domenica 3 dicembre 2017

L'era delle Coop è finita - l'Espresso

L'era delle Coop è finita - l'Espresso: "Da qualche tempo Udine è diventata il palcoscenico di un nuovo esperimento politico. I partiti di centrodestra stanno battendo palmo a palmo il territorio in vista delle prossime elezioni regionali. Gli appuntamenti si susseguono senza tregua in osterie, ristoranti, alberghi. Uno degli oratori più assidui è il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Massimiliano Fedriga, natali veronesi e casa a Trieste, spesso affiancato da esponenti di Forza Italia o di Fratelli d’Italia. L’organizzatore di una campagna così capillare è però il fondatore della lista civica Progetto FVG, un imprenditore di nome Sergio Emidio Bini, 49 anni a breve e una caratteristica sorprendente per chi si propone di unire il centrodestra e riportarlo alla guida della Regione oggi governata da Debora Serracchiani, Pd. Bini, infatti, è stato fino a qualche tempo fa il vice-presidente della Legacoop del Friuli, il movimento che raccoglie quelle che una volta venivano chiamate le “cooperative rosse”.

«Mi raccomando: il progetto politico della lista civica e la mia attività lavorativa non hanno nulla a che fare», premette Bini. Prontissimi a credergli. Al di là delle intenzioni personali, tuttavia, la sua storia mostra in modo esemplare le crepe che stanno incrinando gli assetti storici del mondo cooperativo, sia dal punto di vista politico, sia da quello industriale. L’imprenditore di Udine, infatti, non ha soltanto deciso di mettersi in gioco per riportare il centrodestra alla guida della Regione. Pochi mesi fa l’assemblea della coop di cui è presidente, la Euro&Promos, seicento soci, oltre cinquemila dipendenti, un giro d’affari di 106 milioni di euro concentrato nei servizi di pulizia, ha infatti votato la trasformazione in una più consueta società per azioni, la forma tradizionale delle società di capitali, dove comanda chi ha la maggioranza.

Addio cooperativa, addio Legacoop; restano invece l’iscrizione in Confindustria e, in parallelo, l’alleanza con la Lega Nord e gli altri partiti della destra italiana. «Sono molto grato al mondo in cui siamo cresciuti ma dobbiamo guardare al futuro. E per competere con le multinazionali dobbiamo attrarre capitali, cosa che nella forma cooperativa non è possibile», dice Bini, chiamando in causa una debolezza che sta emergendo sempre più: la difficoltà delle cooperative di reperire i finanziamenti necessari per superare i momenti bui e tenere il ritmo della concorrenza. Una difficoltà che è andata di pari passo con l’altro grande fattore di cambiamento: la crisi del Partito democratico e le faide che si sono aperte al suo interno, allontanando gli eredi del vecchio Pci dall’attuale gruppo dirigente e dal segretario Matteo Renzi.

I soldi sono finiti
Per dare un’idea delle difficoltà occorre partire dall’edilizia, uno dei settori più colpiti dalla recessione, con 800 mila posti persi dal 2008 a oggi. Ne hanno fatto le spese tante imprese private, e tra queste numerose coop. La questione è diventata un affare di rilevanza nazionale nell’aprile 2012, quando un fiume di persone si è accalcato nella sede del Pd di Reggiolo, dov’era convocata una riunione per fare il punto sulla crisi della Cooperativa muratori dell’industriosa cittadina della Bassa, a metà strada fra Modena e Mantova.

Oltre duemila soci vi avevano infatti investito i risparmi di una vita, per un totale di 47 milioni. Il meccanismo era quello del prestito sociale, la base materiale del movimento: sono i prestiti che i dipendenti-soci e gli ex concedono alle cooperative, che li usano come finanziamenti per poter operare e, in cambio, offrono un interesse leggermente superiore a quello di mercato. Ebbene: fino a un anno prima la ditta dei muratori di Reggiolo si vantava di aver resistito bene alla disfatta dell’edilizia; poi, in un amen, il dissesto.

In quei giorni, i vertici di LegaCoop intuiscono prontamente il rischio che il clima di sfiducia contagi l’intero sistema e corrono ai ripari, rimborsando con i fondi dell’associazione e l’aiuto di altre cooperative il 40 per cento dei crediti vantati dai soci, operai, artigiani, tecnici, lavoratori o ex.


Il soccorso rosso genera però un paradosso: due delle consorelle che partecipano ai rimborsi, CoopSette e Unieco, entrambe di Reggio Emilia, dodici mesi più tardi vanno a loro volta a gambe all’aria, assieme a un’altra coop reggiana, la Orion. Qui s’incrina l’idea che il movimento possa intervenire in aiuto di chi è in difficoltà, rimborsando una parte dei prestiti, in attesa che i processi di liquidazione facciano il loro corso: mentre a Reggiolo, con Cmr, era stato possibile intervenire in fretta, nei casi successivi viene avviata una faticosa trattativa, che soltanto in questi giorni, e cioè quattro anni più tardi, sta arrivando a compimento.
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