domenica 16 agosto 2020

Enzo Bianchi, l'ex priore allontanato dalla Comunità, ancora a Bose? Lui: "Fantasia. Vivo in un eremo da tre mesi"

@ - A fine maggio era stato confermato il trasferimento del fondatore e di altri tre membri. Secondo alcuni media però Bianchi vivrebbe ancora coi suoi confratelli. Ma in un tweet smentisce e rivela di non essere in buone condizioni di salute.

A fine maggio un comunicato della Comunità di Bose aveva confermato l'allontanamento del suo fondatore, Enzo Bianchi, in seguito a una visita apostolica che si era conclusa alcuni giorni prima.
"Frate Enzo Bianchi, frate Goffredo Boselli, frate Lino Breda e suor Antonella Casiraghi dovranno separarsi dalla Comunità Monastica di Bose e trasferirsi in altro luogo, decadendo da tutti gli incarichi attualmente detenuti", si leggeva nella nota pubblicata sul sito della comunità che ricostruiva la vicenda in modo particolareggiato: "In seguito a serie preoccupazioni pervenute da più parti alla Santa Sede che segnalavano una situazione tesa e problematica per quanto riguarda l'esercizio dell'autorità del Fondatore, la gestione del governo e il clima fraterno, il Santo Padre Francesco ha disposto una visita apostolica".

La decisione finale era stata poi emessa sotto forma di un decreto singolare del 13 maggio 2020, a firma del Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità e approvato in forma specifica dal Papa.

Eppure, secondo quanto riportato da Settimana News, a distanza di quasi tre mesi dal decreto approvato da Francesco il 26 maggio scorso, dei quattro membri solo Breda, Boselli e la sorella Casiraghi avrebbero trovato una soluzione concordata con il Delegato pontificio, mentre Enzo Bianchi si troverebbe ancora ancora a Bose. Una notizia smentita con un tweet dallo stesso ex priore.

"Non ascoltate notizie fantasiose su di me. Mi sono allontanato dalla comunità da tre mesi, senza aver avuto più contatti con essa. Vivo in radicale solitudine in un eremo fuori comunità e date le mie condizioni di salute (non sono più autonomo) ho un fratello che mi visita. Amen".

Bianchi, 77 anni, dopo gli studi alla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Torino, si era recato a Bose nel 1965, frazione abbandonata del Comune di Magnano sulla Serra di Ivrea, con l’intenzione di dare inizio a una comunità monastica. Raggiunto nel 1968 dai primi fratelli e sorelle, aveva scritto la regola della comunità la quale conta un’ottantina di membri tra fratelli e sorelle di cinque diverse nazionalità ed è presente, oltre che a Bose, anche a Gerusalemme (Israele), Ostuni (BR), Assisi (PG), Cellole-San Gimignano (SI) e Civitella San Paolo (RM). È stato priore della comunità dalla fondazione fino al 25 gennaio 2017.

Il fondatore della comunità di Bose aveva provato a superare le divisioni interne affermando di non aver mai contestato la "legittima autorità" dell'attuale priore Luciano Manicardi. e aveva invocato proprio l'aiuto della Santa Sede: "In questa situazione, per me come per tutti, molto dolorosa, chiedo che la Santa Sede ci aiuti e, se abbiamo fatto qualcosa che contrasta la comunione, ci venga detto. Da parte nostra, nel pentimento siamo disposti a chiedere e a dare misericordia. Nella sofferenza e nella prova abbiamo altresì chiesto e chiediamo che la comunità sia aiutata in un cammino di riconciliazione".


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