@ - La macchina è partita. Colao, Giorgetti e Brunetta i più virtuosi.
Una volta si chiamavano i compiti a casa. Erano quelli che l’Europa dell’austerity dava all’Italia per correggere una certa indisciplina sui conti pubblici. Quale sarà il nuovo assetto del Patto di stabilità dopo l’uscita dalla bolla del Covid è già oggetto di dibattito, ma intanto il governo italiano è chiamato a fare altri compiti se vuole incassare il primo dei dieci pacchetti di soldi del Recovery dopo l’anticipo da 24,9 miliardi ricevuto ad agosto. La grammatica politica europea è cambiata perché il virus ha cambiato tutto, ma il senso dell’impegno è rimasto lo stesso, a maggior ragione per un Paese che non ha mai brillato sulla spesa dei fondi comunitari. E soprattutto perché bisognerà passare il giudizio di Bruxelles sul lavoro fatto per ricevere la tranche successiva di risorse. Come si legge nel decreto ministeriale che dettaglia il calendario, firmato dal titolare del Tesoro Daniele Franco, sono 51 le scadenze da rispettare entro fine anno.
Il fact-checking di Huffpost dice che 3/4 del cronoprogramma è in fase di forte avanzamento. Anche la macchina del Recovery è partita: i posti già a bando sono 9.080.
Il principio politico che sta alla base del Recovery può risultare un elemento fondamentale per il rispetto degli impegni presi in Europa. Insomma prima al massimo si potevano evitare procedure d’infrazione o sperare in commenti meno tranchant dei risolini di Angela Merkel e di Nicolas Sarkozy, oggi invece si possono ottenere soldi. Quello che sta avvenendo nei ministeri consegna già un primo dato e cioè che è stata colta l’importanza della sfida. A un livello superiore ci ha pensato Mario Draghi, ma la scommessa è stata calata alla cieca su una macchina, quella ministeriale, che negli ultimi anni ha faticato, e tanto, per tenere il passo della programmazione settennale ordinaria, figurarsi ora che il ritmo è aumentato in intensità e in portata. Non era scontato che questo incastro potesse funzionare, quantomeno a vedere la tendenza dei primi movimenti. Troppo presto ancora per dire se la scommessa sarà portata a termine anche perché devono ancora entrare in gioco altri fattori, dall’innesto delle nuove professionalità al coinvolgimento degli enti locali. E già a livello centrale non tutto sta filando liscissimo. Sono però eccezioni in un quadro che vede tutti i ministeri allineati, con qualcuno addirittura in anticipo.
Colao, Giorgetti e Brunetta i più virtuosi
Una premessa è d’obbligo. I ministeri non sono impegnati solamente nelle rispettive scadenze che assegna il Piano fino a fine anno, ma alcuni di loro stanno portando avanti un lavoro che scavalla questo termine. Al ministero dello Sviluppo economico guidato da Giancarlo Giorgetti, ad esempio, è stata già avviata la riforma della proprietà industriale che prevede un finanziamento di 30 milioni nell’ambito del Pnrr. E il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha già dato fuori il bando per i porti verdi.
Ma torniamo alle 51 scadenze. In capo al ministero della Transizione digitale di Vittorio Colao ce ne sono due. La prima - il processo di acquisto dell’ICT - è stata centrata a maggio. La seconda, rappresentata dai decreti per il Cloud first e per l’interoperabilità, arriverà a traguardo a breve, molto prima del 31 dicembre, dato che i provvedimenti sono già pronti e in via di attuazione. Si corre anche al Mise: i progetti Ipcei, legati al disegno europeo nel settore della microelettronica, sono già confluiti in un bando. E su due interventi di peso, sia per risorse che per ampiezza della platea, come Transizione 4.0 e la creazione di imprese femminili, la programmazione è stata già impostata. In particolare il ministero, insieme agli altri dicasteri competenti, è al lavoro per l’entrata in vigore degli atti giuridici relativi ai crediti d’imposta su Transizione 4.0 e per l’adozione del Fondo a sostegno dell’imprenditorialità femminile.
Chi ha quasi completato il suo pacchetto di riforme è anche la Funzione pubblica di Renato Brunetta. Via libera da maggio alle norme primarie sulla governance del Piano, ancora alle semplificazioni delle procedure amministrative per l’attuazione. Il cronoprogramma rispetterà la scadenza del 31 dicembre per le modalità di selezione e di ripartizione tra le Regioni dei mille esperti che saranno chiamati a intervenire sui colli di bottiglia (anche questi saranno individuati entro la scadenza) in modalità task force per semplificare e gestire le procedure complesse. Le altre due riforme in calendario fanno invece più riferimento al Mef: sono il sistema che dovrà tenere dentro le informazioni per il monitoraggio dell’attuazione del Recovery e l’estensione al bilancio nazionale del metodo utilizzato per il Pnrr per aumentare l’assorbimento degli investimenti. Entrambi sono riforme che possono essere chiuse anche in poche settimane.
Il ritmo sostenuto della giustizia
Sono tre riforme e un investimento a costituire il pacchetto delle scadenze del ministero della Giustizia guidato da Marta Cartabia. Un numero che rispetto al totale può apparire esiguo, ma dentro le tre riforme ci sono due pezzi da novanta come la riforma del processo penale e quella del processo civile. Entro fine anno devono entrare in vigore i decreti attuativi: i testi base delle riforme sono in Parlamento e presto saranno convertiti in legge. Nelle prossime settimane arriverà invece il bando per le assunzioni nei tribunali civili, penali e amministrativi: in tutto 5.410 ingressi per il rafforzamento delle strutture della giustizia sui territori, tra cui anche ingegneri, architetti e geometri.
Il lavoro di Cingolani e Giovannini
Sono otto le scadenze relative a riforme e investimenti che fanno capo alla Transizione ecologica e sette quelle che fanno riferimento al ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile dove è di casa Enrico Giovannini. Le strutture di Cingolani sono concentrate in particolare su tre riforme. Sulla prima, che prevede la realizzazione di nuovi impianti di gestione di rifiuti e l’ammodernamento di quelli esistenti, si stanno finalizzando il bando e il decreto per l’approvazione dei criteri di selezione dei progetti. La tutela del verde urbano ed extraurbano è arrivata alla definizione di un accordo di programma con i soggetti coinvolti per definire le linee guide per l’attuazione del Piano di forestazione da parte delle Città metropolitane. Infine è in corso un’interlocuzione con la Protezione Civile per lo sviluppo del piano operativo che ha come obiettivo quello di creare un sistema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione per l’individuazione dei rischi idrogeologici.
Arriverà a ottobre, al massimo a novembre, il decreto legislativo con le norme sulla promozione dell’uso del gas rinnovabile per l’utilizzo del biometano nei settori dei trasporti, industriale e residenziale. In parallelo, è in corso la definizione del decreto attuativo, da inviare a Bruxelles, da emanare entro fine anno.
Ritmo sostenuto anche al ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile. Già in vigore il decreto che individua procedure più rapide per la valutazione dei progetti nel settore del trasporto pubblico locale con impianti fissi e nel settore del trasporto rapido di massa. In un decreto approvato a luglio, invece, è stata inserita la norma che riduce la durata dell’iter di autorizzazione per i progetti ferroviari da 11 a 6 mesi, mentre si sta valutando di inserire nel decreto Infrastrutture, approvato la settimana scorsa dal Consiglio dei ministri, l’accelerazione dell’iter per il via libera al contratto di programma tra il ministero e Rfi. Sul trasferimento della titolarità di ponti e viadotti delle strade di secondo livello ai titolari delle strade di primo livello c’è la norma e sono in corso i trasferimenti tramite atti amministrativi.
Atteso invece per fine mese il decreto per assegnare risorse alle Zone economiche speciali, a cui sta lavorando anche la ministra per il Sud Mara Carfagna con l’obiettivo di dare più poteri ai commissari. Per i bus elettrici, con l’obiettivo di arrivare a tirare su una filiera, servirà invece un passaggio, anche politico, con il Mise e con il ministero della Transizione ecologica.
Orlando in anticipo sul Piano per le politiche attive del lavoro
Dopo un passaggio con le parti sociali, il piano Gol (Garanzia occupabilità giovani) messo a punto dal ministro del Lavoro Andrea Orlando per le politiche attive arriverà a breve in Conferenza Stato-Regioni. Subito dopo un decreto interministeriale, che terrà dentro anche il Piano nazionale competenze: l’approvazione, spiegano dal ministero, potrebbe arrivare in anticipo rispetto alla scadenza del 31 dicembre. In capo al ministero del Lavoro anche il Piano per il sostegno alle persone vulnerabili: è stato istituito il gruppo di lavoro con Comuni e Regioni, che ora deve ora definire il programma operativo. In questo caso c’è spazio per chiudere entro fine anno.
La Protezione Civile ha ripartito i fondi per la gestione del rischio alluvioni e idrogeologico
Ottocento milioni andranno a finanziare nuovi interventi nelle aree colpite da calamità naturali per ridurre il rischio o per interventi di ripristino di strutture e infrastrutture pubbliche danneggiate. Altri 400 milioni, invece, a interventi con le stesse finalità ma già in corso. Sarà il ministero della Transizione ecologica a fornire la cornice normativa per rendere operativo lo stanziamento che intanto è stato ripartito.
A palazzo Chigi i testi per la riqualificazione delle strutture turistiche
Il ministro per il Turismo Massimo Garavaglia ha inviato a palazzo Chigi i testi per il decreto chiamato a istituire il Fondo per la riqualificazione delle strutture ricettive attraverso il credito d’imposta. Al ministero si lavora anche alla riforma delle guide turistiche, mentre servirà più tempo per il progetto Caput mundi per il Giubileo del 2025 in collaborazione con la Cei.
Selezioni quasi concluse per 9mila posti negli uffici pubblici
I bandi attivi per il reclutamento del personale che lavorerà al Pnrr sono tre. Quello più corposo, da 8.171 posti, riguarda i futuri addetti all’Ufficio del processo. Nel 2024 li raggiungeranno altri 8.250, per un totale di 16.500, ma intanto il 23 settembre si chiude il concorso per reclutare il personale che sarà dislocato da subito nelle diverse sedi del ministero della Giustizia. E presto arriverà un altro bando, sempre della Giustizia, per 5.410 figure che saranno chiamate al rafforzamento amministrativo delle strutture della giustizia sui territori: dentro anche ingegneri, architetti e geometri.
Sono già attivi i concorsi per 500 project manager (ingegneri, statistici, informatici, economisti, giuristi e matematici) che andranno a lavorare al ministero dell’Economia e in altri dicasteri, e per le 405 figure professionali che si occuperanno della digitalizzazione della Pubblica amministrazione.
Le grandi riforme. Quella del fisco non ha una scadenza, la concorrenza dopo le amministrative
Il Governo aveva annunciato l’approvazione della delega fiscale e della legge annuale sulla concorrenza a luglio, ma il via libera è slittato. Entrambe non sono scadenze che impattano però sull’erogazione della prossima tranche di soldi: la riforma del fisco, infatti, non ha una scadenza, mentre quella della concorrenza va approvata entro fine anno. L’orientamento del Governo è di approvare la delega sul fisco la prossima settimana, mentre il primo provvedimento sulla concorrenza dopo le elezioni amministrative del 3-4 ottobre.
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