Black list di Putin, l'Europa insorge. Daniel Cohn-Bendit: "Essere nell'elenco è un motivo di orgoglio": "“Nella mia lunga vita politica c’è sempre stato un filo conduttore, una idea a cui ho provato sempre a restare fedele: battermi contro qualunque regime autoritario, sotto qualunque schermo ideologico cercasse di celare la sua determinazione liberticida. Essere nella lista degli europei “indesiderabili” stilata da Vladimir Putin è per me motivo di orgoglio”. Così all’Huffington Post Daniel Cohn-Bendit, leader del Maggio francese, poi dei Verdi europei, più volte europarlamentare a Bruxelles.
L’Europa si indigna per il caso della black-list segreta stilata da Putin contro 89 personalità politiche e militari europee come risposta alle sanzioni occidentali imposte in conseguenza della crisi ucraina. Finora, pur negando negli ultimi mesi il visto ingresso a diverse personalità, Mosca non aveva però diffuso dettagli sulla lista. Il caso della black-list è scoppiato dopo i recenti rifiuti d’ingresso a un deputato tedesco e ad altri tre suoi colleghi olandesi. Il primo a reagire è stato il governo tedesco ma oggi si sono fatti sentire anche Bruxelles e varie capitali europee.
La black-list russa è “totalmente arbitraria e ingiustificata, soprattutto in assenza di ogni altro chiarimento e trasparenza”, ha accusato una portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Federica Mogherini. Non c’è “nessun’altra informazione sulla sua base legale, su criteri e processo della decisione”, ha spiegato, riferendo che dopo i rifiuti d’ingresso degli ultimi mesi la Ue e gli Stati membri coinvolti “hanno ripetutamente richiesto trasparenza sul contenuto di questa lista”, che ora “è stata condivisa dalle autorità russe”. La lista sarebbe infatti stata mandata alle ambasciate europee interessate. Ma questo non ha impedito la reazione del presidente dell’Europarlamento Martin Schulz: “È inaccettabile» la black-list russa che “include un ampio numero di importanti europarlamentari” e che “diminuisce ulteriormente la fiducia reciproca, danneggiando gli sforzi per un dialogo costruttivo per trovare una soluzione pacifica e duratura all’attuale crisi geopolitica in corso”. Schulz ha annunciato che lunedì incontrerà l’ambasciatore russo a Bruxelles e che “in caso di risposte insoddisfacenti mi riserverò il diritto di prendere misure adeguate”.
"Metodi da Kgb". Cohn Bendit non mostra particolare sorpresa alla notizia della black-list e del fatto di essere tra gli 89 indesiderati. “Il socialismo di Stato è morto e sepolto – dice all’Hp il leader dei Verdi europei – ma restano i metodi da Kgb e il disprezzo per i diritti individuali e collettivi. Ma ciò che più dovrebbe indignare ogni spirito libero, è ciò che Putin ha fatto della Cecenia: il luogo di un genocidio che solo in pochi hanno avuto il coraggio di denunciare, e alcuni di loro l’hanno pagato con la vita, come la mia amica Anna Politkovskaia”.
“La mia – aggiunge “Danny il rosso” – non è una critica ideologica al potere russo né penso che qualunque cosa faccia il governo di Mosca sia comunque e sempre da giudicare negativamente. Sulla crisi ucraina, ad esempio – ho sostenuto che le questioni poste dalla Russia sulla Crimea non erano affatto prive di fondamento, ma ciò che è inaccettabile è l’idea di democrazia che è al fondo dell’azione di Putin, non la pretesa di contare sullo scacchiere internazionale, anche se ho sempre denunciato il sostegno offerto dalla Russia al regime criminale siriano di Bashar al-Assad. Su questo, però, sono pesantissime le responsabilità dell’Occidente che non ha avuto il coraggio di essere , nei fatti e non a parole, politicamente e moralmente contro un dittatore che sta perpetrando la pulizia etnica nel suo Paese.
Sulla black-list” russa, particolarmente irritata è Berlino, che si è ritrovata con sette politici tedeschi nella lista nera: “Non ritengo particolarmente intelligente emanare questi veti di ingresso”, annota il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, oggi nella città ucraina di Dnipropetrovsk. Non è certo questo il mezzo adeguato, ha proseguito, a “disinnescare un conflitto pericoloso nel cuore dell’Europa”. L’esecutivo di Angela Merkel è già entrato in contatto con Mosca e chiede trasparenza sui nomi delle persone messe all’indice. Sulla stessa linea anche Olanda, Belgio, Svezia.
La lista “non è basata sul diritto internazionale, non è trasparente ed è per questo impossibile contestarla” davanti ad un tribunale, ha denunciato il premier dell’Aja Mark Rutte, aggiungendo che ne informerà Mosca «in termini non equivoci”. “Contestiamo fermamente questa decisione del governo russo, e chiedo alle autorità di rivederla”, ha dichiarato il premier belga Charles Michel, che vede tra le persone non grate a Mosca il suo predecessore Guy Verhofstadt, già leader dei liberaldemocratici all’Europarlamento. “È un comportamento sorprendente che purtroppo non migliora l’immagine della Russia”, gli ha fatto eco il ministro degli Esteri svedese Margot Wallstrom" SEGUE >>>
L’Europa si indigna per il caso della black-list segreta stilata da Putin contro 89 personalità politiche e militari europee come risposta alle sanzioni occidentali imposte in conseguenza della crisi ucraina. Finora, pur negando negli ultimi mesi il visto ingresso a diverse personalità, Mosca non aveva però diffuso dettagli sulla lista. Il caso della black-list è scoppiato dopo i recenti rifiuti d’ingresso a un deputato tedesco e ad altri tre suoi colleghi olandesi. Il primo a reagire è stato il governo tedesco ma oggi si sono fatti sentire anche Bruxelles e varie capitali europee.
La black-list russa è “totalmente arbitraria e ingiustificata, soprattutto in assenza di ogni altro chiarimento e trasparenza”, ha accusato una portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Federica Mogherini. Non c’è “nessun’altra informazione sulla sua base legale, su criteri e processo della decisione”, ha spiegato, riferendo che dopo i rifiuti d’ingresso degli ultimi mesi la Ue e gli Stati membri coinvolti “hanno ripetutamente richiesto trasparenza sul contenuto di questa lista”, che ora “è stata condivisa dalle autorità russe”. La lista sarebbe infatti stata mandata alle ambasciate europee interessate. Ma questo non ha impedito la reazione del presidente dell’Europarlamento Martin Schulz: “È inaccettabile» la black-list russa che “include un ampio numero di importanti europarlamentari” e che “diminuisce ulteriormente la fiducia reciproca, danneggiando gli sforzi per un dialogo costruttivo per trovare una soluzione pacifica e duratura all’attuale crisi geopolitica in corso”. Schulz ha annunciato che lunedì incontrerà l’ambasciatore russo a Bruxelles e che “in caso di risposte insoddisfacenti mi riserverò il diritto di prendere misure adeguate”.
"Metodi da Kgb". Cohn Bendit non mostra particolare sorpresa alla notizia della black-list e del fatto di essere tra gli 89 indesiderati. “Il socialismo di Stato è morto e sepolto – dice all’Hp il leader dei Verdi europei – ma restano i metodi da Kgb e il disprezzo per i diritti individuali e collettivi. Ma ciò che più dovrebbe indignare ogni spirito libero, è ciò che Putin ha fatto della Cecenia: il luogo di un genocidio che solo in pochi hanno avuto il coraggio di denunciare, e alcuni di loro l’hanno pagato con la vita, come la mia amica Anna Politkovskaia”.
“La mia – aggiunge “Danny il rosso” – non è una critica ideologica al potere russo né penso che qualunque cosa faccia il governo di Mosca sia comunque e sempre da giudicare negativamente. Sulla crisi ucraina, ad esempio – ho sostenuto che le questioni poste dalla Russia sulla Crimea non erano affatto prive di fondamento, ma ciò che è inaccettabile è l’idea di democrazia che è al fondo dell’azione di Putin, non la pretesa di contare sullo scacchiere internazionale, anche se ho sempre denunciato il sostegno offerto dalla Russia al regime criminale siriano di Bashar al-Assad. Su questo, però, sono pesantissime le responsabilità dell’Occidente che non ha avuto il coraggio di essere , nei fatti e non a parole, politicamente e moralmente contro un dittatore che sta perpetrando la pulizia etnica nel suo Paese.
Sulla black-list” russa, particolarmente irritata è Berlino, che si è ritrovata con sette politici tedeschi nella lista nera: “Non ritengo particolarmente intelligente emanare questi veti di ingresso”, annota il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, oggi nella città ucraina di Dnipropetrovsk. Non è certo questo il mezzo adeguato, ha proseguito, a “disinnescare un conflitto pericoloso nel cuore dell’Europa”. L’esecutivo di Angela Merkel è già entrato in contatto con Mosca e chiede trasparenza sui nomi delle persone messe all’indice. Sulla stessa linea anche Olanda, Belgio, Svezia.
La lista “non è basata sul diritto internazionale, non è trasparente ed è per questo impossibile contestarla” davanti ad un tribunale, ha denunciato il premier dell’Aja Mark Rutte, aggiungendo che ne informerà Mosca «in termini non equivoci”. “Contestiamo fermamente questa decisione del governo russo, e chiedo alle autorità di rivederla”, ha dichiarato il premier belga Charles Michel, che vede tra le persone non grate a Mosca il suo predecessore Guy Verhofstadt, già leader dei liberaldemocratici all’Europarlamento. “È un comportamento sorprendente che purtroppo non migliora l’immagine della Russia”, gli ha fatto eco il ministro degli Esteri svedese Margot Wallstrom" SEGUE >>>
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