"Trump, un presidente piromane che cancella la storia d'America". Intervista a Jody Williams: ""Dopo il clima, i migranti. Quella di Donald Trump è una sfida al mondo ed è a questo livello che deve venire la risposta. Trump sta interpretando al peggio il suo voler essere un presidente di parte. Ogni suo atto è nel segno della regressione". A sostenerlo, in questa intervista esclusiva concessa ad HuffPost, è una delle donne simbolo del pacifismo americano: Jody Williams, fondatrice della Campagna Internazionale per il Bando delle Mine Antiuomo (International Campaign to Ban Landmines), insignita del Premio Nobel per la pace nel 1997. "Trump – rimarca Williams – non è il classico conservatore repubblicano. È altro e di peggio". E aggiunge: "Più si stringe il cerchio giudiziario attorno a lui, più Trump cercherà forzature soprattutto sul piano internazionale. Ora propugna la guerra dei dazi, ma in un futuro prossimo potrebbe passare ad una guerra vera e propria. I nemici da colpire li ha già individuati: la Corea del Nord e l'Iran".
Gli Stati Uniti hanno annunciato l'uscita dal patto Onu sui migranti. Qual è, a suo avviso, il segno di questa decisione?
"Un segno fortemente regressivo, come lo è stato ogni atto compiuto da Trump sia sul fronte interno che sul piano internazionale. Questa decisione si inquadra perfettamente in ciò che per Trump vuol significare 'America first', che non è stato solo lo slogan della sua campagna elettorale ma il filo conduttore della sua presidenza dal primo giorno in cui ha messo piede alla Casa Bianca. 'America First' significa il Muslim ban, il rafforzamento del muro ai confini con il Messico, una idea razzista di 'americanità', incremento degli investimenti nell'industria militare, la delegittimazione di ogni organismo sovranazionale, a cominciare dall'Onu. Trump è un presidente divisivo come mai prima di lui. Penso ad uno dei suoi atti più indegni: quello che riguarda i Dreamer (una popolazione di 800mila giovani clandestini arrivati negli Usa da piccoli e che l'amministrazione Obama ha voluto provare a integrare con il programma Deferred action for childhood arrivals (Daca), una serie di misure accompagnate da permessi di soggiorno e di lavoro biennali per permettere loro di uscire allo scoperto e partecipare alla vita e ai sogni americani, ndr). L'abolizione del Daca è stato il primo passo che ha portato oggi Trump a uscire dal Global Compact sulle migrazioni. Ed è stato vergognoso il baratto proposto ai democratici: rivedere il Daca in cambio del finanziamento del muro con il Messico...".
Anche questo è 'America first'...
"Certo che si. Ma questa concezione di 'America first' è una minaccia che va oltre i confini degli Stati Uniti, non è solo uno sfregio ad alcuni dei più importanti principi fondativi della nostra Costituzione. Certo, è tutto questo, ma è anche un messaggio che sarà certamente raccolto e tradotto in pratica dai peggiori populisti che si aggirano nel mondo, diversi dei quali sono capi di Stato e di governo. Un discorso che investe direttamente l'Europa. I populisti che governano o che si candidano a governare in Europa, ora potranno dire: se lo fa anche il presidente della più grande potenza mondiale, perché non possiamo farlo anche noi? Perché non dire, come fa il governo americano – a decidere sulle politiche per l'immigrazione devono essere gli americani – a decidere devono essere gli ungheresi, i tedeschi, gli italiani, i francesi....Qui siamo ben oltre il sovranismo nazionalista. Un fenomeno globale come è quello delle migrazioni non può essere risolto a livello dei singoli Stati, perché a quel livello si può decidere solo, come sta avvenendo, di erigere muri, blindare le frontiere, operare espulsioni forzate di massa, pagare dittatori africani perché allestiscano campi di detenzione, veri e propri lager dove la tortura è la normalità e dove, come ha mostrato un recente servizio della Cnn, gli esseri umani vengono messi all'asta. Uscendo dal Global Compact sulle migrazioni, Trump ha dato copertura e legittimazione ai leader più reazionari"." SEGUE >>>
Gli Stati Uniti hanno annunciato l'uscita dal patto Onu sui migranti. Qual è, a suo avviso, il segno di questa decisione?
"Un segno fortemente regressivo, come lo è stato ogni atto compiuto da Trump sia sul fronte interno che sul piano internazionale. Questa decisione si inquadra perfettamente in ciò che per Trump vuol significare 'America first', che non è stato solo lo slogan della sua campagna elettorale ma il filo conduttore della sua presidenza dal primo giorno in cui ha messo piede alla Casa Bianca. 'America First' significa il Muslim ban, il rafforzamento del muro ai confini con il Messico, una idea razzista di 'americanità', incremento degli investimenti nell'industria militare, la delegittimazione di ogni organismo sovranazionale, a cominciare dall'Onu. Trump è un presidente divisivo come mai prima di lui. Penso ad uno dei suoi atti più indegni: quello che riguarda i Dreamer (una popolazione di 800mila giovani clandestini arrivati negli Usa da piccoli e che l'amministrazione Obama ha voluto provare a integrare con il programma Deferred action for childhood arrivals (Daca), una serie di misure accompagnate da permessi di soggiorno e di lavoro biennali per permettere loro di uscire allo scoperto e partecipare alla vita e ai sogni americani, ndr). L'abolizione del Daca è stato il primo passo che ha portato oggi Trump a uscire dal Global Compact sulle migrazioni. Ed è stato vergognoso il baratto proposto ai democratici: rivedere il Daca in cambio del finanziamento del muro con il Messico...".
Anche questo è 'America first'...
"Certo che si. Ma questa concezione di 'America first' è una minaccia che va oltre i confini degli Stati Uniti, non è solo uno sfregio ad alcuni dei più importanti principi fondativi della nostra Costituzione. Certo, è tutto questo, ma è anche un messaggio che sarà certamente raccolto e tradotto in pratica dai peggiori populisti che si aggirano nel mondo, diversi dei quali sono capi di Stato e di governo. Un discorso che investe direttamente l'Europa. I populisti che governano o che si candidano a governare in Europa, ora potranno dire: se lo fa anche il presidente della più grande potenza mondiale, perché non possiamo farlo anche noi? Perché non dire, come fa il governo americano – a decidere sulle politiche per l'immigrazione devono essere gli americani – a decidere devono essere gli ungheresi, i tedeschi, gli italiani, i francesi....Qui siamo ben oltre il sovranismo nazionalista. Un fenomeno globale come è quello delle migrazioni non può essere risolto a livello dei singoli Stati, perché a quel livello si può decidere solo, come sta avvenendo, di erigere muri, blindare le frontiere, operare espulsioni forzate di massa, pagare dittatori africani perché allestiscano campi di detenzione, veri e propri lager dove la tortura è la normalità e dove, come ha mostrato un recente servizio della Cnn, gli esseri umani vengono messi all'asta. Uscendo dal Global Compact sulle migrazioni, Trump ha dato copertura e legittimazione ai leader più reazionari"." SEGUE >>>
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