@ - Oltre sei anni di approcci, molestie, abusi. All’inizio «è stato uno shock, mi sentivo paralizzato». Poi, la richiesta insistente di rapporti, i ricatti, la «rassegnazione». A parlare è L.G., che davanti al tribunale vaticano presieduto da Giuseppe Pignatone racconta la sua versione dei fatti nel processo sul preseminario San Pio X. Nel processo sono imputati il suo ex tutor Gabriele Martinelli, accusato di essere il "carnefice", e l’ex rettore Enrico Radice. Gli abusi denunciati si riferiscono a un periodo di tempo che va dal 2007 al 2012.
Precisamente, don Martinelli è accusato di violenza, minaccia e abuso d’autorità, Radice di insabbiamenti e di favoreggiamento. Sia Martinelli che L.G. all’epoca erano minorenni, all’inizio avevano 14 e 15 anni e i rapporti sono andati avanti fino ai 19 e 20 anni. Secondo la versione di L.G., gli abusi «avvenivano nella stanza»: «Si infilava nel mio letto mentre dormivo», alla presenza di altri ragazzi che «o dormivano o facevano finta di dormire». I rapporti veri e propri avvenivano nella stanza vuota del Preseminario, detta «la farmacia», o negli ultimi anni nella stanza che Martinelli occupava da solo.
Della situazione, confessa, L.G. aveva riferito al Rettore, parlando del suo «disagio» perché «Gabriele mi infastidiva», senza però «entrare nei dettagli» sessuali. Sono anni che hanno portato l’ex seminarista a provare «schifo, disgusto, nausea» per l’ambiente ecclesiastico.
Oggi L.G. Ha 28 anni. È originario di Sondrio, in Lombardia, e per lui servire il Papa come chierichetto era «motivo di vanto» in paese. Forse anche per questo, rivela, non lasciò subito Roma. «Era la fine del 2006 o l’inizio del 2007, me lo trovai nel letto mentre dormivo, fu una cosa strana, ero piccolo, provai un senso di confusione. Cominciò a toccarmi», sono le sue parole davanti ai giudici. La vergogna, afferma, è stato il primo motivo per cui non ha denunciato: «Non volevo che i miei compagni vedessero, potevo essere tacciato di essere omosessuale».
La gestione del Preseminario a pochi passi da San Pietro è affidata all’Opera Don Folci e alla diocesi di Como, per questo l’avvocato della vittima ha chiesto di citare in giudizio la diocesi di Como e il Tribunale si è riservato di decidere. Salta l’udienza di domani, 18 marzo, dedicata al sopralluogo dell’istituto, per motivi di Covid: il Tribunale chiederà la documentazione necessaria e le fotografie della struttura. La prossima udienza è fissata per il 26 marzo per ascoltare, come testimoni, Kamil Jarzembowski, ex allievo che per primo ha parlato della vicenda con il programma "Le Iene", e monsignor Vittorio Lanzani, all’epoca vice del cardinale Angelo Comastri per la Basilica di San Pietro.
Nessun commento:
Posta un commento