Papa Francesco promuove la Chiesa di Moraglia - Cronaca - la Nuova di Venezia: "VENEZIA. «Vengo da un bel colloquio in Vaticano con Papa Francesco». Ha esordito così il Patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, nella chiesa intitolata ai santi Ermagora e Fortunato e diventata, nella versione popolare, San Marcuola. L’incontro con il Santo Padre di sabato mattina - un’udienza privata richiesta dallo stesso Patriarca - è durato trentacinque minuti. Un ascolto attento quello del Papa che è stato informato sullo stile evangelico e sull’impostazione missionaria della diocesi lagunare voluti dal Patriarca Moraglia. Da parte del Pontefice una sintonia piena e un appoggio incondizionato. A conclusione dell’incontro il Patriarca ha ricevuto un dono, due rosari in eleganti cofanetti rosso e bianco che, a sua volta Moraglia ha regalato ai genitori ultraottantenni di don Luigi Vitturi, da ieri parroco di San Vigilio a Zelarino, e la benedizione. E la speranza di avere presto a Venezia Papa Francesco e la berretta cardinalizia per monsignor Moraglia.
Poi per il presule il viaggio di ritorno, in treno, accompagnato dal giovane segretario don Morris Pasian e gli innumerevoli impegni pastorali. Ieri, per il Patriarca, duplice celebrazione per l’ingresso di due nuovi parroci, alle 10 don Stefano Costantini a San Marcuola in centro storico, e alle 16 don Luigi Vitturi a Zelarino. Durante le solenni cerimonie è stata data lettura del decreto patriarcale firmato da monsignor Moraglia e consegnata ai neo parroci la stola e le chiavi del tabernacolo. Al mattino durante l’omelia il presule ha raccontato la speciale visita da Papa Francesco. Moraglia ha confidato con gioia al festante “popolo di Dio” le parole da lui pronunciate al Santo Padre: «Al Papa ho detto che cos’è e che cosa sta facendo in questi due ultimi anni la Chiesa veneziana (Moraglia è stato nominato Patriarca di Venezia il 31 gennaio 2012 da Benedetto XVI e ha fatto l’ingresso in diocesi il 25 marzo, ndr).» È una Chiesa missionaria, aperta al mondo, vicina alle sofferenze di ogni persona. Queste le parole del Patriarca: “Non è la casa di qualcuno, di qualche categoria di persone, di un gruppo ristretto ma è la casa di fede di tutti e riguarda tutti, mamme, papà, bambini, giovani, anziani, malati, sani, coloro che vivono momenti di fede piena e forte e coloro che attraversano momenti difficili di vita di appartenenza alla Chiesa. Nessuno nella Chiesa si deve sentire escluso».
Quella di Venezia è una Chiesa senza lobby, evangelizzatrice che esce nei campi, nelle calli per incontrare il fratello debole, smarrito. Una Chiesa coraggiosa che taglia il superfluo, che chiude enti onerosi. Una Chiesa che guarda l’umanità ferita e si china su di essa, che va all’essenziale e tende la mano con amore e con fede amica dell’uomo. «Una Chiesa», ha spiegato il Patriarca, « volta alla solidarietà come virtù personale ma, anche, come progetto sociale in grado di dare nuovo ordine alle strutture della comune convivenza che assurge a vera e propria virtù sociale legata alla giustizia».
Moraglia ha continuato a descrivere il “bel colloquio” avuto con il Papa: «Ecco Santo Padre, la Chiesa di Venezia cerca di fare queste cose». Immediata e fulminea è stata la risposta di Papa Francesco: «Anch’io, anch’io, sto cercando di fare le stesse cose, ovunque. La comunità deve uscire fuori in mezzo alla gente. Anch’io in Argentina ho cercato di creare le unità pastorali tenendo conto del cambiamento dei tempi. Continuate, continuate così, Chiesa di Venezia. La strada di amore e di servizio da Lei intrapresa è quella giusta».
Il tempo passava veloce, anche in Vaticano. A conclusione il Patriarca ho chiesto espressamente al Papa la benedizione su tutta la diocesi di Venezia, parrocchie, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, bambini, anziani, malati, sulla promozione del laicato e sul Seminario patriarcale."
Poi per il presule il viaggio di ritorno, in treno, accompagnato dal giovane segretario don Morris Pasian e gli innumerevoli impegni pastorali. Ieri, per il Patriarca, duplice celebrazione per l’ingresso di due nuovi parroci, alle 10 don Stefano Costantini a San Marcuola in centro storico, e alle 16 don Luigi Vitturi a Zelarino. Durante le solenni cerimonie è stata data lettura del decreto patriarcale firmato da monsignor Moraglia e consegnata ai neo parroci la stola e le chiavi del tabernacolo. Al mattino durante l’omelia il presule ha raccontato la speciale visita da Papa Francesco. Moraglia ha confidato con gioia al festante “popolo di Dio” le parole da lui pronunciate al Santo Padre: «Al Papa ho detto che cos’è e che cosa sta facendo in questi due ultimi anni la Chiesa veneziana (Moraglia è stato nominato Patriarca di Venezia il 31 gennaio 2012 da Benedetto XVI e ha fatto l’ingresso in diocesi il 25 marzo, ndr).» È una Chiesa missionaria, aperta al mondo, vicina alle sofferenze di ogni persona. Queste le parole del Patriarca: “Non è la casa di qualcuno, di qualche categoria di persone, di un gruppo ristretto ma è la casa di fede di tutti e riguarda tutti, mamme, papà, bambini, giovani, anziani, malati, sani, coloro che vivono momenti di fede piena e forte e coloro che attraversano momenti difficili di vita di appartenenza alla Chiesa. Nessuno nella Chiesa si deve sentire escluso».
Quella di Venezia è una Chiesa senza lobby, evangelizzatrice che esce nei campi, nelle calli per incontrare il fratello debole, smarrito. Una Chiesa coraggiosa che taglia il superfluo, che chiude enti onerosi. Una Chiesa che guarda l’umanità ferita e si china su di essa, che va all’essenziale e tende la mano con amore e con fede amica dell’uomo. «Una Chiesa», ha spiegato il Patriarca, « volta alla solidarietà come virtù personale ma, anche, come progetto sociale in grado di dare nuovo ordine alle strutture della comune convivenza che assurge a vera e propria virtù sociale legata alla giustizia».
Moraglia ha continuato a descrivere il “bel colloquio” avuto con il Papa: «Ecco Santo Padre, la Chiesa di Venezia cerca di fare queste cose». Immediata e fulminea è stata la risposta di Papa Francesco: «Anch’io, anch’io, sto cercando di fare le stesse cose, ovunque. La comunità deve uscire fuori in mezzo alla gente. Anch’io in Argentina ho cercato di creare le unità pastorali tenendo conto del cambiamento dei tempi. Continuate, continuate così, Chiesa di Venezia. La strada di amore e di servizio da Lei intrapresa è quella giusta».
Il tempo passava veloce, anche in Vaticano. A conclusione il Patriarca ho chiesto espressamente al Papa la benedizione su tutta la diocesi di Venezia, parrocchie, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, bambini, anziani, malati, sulla promozione del laicato e sul Seminario patriarcale."
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