@ - Festeggiamenti in Vaticano, dove Joseph Ratzinger raggiunge settant'anni di sacerdozio. Nel frattempo, viene pubblicato un testo in cui si parla di "avversari".
Settant'anni di sacerdozio al servizio della Chiesa cattolica, con una parentesi da Papa che la storia ha già immortalato. Joseph Ratzinger ha festeggiato in questi giorni un anniversario significativo. L'ex pontefice, che ha scelto di farsi da parte con la storica decisione delle "dimissioni", non ha mai smesso di far parlare di sé. Nel corso di questi otto anni, ogni intervento a firma del Papa emerito è stato accompagnato dalle lodi di chi non aspettava altro (pure in maniera strumentale) ma anche dalle critiche, a volte feroci, di chi ritiene che Benedetto XVI, per via di una mai pronunciata promessa di silenzio, debba tacere, oppure da parte di chi, in maniera frequente anche durante il precedente pontificato, si è contraddistinto per essere un "avversario".
Usiamo questa parola senza timore perché l'ha scelta di recente monsignor Georg Gaenswein, il vescovo più deputato a parlare della vita e delle opere di Ratzinger. Nella introduzione a "Benedetto XVI, la vita e le sfide", un libro di Luca Caruso per le Edizioni Sanpino con il patrocinio della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger, il segretario personale dell'ex pontefice ha scritto che "...ogni volta che si cerca di comprendere e inquadrare Benedetto XVI, sorgono immediatamente divisioni e liti". E che Ratzinger è "...considerato uno dei pensatori più intelligenti dei nostri tempi e al tempo stesso una figura affascinante. Ma anche un personaggio scomodo per i suoi avversari, che non mancano". E forse è anche questa "scomodità" che ha fatto sì che, nel tempo, sorgesse il "ratzingerismo": non un'ideologia, un movimento politico-clericale o una corrente interna, ma un modo di concepire il cattolicesimo secondo dottrina, tenendo sempre a mente i contributi teologici e l'impostazione generale del consacrato che ha scelto di scendere dal soglio di Pietro durante la nostra epoca.
Ecco, i ratzingeriani sono quelli che non nutrono dubbi, né sui motivi della rinuncia né sulla portata complessiva del contributo apportato dal teologo bavarese alla confessione cattolica sì, ma pure all'Occidente intero. Ratzingeriani sono pure coloro che non strumentalizzano i messaggi che l'Emerito ha voluto diffondere da quando ha rinunciato al ministero petrino.
Il testo di Caruso è un viaggio completo attraverso l'intera parabola da consacrato dell'emerito. L'introduzione di Gaenswein, se non altro per l'autore della stessa, può assumere un significato peculiare. Il segretario dell'ex Papa fa presente che "un intellettuale francese una volta ha notato che non appena si menzionava il nome di Ratzinger 'pregiudizi, falsità e persino disinformazione regolare dominavano ogni discussione'".
Di Ratzinger si parlerebbe come di una personalità divisiva, ma così non è. Chiunque conosca il penultimo vescovo di Roma ne sottolinea spesso la clemenza e la volontà di evitare che la Chiesa cattolica, in qualunque sua espressione, si disgreghi. La propaganda ha fatto un lavoro eccelso, affibbiando a Ratzinger caratteristiche non sue.
Monsignor Gaenswein, nel suo testo, parla di uno "scopo specifico". Quello forse raggiunto dalla costruzione di "un’immagine che non è in grado di mostrare la realtà né della persona né dell’operato, ma solo una rappresentazione fittizia". Viene da chiedersi a quale "scopo specifico" si riferisca il segretario particolare. Forse ai tentativi di delegittimazione che sono stati operati su più ambiti e temi. Lo stesso ex Papa ha riconosciuto di essere divenuto vittima di attacchi da parte di certi ambienti che operano in Germania, per esempio, dove oggi il ratzingerismo di sembra rappresentare un baluardo in difesa di uno sconvolgimento che i promotori di certe neo-istanze dottrinali vorrebbero assecondare.
Il libro di Caruso affronta anche il rapporto con Francesco, ponendo più di un accento sulla "convivenza serena" che ha caratterizzato questa situazione, che rimane anomala. Più in generale, trattasi di un libro davvero esaustivo per conoscere le fasi centrali del pontificato, ma anche gli esordi e sfumature meno note al grande pubblico. Resta la curiosità attorno a quella parola: "avversari". Quando si legge di Ratzinger, ci si imbatte spesso in quel termine. Forse siamo sempre dalle parti dei "lupi" che Ratzinger ha citato nel lontano 2009.
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