mercoledì 22 novembre 2017

Giallo sulle dimissioni di Hariri: ora sospese. Rientra in Libano: dopo l'addio dall'Arabia Saudita - Photogallery - Rai News

Giallo sulle dimissioni di Hariri: ora sospese. Rientra in Libano: dopo l'addio dall'Arabia Saudita - Photogallery - Rai News: "Partito dal Libano e arrivato a Riyad, capitale dell'Arabia Saudita, il primo ministro libanese Saad Hariri aveva annunciato le dimissioni in un contesto surreale, tanto che inizialmente si temeva un rapimento. Eppure è andata proprio così, Hariri ha lasciato l'incarico di premier a sorpresa il 4 novembre 2017, mentre era in viaggio in Arabia Saudita. Diversi giorni dopo, il viaggio a Parigi, dove ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron, poi al Cairo con il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi, infine la sosta a Cipro prima di rientrare in Libano.

Se non se l'aspettava, c'è stata una calda accoglienza a Beirut con file di auto che hanno sventolato bandiere e steso un tappeto per il premier dimissionario. Una gioia che non ha risolto il mistero sul giallo delle dimissioni di Hariri, annunciato da un paese straniero. Cosa è successo? Eppure, non c'è tempo di parlare. Oggi è il giorno dell'indipendenza, sono passati 74 anni, e Hariri, tornato nella notte, compare alla parata militare sul viale Chafic el Wazam, accanto a lui c'è il capo dello Stato, Michel Aoun, e il presidente del Parlamento, Nabih Berri. Faccia faccia, una stretta di mano tra Hariri ed Aoun sancisce la sospensione delle dimissioni. Il presidente chiede tempo e Hariri accetta pubblicamente. Subito dopo la sfilata, il premier parla ai media libanesi dal palazzo presidenziale di Baabda: "Ho presentato le dimissioni al presidente e lui ha auspicato che si prenda tempo per riflettere sulle cause (delle dimissioni). Ho risposto a questo auspicio, con la speranza che si arrivi a un dialogo e che si risolvano i problemi del paese".

Già prima del rientro di Hariri, Aoun aveva dichiarato: "È ammissibile sorvolare su un dovere nazionale che ci viene imposto, per riportare indietro il nostro Primo ministro, così da permettergli di espletare i suoi compiti secondo quanto stabilito dalla Costituzione, che si tratti di dare le dimissioni o meno, ma di farlo sulla terra libanese? Dopotutto, si tratta di una questione di dignità di una Nazione e di un popolo, la cui sovranità è indivisibile".

Un intervento, che nel finale, si è rivolto ai paesi della Lega araba, che recentemente hanno inserito Hezbollah (il Partito di Dio, un'organizzazione libanese nata nel giugno del 1982 e divenuta successivamente anche un partito politico sciita del Libano, alleato principale di Michel Aoun e del suo Libero movimento patriottico) nella lista delle organizzazioni terroristiche.

Inoltre, la particolare condizione politica del Libano aveva richiesto un maggiore controllo dei confini. A cominciare con Israele. Dice Aoun, "l'eccezionale situazione politica che il libano attraversa" richiede alle forze armate di mantenere massimi livelli di allerta e vigilanza per "preservare la sicurezza e la stabilità". Rivolgendosi ai soldati, il presidente ha auspicato: "Vi esorto a fronteggiare con fermezza i fuorilegge che commettono crimini organizzati e attaccano i cittadini. Vi esorto a fronteggiare ogni tentativo di approfittare delle recenti circostanze per provocare tumulti, divisioni e caos". "In parallelo - aggiunge il capo delle forze armate - vi esorto a continuare a lanciare azioni preventive contro cellule terroristiche fino a che non arresterete ogni autore di crimini contro l'esercito e il popolo libanese". "Vi invito - conclude il generale Aoun - ad essere pienamente preparati al confine meridionale per affrontare le minacce e le violazioni del nemico israeliano, così come i suoi complotti ostili contro il libano, il suo popolo e il suo esercito. Siete chiamati a rimanere vigili per assicurare l'applicazione della risoluzione 1701 (dell'Onu) in stretto coordinamento e in cooperazione con l'Unifil al fine di preservare la stabilità."


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