@ - Charleston - Sono stati impiegati anche i bombardieri supersonici B-1, decollati dalle loro basi negli Stati Uniti, per lanciare l’attacco di queste contro le milizie filo iraniane e le basi della Guardia rivoluzionaria in Iraq e Siria. Una conferma della potenza della reazione ordinata dal presidente Biden, per l’aggressione dei giorni scorsi che ha ucciso tre soldati americani in Giordania, e che viene definita come la più vasta dalle operazioni del 2011 in Libia.
Usa, colpiti in Siria e Iraq oltre 85 obiettivi. Usati anche i bombardieri supersonici_s1
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Un chiaro avvertimento a Teheran, che finora non è stata colpita nel suo territorio, sulla determinazione di Washington a fermare gli interventi degli ayatollah per allargare la guerra in corso a Gaza a tutto il Medio Oriente e oltre. Secondo le informazioni pubblicate dal Central Command, oltre 85 obiettivi sono stati colpiti, usando più di 125 bombe di precisione. Sono stati presi di mira centri di comando e controllo, sedi dell’intelligence, depositi di missili e droni, e molte altre strutture.
Gli attacchi non hanno raggiunto il territorio iraniano, ma hanno colpito le basi dei pasdaran all’estero. A giudicare dai target elencati, lo scopo era distruggere strutture, più che eliminare personale militare. Le milizie filo iraniane stanno prendendo di mira i reparti americani in tutto il Medio Oriente, da quando è iniziata la guerra a Gaza. Lo scorso fine settimane però hanno lanciato l’assalto più grave, colpendo una base nel nord della Giordania.
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Nell’attacco lanciato con i droni sono stati uccisi tre soldati americani, le cui salme sono state accolte proprio in queste ore dal presidente Biden nella base di Dover, in Delaware. Nello stesso tempo, dunque, il Pentagono ha scatenato la risposta che il capo della Casa Bianca aveva già annunciato nei giorni scorsi, dicendo che aveva approvato gli obiettivi. Non poteva non rispondere alla morte di tre militari Usa, ma soprattutto all’escalation favorita da Teheran, anche se davanti alle sue minacce la milizia Katib Hezbollah aveva dichiarato di voler sospendere le proprie operazioni contro gli americani.
Due giorni fa il portavoce della Casa Bianca aveva detto che la risposta sarebbe arrivata in fasi diverse, e potrebbe durare per un periodo prolungato, quindi è probabile che non si tratti di un’operazione isolata. Washington ha detto che non vuole allargare la guerra all’Iran, e quindi ha fatto attenzione a non colpire direttamente la Repubblica islamica dentro i suoi confini, ma se il messaggio non verrà recepito, il Pentagono è pronto ad accelerare ed intensificare le rappresaglie. Infatti lo stesso presidente ha avvertito: “La nostra risposta è cominciata oggi. Continuerà nei luoghi e i tempi che sceglieremo. Non cerchiamo un conflitto, nel Medio Oriente o altrove nel mondo. Ma se fate del male ad un americano, risponderemo”.
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