LONDRA. Dopo avere approvato negli ultimi anni il matrimonio gay e il diritto d’aborto, l’Irlanda sembra essersi schierata anche per cancellare la legge che punisce la blasfemia come un reato. In un altro passo verso la secolarizzazione di quello era il Paese più ferventemente cattolico d’Europa, un exit-poll sul referendum di ieri indica che il 71 per cento dei partecipanti ha votato sì alla rimozione dell’articolo della Costituzione secondo cui la bestemmia e ogni insulto alla divinità sono illegali.
Il medesimo sondaggio condotto all’uscita dalle urne conferma le previsioni della vigilia sull’elezione del presidente della repubblica: sarebbe stato riconfermato nell’incarico Michael D. Higgins, poeta e letterato 77enne, figlio di un combattente nella guerra d’indipendenza dalla Gran Bretagna ed estremamente popolare. In base all’exit-poll, Higgins è stato rieletto con il 58 per cento delle preferenze.
La carica di presidente, nonostante l’elezione diretta, è prevalentemente cerimoniale: la guida effettiva della nazione è nelle mani del primo ministro, attualmente Leo Varadkar, figlio di un immigrato indiano e dichiaratamente omosessuale. Ma è la prima volta in mezzo secolo che un presidente che cerca di venire rieletto deve affrontare un altro candidato. L’avversario di Higgins, l’uomo d’affari Peter Casey, avrebbe ottenuto il 21 per cento dei voti. L’affluenza è stata bassa, come di regola quando non si vota anche per il parlamento.
Il conteggio ufficiale dei voti è iniziato soltanto questa mattina, ma il risultato sia del referendum sulla blasfemia, sia sull’elezione presidenziale, viene considerato scontato, viste le percentuali degli exit-poll. “Congratulazioni Michael Higgins”, twitta il premier Varadkar. “Sono veramente felice che lei continuerà a essere il nostro presidente per i prossimi 7 anni”.
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