@ - All’arcivescovado di Bologna, incontro del cardinale presidente della Cei con i rappresentanti della rete di quasi 80 associazioni e movimenti cattolici ed ecumenici, firmatari dell’appello “Italia ripensaci” per l’adesione al Trattato Onu del 2017 sulla proibizione delle armi nucleari. “Non dimentichiamo che in Ucraina c’è un aggressore e una vittima – ha detto il porporato – ma accanto agli sforzi per la sua difesa, dobbiamo avviare un gigantesco sforzo per la pace”
Un bombardiere statunitense in grado di trasportare ordigni nucleari
“Non è da stupidi o ingenui parlare di pace e disarmo. Anche nella terribile guerra in Ucraina che tra poco toccherà un anno. Non dimentichiamo che c’è un responsabile e c’è una vittima, e che c’è la logica della legittima difesa. Ma come ci sforziamo di aiutare l’aggredito dobbiamo avviare proporzionalmente un gigantesco sforzo per la pace. Le realtà sovranazionali, come le Nazioni Unite, che tanto sono state umiliate in quest' ultimo anno, avranno ancora tanto da dire sulla via della diplomazia”. Con questo appello e con questo auspicio il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha concluso questo pomeriggio l’incontro “Le armi nucleari e l’Italia. Che fare?” nella sala Santa Clelia dell’arcivescovado della città emiliana.
Il Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari
Un incontro promosso dai rappresentanti nazionali della rete delle quasi 80 associazioni e organizzazioni del mondo cattolico, movimenti ecumenici e nonviolenti su base spirituale, firmatari dell’appello con la richiesta di adesione dell’Italia al Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari, votato nel luglio 2017 e sottoscritto da 122 Paesi, molti africani, latinoamericani e asiatici, ben pochi europei. Entrato in vigore nel gennaio 2021, rende illegale, negli Stati che l’hanno sottoscritto, l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, l’installazione o il dispiegamento di armi nucleari.
Il cardinale Zuppi, aprendo il confronto e “discernimento” tra le associazioni firmatarie dell’appello, proposto da Acli, Azione Cattolica, Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento dei Focolari e Pax Christi, ha sottolineato che le tante realtà rappresentate nell’incontro “hanno alle spalle tanti artigiani di pace, indispensabili perché ci siano anche architetti di pace come Gandhi, che trovino nuove architetture di pace”. Il presidente della Cei ha ricordato il messaggio inviato il 21 giugno 2022 da Papa Francesco ai partecipanti alla prima riunione degli Stati Parte al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Il Pontefice scriveva, ha ribadito Zuppi, “che è necessario e possibile un mondo libero dalle armi nucleari e per la prima volta ha condannato moralmente il possesso delle armi nucleari. L’uso e anche il loro mero possesso – ha scritto - è immorale. Genera un falso senso di sicurezza e l’equilibrio del terrore”.
L'appello del Papa a Putin e Zelensky, il 2 ottobre 2022
L’arcivescovo di Bologna ha poi ricordato come lo stesso Henry Kissinger, l’ex segretario di Stato Usa, il 2 ottobre 2022 diceva che “Non bisogna permettere che l'uso di armi nucleari diventi convenzionale, si normalizzi. Un dialogo anche solo esplorativo è essenziale, in questa atmosfera nucleare. Non è rilevante se Putin ci piaccia o no, se entra in campo l’arma nucleare ci sarà uno stravolgimento senza ritorno”. E lo stesso giorno, ha detto ancora Zuppi facendo proprio l’appello di Francesco, "il Papa, all'Angelus, si è rivolto direttamente al Presidente della Federazione Russa supplicandolo di fermare questa spirale di violenza e di morte”. E fece ugualmente appello “al presidente Ucraina che sia aperto a proposte di pace”. Chiedendo ai responsabili “con insistenza di fare tutto quello che è nelle proprie responsabilità per porre fine alla guerra in corso, senza farsi coinvolgere in pericolose escalation”.
La Costituzione: l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa
Nel corso degli interventi delle associazioni, sono state ricordate grandi figure della Chiesa italiana come don Zeno Santini di Nomadelfia, don Primo Mazzolari e don Tonino Bello, “figure del passato che ci ricordano tanta memoria di dolore – ha sottolineato il cardinale – ma che ci hanno trasmesso la consapevolezza di essere nati dalla resistenza e dalla liberazione”. L’articolo 11 della Costituzione, “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, è frutto di sangue e sofferenza immane.
Zuppi: realtà impegnate sul campo, nei tanti "pezzi di guerra"
“Abbiamo bisogno di politica e profezia – ha concluso Zuppi- e di costringere la politica ad essere all’altezza della profezia, e a non fare affari”. E ha ringraziato i presenti perché “molte vostre realtà stanno sul campo, nei tanti ‘pezzi di guerra’ e non si sono arrese”. La grande visione è quella dell’enciclica Fratelli Tutti, che al numero 262 ribadisce come “l’obiettivo finale dell’eliminazione totale delle armi nucleari diventa sia una sfida sia un imperativo morale e umanitario”. Con l’auspicio di riuscire ad imparare dagli errori, come chiedevano Pete Seeger e Joan Baez, nella canzone pacifista “Where have all the flowers gone? – Dove sono finiti i fiori?” .
Nei numerosi interventi che hanno preceduto le conclusioni del cardinal Zuppi, i referenti delle 80 associazioni firmatarie dell’appello, hanno sottolineato l’importanza dell’attività di advocacy davanti al decisore politico e il rilancio del dibattito pubblico sulla pace, in questo momento storico in cui ci stiamo avvicinando al baratro della guerra totale. Perché “La pace non è un fatto dei cattolici. Ricordiamo al Governo le conseguenze che l'uso delle armi atomiche potrebbe avere in particolar modo sulle città” ha proposto Patrizia Giunti, presidente della Fondazione Giorgio La Pira, di Firenze. Sottolineato anche la necessità di incrementare l’impegno nell’educazione dei giovani, “per combattere la cultura dell’indifferenza” e il sostegno al servizio civile, e ai corpi civili di pace, per arrivare ad un vero e proprio “ministero della Pace”
Le armi "tattiche" nucleari non sono un male minore
“Alle persone che legittimamente chiedono protezione e difesa non possiamo stancarci di proporre soluzioni alternative all'accentuarsi dei conflitti – ha detto Carlo Cefaloni del Movimento dei Focolari - sosteniamo la campagna #ItaliaRipensaci, per chiedere al nostro Paese la firma del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari. Non possiamo accettare nemmeno il riferimento ad armi nucleari ‘tattiche’, quasi fossero un male minore”. Tra gli intervenuti, dal tavolo dei promotori, anche don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, che alla collega Marina Tomarro ha spiegato che l’obiettivo dell’incontro è stato quello “di tenere aperto il problema, di non abituarci alla guerra, di non rassegnarci. Un momento di discernimento, al quale siamo arrivati con un cammino di impegno. Il Trattato è in vigore dal gennaio 2021, ma l'Italia non l’ha ratificato. Poi ci sono stati incontri anche in Austria e l'Italia non è andata, neanche come Paese osservatore”.
Don Sacco (Pax Christi): per il Papa anche il possesso di armi nucleari è immorale
Dall'altra parte, ha ricordato don Sacco “c'è Papa Francesco che da sempre fa da apripista in questa denuncia, dicendo che le armi nucleari non solo sono immorali nell'uso, ma è immorale anche il possesso”. Quando i movimenti cattolici per la pace ricordavano che nel nord Italia, “nelle basi di Ghedi, vicino a Brescia oppure ad Aviano, vicino a Pordenone, ci sono testate nucleari, ci dicevano: ma chi vuoi che le usi, servono per deterrenza, garantiscono la pace”. Ma oggi “che siamo vicini all'anniversario dell'aggressione della Russia di Putin in Ucraina, tragicamente la possibilità dell'utilizzo di armi nucleari non è più un retaggio di bontemponi pacifisti ma è articolo dei giornali è cronaca di questi giorni”.
Gli auguri del Papa con i due fratellini di Nagasaki
Per non dimenticare la tragedia che può portare un’arma nucleare, ha concluso il coordinatore di Pax Christi, “Papa Francesco a Capodanno 2018, mi pare, ha fatto i suoi auguri di buon anno accompagnandoli con un cartoncino color seppia e la foto di un bambino di nove, dieci anni che teneva sulle spalle il corpicino del fratellino piccolo, per portarlo al crematorio di Nagasaki”. E a mano “Ha aggiunto: il frutto della guerra. Basta! È questo che dobbiamo avere davanti. Altrimenti sembra di parlare di teorie, di videogiochi. Ma il frutto della guerra è quel bambino che viene portato al forno crematorio e alla distruzione. Forse abbiamo troppa accondiscendenza all'indifferenza, o a dimenticare”.
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