sabato 22 giugno 2024

L’Argentina si sta armando per una nuova guerra delle Falkland? Acquistati F-16 e mezzi anfibi, Londra in allarme

@ Il capo di stato maggiore della Marina argentina ha annunciato che è in fase esame l’acquisizione di piattaforme di atterraggio e navi d’assalto anfibie, oltre a un accordo con la Danimarca per rilevare aerei da combattimento F-16


Il 14 giugno il contrammiraglio Carlos Maria Allievi, capo di stato maggiore della Marina argentina, ha annunciato che è in fase esame l’acquisizione di piattaforme di atterraggio e navi d’assalto anfibie, oltre a un accordo con la Danimarca per rilevare aerei da combattimento F-16. Un rafforzamento militare osservato con inquietudine e un certo grado di nervosismo dalla Gran Bretagna: «La guerra delle Falkland del 1982 rimane un evento determinante nella storia del Regno Unito e dell’Argentina. I piani delle Forze armate di Buenos Aires per ottenere nuove attrezzature rappresentano una chiara minaccia per le Falkland», scrive il quotidiano inglese Telegraph in un approfondimento. E lancia l’allarme: «L’Argentina si sta armando per una nuova guerra della Falkland».

La risoluzione
Che il fronte sia caldo lo dimostra la presa di posizione della ministra degli Esteri argentina Diana Mondino, che quattro giorni fa è tornata a sollevare la questione «dell’occupazione illegale» del Regno Unito delle isole Malvinas/Falkland in una sessione del Comitato speciale sulla decolonizzazione dell’Onu a New York, chiedendo a Londra «negoziati bilaterali» per risolvere la disputa sulla sovranità.

Nel corso del dibattito su un progetto di risoluzione firmato da Bolivia, Cile, Cuba, Ecuador, Nicaragua e Venezuela - i sei Paesi latinoamericani del Comitato - che propone l’istituzione di un tavolo negoziale bilaterale, Mondino ha evidenziato che «sono passati 191 anni dall’inizio dell’occupazione illegale delle isole da parte del Regno Unito, ma il tempo trascorso non ha in alcun modo sminuito la validità delle rivendicazioni, né ha modificato la convinzione che l’annosa disputa debba essere risolta pacificamente, attraverso negoziati bilaterali». L’autodeterminazione, ha aggiunto la ministra, «non può servire come pretesto per attaccare l’integrità territoriale» dell’Argentina, avvertendo che «l’attuale composizione della popolazione delle isole è il risultato della colonizzazione del Regno Unito, che dopo aver occupato il territorio con la forza e avere espulso le autorità argentine, ha attuato misure per impedire l’insediamento di argentini dalla terraferma favorendo quello dei britannici, con l’obiettivo di definire una composizione demografica adatta ai propri interessi».


I piani di Milei
L’Argentina ha ripetutamente espresso la propria determinazione a rivendicare la sovranità sulle isole, con il presidente Javier Milei che ha ricordato al suo Paese che la Costituzione impone esplicitamente la riunificazione delle Falkland con l’Argentina. Nonostante la posizione altrettanto netta del Regno Unito secondo cui la sovranità delle isole non è negoziabile, il governo argentino continua a insistere sulla questione. Il presidente Milei ha chiarito le sue intenzioni, tracciando paralleli con il ritorno di Hong Kong dal Regno Unito alla Cina e assicurando che la rivendicazione dell’Argentina sulle isole non è negoziabile. Ha riconosciuto che potrebbero volerci decenni per ottenere la sovranità, ma le insistenti dichiarazioni dell’Argentina evidenziano, secondo il Telegraph, la necessità per la Gran Bretagna di mantenere una posizione solida e inviare un chiaro messaggio a lungo termine: «Il Regno Unito può combattere e vincere per proteggere le isole». Certo i jet F-16, soprattutto se supportati da aerei da rifornimento, potrebbero compromettere la superiorità aerea britannica nelle Falkland, così come le navi anfibie potrebbero sbarcare un numero di uomini in grado di sopraffare la guarnigione inglese presente. Tuttavia, sottolinea il quotidiano, l’utilizzo di queste risorse «presenta sfide potenzialmente insormontabili per l’Argentina».

Diplomazia
Uno dei primi problemi è di carattere diplomatico: le attrezzature militari avanzate prodotte negli Stati Uniti, tra cui l’F-16, non possono essere utilizzate senza il consenso degli Usa. In assenza del supporto americano, aerei come l’F-16 sono molto complessi da utilizzare in combattimento. Inoltre la collocazione geografica delle Falkland, che si trovano a circa 300 miglia dalla terraferma argentina, separate dalle acque spesso insidiose dell’Atlantico meridionale, acuiscono le difficoltà logistiche legate all’attuazione e al mantenimento di un’operazione anfibia su una tale distanza. I jet Typhoon britannici, posizionati nella base Raf di Mount Pleasant, in Carolina del Sud, renderebbero impossibile un’azione anfibia di simile portata, rimarca il Telegraph. «Se la Gran Bretagna fosse avvisata di un tentativo di invasione, che sarebbe difficile da prevenire, potrebbe inviare un sottomarino d’attacco o altri rinforzi navali nell’area. Quindi, almeno per ora, l’Argentina non può realisticamente riconquistare le Falkland». La situazione tuttavia mette in risalto l’attuale debolezza delle forze britanniche. «La Royal Navy oggi ha solo sei sottomarini d’attacco. Quasi certamente non sarebbe in grado di inviarne più di uno alle Falkland e forse nemmeno uno. La vera preoccupazione risiede nell’adeguatezza delle capacità della Gran Bretagna, in particolare nella dimensione della sua flotta».

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