@ - L’Iran minaccia di chiudere il Mediterraneo se Gaza continuerà ad essere colpita da Israele. Una minaccia che potrebbe avere delle ripercussioni sull’economia italiana: ecco cosa rischia l’Italia.
L’Iran minaccia di “chiudere” il Mediterraneo. È questo l’ultimo atto dell’escalation della guerra in Palestina.
Dopo le tensioni nel Mar Rosso a causa delle azioni dei ribelli Houthi, anche l’Iran muove le sue accuse e minacce ed è la prova di come il conflitto tra Israele e Hamas si stia estendendo ai mari lentamente.
Il genocidio palestinese - che non si ferma - ha comportato nelle ultime settimane un aumento delle tensioni in Medio Oriente tra attori locali e internazionali.
Così ieri, 23 dicembre, una nave cisterna indicata come “affiliata a Israele” è stata attaccata da un drone nell’Oceano Indiano: Tel Aviv ritiene che l’attacco sia stato organizzato dall’Iran. E se le accuse non sono state né confermate né smentite, proprio un comandante delle Guardie della rivoluzione iraniana ha affermato che il Mediterraneo potrebbe essere «chiuso» se gli Stati Uniti e i loro alleati continueranno a commettere «crimini» a Gaza.
Una minaccia che potrebbe avere ripercussioni non sono sul piano militare, con un rischio di escalation, ma anche sul piano economico, e tra i primi paesi a pagarne le conseguenze ci sarebbe anche l’Italia, che vede in pericolo i suoi traffici marittimi. È quindi opportuno spiegare quali sono i rischi della minaccia iraniana sia a livello globale che per l’Italia. Di seguito tutto quello che serve sapere.
Perché l’Iran vuole chiudere il Mediterraneo e perché è pericoloso
Le minacce dell’Iran sono state riportate da Reuters, che sul proprio sito cita le parole di Mohammad Reza Naqdi, comandante dei pasdaran: “Dovranno aspettarsi presto la chiusura del Mar Mediterraneo, dello Stretto di Gibilterra e di altri corsi d’acqua”.
Una minaccia che lascia riflettere perché l’Iran non ha accesso diretto al Mediterraneo e non è chiaro come possa tentare di chiuderlo, anche se Naqdi ha parlato di “nascita di nuove potenze di resistenza e chiusura di altre vie d’acqua”.
Ma è facile pensare alle influenze che l’Iran ha su altri Paesi, basti pensare agli Houthi nello Yemen che hanno attaccato le navi e petroliere dirette verso Israele, costringendo gli Stati Uniti e alleati a una missione per proteggere le navi che transitano nel canale di Suez. Anche l’Italia partecipa, con l’invio della nave antimissile «Fasan».
Il sostegno di Teheran al gruppo ribelle yemenita include sia armi che intelligence tattica, spiegano dalla Casa Bianca. Il rischio quindi è che se l’Iran dovesse veramente attaccare navi dirette verso Israele nel Mediterraneo, il conflitto potrebbe facilmente espandersi, con un’escalation pericolosa, e alcuni temono che veramente si scateni una terza guerra mondiale, benché non convenga nemmeno all’Iran scatenare un conflitto di simile portata.
Cosa rischia l’Italia se l’Iran chiude il Mediterraneo
La minaccia dell’Iran, però, rappresenta anche un pericolo per l’economia italiana. Infatti, il Mediterraneo è attraversato da numerose tratte commerciali marittime che rischiano di essere stravolte a causa delle tensioni per via della guerra tra Israele e Hamas e soprattutto per il genocidio del popolo palestinese, che si sta consumando sotto gli occhi di un Occidente incapace di intervenire.
Le ripercussioni della minaccia possono colpire anche la stessa Italia, che più volte ha dichiarato vicinanza a Israele. Bisogna considerare che lo Stretto di Suez è uno snodo fondamentale a livello internazionale e per l’Italia, dato che lì transita oltre il 40% dell’interscambio marittimo italiano, per un valore di circa 83 miliardi di euro.
Ma non solo. La rotta è attraversata da navi che trasportano anche combustibile, in special modo il diesel, e come spiegano gli esperti, qualsiasi interruzione del traffico costringerebbe le imbarcazioni cargo ad allungare il giro facendo aumentare vertiginosamente i prezzi delle merci, causando danni per milioni di dollari. Ecco quindi che se l’Iran dovesse intervenire in tale area, potrebbe generare ingenti danni all’economia internazionale e italiana.
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