@ - L'Italia è nel mirino del Cremlino dopo la decisione del governo di espellere 30 diplomatici russi dal Paese in quanto "personae non gradite".
La guerra in Ucraina crea frizioni tra l’Italia e la Russia. E da Mosca arrivano minacce sul deterioramento dei rapporti tra i due Paesi, che potrebbe mettere Roma in ulteriore difficoltà, anche con le forniture di gas. La mela della discordia, dopo un periodo particolarmente difficile per i legami tra Palazzo Chigi e il Cremlino, è stata lanciata dal Ministero degli Esteri.
L’Italia ha espulso 30 diplomatici russi: sono personae non gradite
Luigi Di Maio ha fatto sapere che il Governo ha deciso di espellere 30 diplomatici russi in servizio presso l’ambasciata di Roma, in quanto personae non gratae, ovvero non gradite. Una mossa che non è piaciuta a Mosca.
Tuttavia in base all’articolo 9 della Convenzione di Vienna, è una prerogativa di un qualsiasi Paese ospitante indicare come persona non grata, dunque non bene accetta, un qualsiasi membro di una missione diplomatica. Che in genere è richiamato in patria.
A far scattare tali decisioni sono in genere casi di spionaggio o un improvviso cambiamento degli equilibri che regolano i rapporti tra due stati. Le personae non gratae non godono dell’immunità diplomatica, che protegge ambasciatori e altri rappresentanti dalla giustizia civile e penale.
Perché l’Italia ha deciso di espellere 30 diplomatici russi: i motivi
L’espulsione dei diplomatici russi è scattata in diversi Paesi che fanno parte dell’Unione Europea e della Nato per ragioni di “sicurezza nazionale”, come ha spiegato Luigi Di Maio, nel contesto della crisi scatenata da “l’ingiustificata aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa”.
La risposta del Cremlino non si è fatta attendere, ma il numero uno della Farnesina ha spiegato che “non saranno delle minacce a fermare la nostra azione per la pace”, che continua con l’obiettivo di raggiungere un accordo tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky.
L’Italia, ha sottolineato il ministro degli Esteri, è disponibile a fare da garante della sicurezza e della pace in Ucraina e adotterà tutte le misure e gli strumenti diplomatici possibili per la risoluzione del conflitto, con condizioni che rispettino la volontà del popolo e delle istituzioni di Kiev.
La dura risposta della Russia all’espulsione dei suoi diplomatici
Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri di Mosca, ha dichiarato che all’espulsione dei diplomatici russi dall’Italia seguirà una “risposta adeguata”.
Della stessa linea Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, che ha parlato di una “decisione miope” che non rimarrà impunita e che limita le “possibilità di comunicazione diplomatica”.
Oltre a mettere complicare ulteriormente le comunicazioni tra Italia e Russia, la decisione del Governo porterà inevitabilmente a “misure reciproche”. A stretto giro è infatti arrivata la decisione di Mosca di espellere i diplomatici italiani.
Dall’ambasciata arriva però un monito più severo su un rapido deterioramento delle relazioni bilaterali, anche perché l’ambasciata italiana non ha “fornito alcuna prova” delle azioni dei diplomatici, come rimarcato in una nota dallo stesso ambasciatore Sergey Razov.
A pochi giorni dalle minacce a Luigi Di Maio dai filo Putin italiani, di cui vi abbiamo parlato qui, il ministro si è dunque trovato al centro del nuovo caso diplomatico. Un atto dovuto, comunque, dopo gli orrori di Bucha, che evocano lo spettro del genocidio, come spiegato qua e che potrebbero portare a nuove misure drastiche da parte della Nato, come anticipato qui.
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