venerdì 1 maggio 2020

Primo Maggio, appello di Mattarella: prima il lavoro


@ - Il capo dello Stato sull’emergenza: «Tra le istituzioni ci sia un clima di leale collaborazione». Richiamo al governo: «Dare istruzioni ragionevoli e chiare».

Un corteo per il Primo Maggio 2019 nelle vie del centro di Torino

Il governo dia indicazioni «ragionevoli e chiare» su come combattere il virus, in modo che i cittadini ne comprendano il senso e si adeguino alle direttive, senza bisogno di metterli in riga. Così si raccomanda Sergio Mattarella quasi a conclusione del suo messaggio per la festa dei lavoratori. Difficile non scorgere in quei due aggettivi un garbato riferimento all’ultimo decreto del premier, che ha spazientito tutti e perfino i vescovi; il presidente si attende in futuro disposizioni meno controverse.

Allo stesso modo Mattarella, sempre in occasione del Primo Maggio, manifesta la speranza che «tra istituzioni e nelle istituzioni» venga instaurato un «responsabile clima di leale collaborazione»: quello che per giudizio unanime è finora mancato tra lo Stato centrale e le Regioni, incapaci di coordinarsi sulle misure da adottare nella «fase2». I governatori procedono in ordine sparso, con fughe in avanti e battaglie di retroguardia, senza che il governo riesca a fare la dovuta sintesi. 

Nonostante questo spettacolo, gli italiani stanno dimostrando un 
«ammirevole senso di responsabilità»
che Mattarella riconosce e apprezza volentieri.

Altri passaggi meritano attenzione. Ad esempio là dove il capo dello Stato fa intendere come la fine dall’emergenza non sia affatto dietro l’angolo. Cioè che appare finalmente possibile è «un graduale superamento delle restrizioni», ma con molta prudenza. Serve infatti «consolidare i risultati fin qui ottenuti». Non vanno resi vani i sacrifici fin qui compiuti «se vogliamo riconquistare, senza essere costretti a passi indietro, condizioni di crescente serenità». Insomma: Mattarella registra i passi avanti, però dà implicitamente torto a chi (tra i politici e non solo) cavalca le impazienze o sparge l’illusione di un rapido ritorno al passato. Perlomeno fino all’arrivo di un vaccino non avremo purtroppo alcuna nuova normalità, questo fa intendere il presidente.

Ci attende a suo avviso un futuro denso di incognite, la prova sarà drammatica per molti, incominciando da quanti sono stati licenziati in conseguenza del blocco o che rischiano il posto. Ma la nostra Repubblica «non può esistere senza il lavoro», garantisce il presidente. Riconquistarlo sarà il primo obiettivo. Già, ma come?

Non c’è che un modo, secondo Mattarella: «Governare con sapienza i cambiamenti». Le filiere produttive e distributive andranno tutte riprogettate con la fantasia degli imprenditori. Eliminare il lavoro nero e irregolare, evitando di mettere in piedi ulteriori precarietà, sarà il dovere dei sindacati. Enormi metamorfosi attendono il sistema Italia: «La battuta di arresto spinge ad accelerare la strada verso un cambiamento che sappia valorizzare e non subire fenomeni come globalizzazione e digitalizzazione». Insomma: molto è destinato a cambiare nelle nostre società, nessuno può prevedere come sarà il domani. Ma secondo il presidente un grande dramma come l’epidemia può essere tramutato in una sfida vittoriosa, in una opportunità di crescita pure per i più deboli.

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