domenica 29 gennaio 2017

Trump, proteste contro la stretta dei migranti. Giudice federale blocca il rimpatrio forzato - Il Fatto Quotidiano

Trump, proteste contro la stretta dei migranti. Giudice federale blocca il rimpatrio forzato - Il Fatto Quotidiano: "Primi ministri, scrittori, intellettuali e docenti universitari. Cittadini e guru della Silicon Valley. Si sono alzate da più parti le proteste contro la decisione del presidente Donald Trump di bloccare per quattro mesi l’accesso dei rifugiati in Usa e di sospendere per tre mesi gli ingressi dei cittadini provenienti da sette paesi islamici a rischio terrorismo. Un provvedimento, quest’ultimo, che ha visto la netta opposizione del giudice federale di New York che ha emanato un’ordinanza straordinaria per impedire i rimpatri forzati.

“A chi fugge dalle persecuzioni dal terrore e dalla guerra, sappiate che i canadesi vi daranno il benvenuto, non importa quale sia la vostra fede. La diversità è la nostra forza #welcome to Canada”. Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha risposto indirettamente con un tweet al provvedimento di Trump. Il premier ha anche postato una foto del 2015 in cui saluta una bambina siriana all’aeroporto di Toronto. Una portavoce del premier, Kate Purchase, ha spiegato che Trudeau ha un messaggio per Trump: “Il premier non vede l’ora di esaminare con il presidente nel loro prossimo incontro i successi delle politiche del Canada sull’immigrazione e sui rifugiati”.


Anche la Francia contesta il provvedimento, seppure restando nella dialettica della diplomazia. Il presidente francese Francois Hollande nella telefonata con Donald Trump ha sottolineato la convinzione della Francia che “la battaglia avviata per la difesa delle nostre democrazie sarà efficace soltanto se inserita nel rispetto dei principi su cui sono fondate, in particolare l’accoglienza dei rifugiati“. L’eliseo aggiungendo che “di fronte a un mondo instabile e incerto, ripiegarsi su se stessi è un atteggiamento senza sbocco”.

Più cauta la premier britannica Theresa May che si è “rifiutata di condannare” l’ordine esecutivo di Trump. Lo scrive il sito di Sky News precisando che nel corso della conferenza stampa ad Ankara con il premier turco Binali Yildirim, May ha “schivato” le domande dei giornalisti. “Pressata” dai reporter il primo ministro ha poi affermato che “gli Usa sono responsabili della loro politica sui respingimenti, così come il Regno Unito lo è sulla propria”. Poco prima della conferenza stampa l’ex leader laburista Ed Miliband aveva chiesto a May di prendere posizione contro la politica sulle restrizioni ai viaggi decisa da Trump e su Twitter aveva scritto: “La premier dovrebbe dire adesso che l’ordine esecutivo di Trump è ripugnante. Non dire nulla è come essere complici”.

Intanto Ann Donnelly, giudice federale di New York, ha emesso un’ordinanza di emergenza che temporaneamente impedisce agli Stati Uniti di espellere i rifugiati che provengono dai sette paesi a maggioranza islamica soggetti all’ordine esecutivo emanato dal presidente. L’ordinanza di emergenza del giudice Donnelly annulla una parte dell’ordine esecutivo del presidente Donald Trump sull’immigrazione, ordinando che i rifugiati e altre persone bloccate negli aeroporti degli Stati Uniti non possono essere rimandate indietro nei loro paesi. Ma il giudice non ha stabilito che queste stesse persone debbano essere ammesse negli Stati Uniti né ha emesso un verdetto sulla costituzionalità dell’ordine esecutivo del presidente. I legali che hanno citato in giudizio il governo per bloccare l’ordine della Casa Bianca hanno detto che la decisione, arrivata dopo un’udienza di urgenza in una corte di New York, potrebbe interessare dalle 100 alle 200 persone che sono state trattenute al loro arrivo negli aeroporti statunitensi subito dopo l’entrata in vigore dell’ordine esecutivo che il presidente ha firmato venerdì pomeriggio, una settimana dopo il suo insediamento.

Migliaia di cittadini in tutto il Paese sono scesi in strada per protestare. Circa 2.000 persone, tra cui alcune celebrità, si sono riunite davanti al John F. Kennedy Airport di New York, causando anche alcuni disordini. L’agenzia che gestisce lo scalo ha tentato di ostacolare l’afflusso dei manifestanti fermando i treni che portano ai terminal, ma il governatore dello stato di New York, il democratico Andrew Cuomo, ha cancellato la misura, affermando che la gente ha il diritto di protestare. E manifestazioni ci sono state anche nel vicino aeroporto di Newark, in New Jersey, dove si sono radunate circa 120 persone con cartelli contro l’ordine esecutivo di Donald Trump. Anche all’aeroporto di Denver, in Colorado, decine di manifestanti si sono riuniti davanti al locale scalo internazionale, così come a Chicago, davanti all’aeroporto O’Hare si è radunata una piccola folla e diverse persone sono state arrestate. Secondo quanto riferisce la stampa locale, anche diversi passeggeri in arrivo allo scalo si sono uniti ai manifestanti. Simili manifestazioni si sono svolte anche a Dallas, Seattle, Portland, San Diego. A Los Angeles, circa 300 persone sono entrate nel terminal dopo aver inscenato una veglia a lume di candela. E ancora, a San Francisco, centinaia di persone hanno bloccato la strada che porta allo scalo per esprimere la loro protesta." SEGUE >>>


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