voto sulla mozione la May ha promesso di non “dare battaglia” alle prossime elezioni legislative, ovvero di farsi da parte come leader dei Tory prima del 2022. Non ha però preso impegni chiari su cosa farà se gli inglesi dovessero essere chiamati alle urne prima di fine legislatura, precisano i media britannici citando i deputati della Commissione 1922 responsabile dell’organizzazione interna dei conservatori. Secondo alcuni, avrebbe lasciato intendere che in caso di voto anticipato potrebbe continuare a voler mantenere la leadership del partito.

L’esito della mozione di sfiducia ha rispettato i pronostici, al contrario di quanto avvenuto nelle ultime tre occasioni nelle quali un leader conservatore ha affrontato un voto decisivo come quello di stasera: Edward Heath (1975), Margaret Thatcher (1990) e Iain Duncan Smith (2003) ricevettero molti più voti contrari di quelli pronosticati alla vigilia. Nel 2003 Smith, messo nell’angolo dallo scandalo che era scoppiato l’anno prima per una storia di soldi pubblici elargiti impropriamente alla moglie, chiamò il partito alla conta convinto di poter superare l’ostacolo. Fece male i suoi calcoli e venne sconfitto per 90 voti a 75 da Michael Howard. L’attuale meccanismo con il quale i deputati Tories possono chiedere un voto di sfiducia nei confronti del leader del partito, inviando almeno 48 lettere al presidente del 1922 Committee, fu introdotto proprio dopo la sua sconfitta. La May è la prima a testarlo.

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