sabato 9 maggio 2020

In Tanzania è boom di vocazioni sacerdotali, apre un nuovo seminario

@ - Cinque seminari già pieni: con una serie di sinergie si lavora ad una nuova costruzione in un Paese in cui si contano oltre 2mila sacerdoti autoctoni, che insieme ai missionari stranieri assistono circa 14 milioni di fedeli.

Volontari a servizio della popolazione

La Chiesa in Tanzania avrà presto un nuovo seminario maggiore. Si tratta del Nazareth Major Seminary che dovrebbe aprire i battenti il prossimo mese di ottobre nella diocesi di Kahama. Il progetto è da diverso tempo allo studio della Conferenza episcopale per fare fronte al boom di vocazioni sacerdotali nel Paese.

Saturi i cinque seminari esistenti
Dall’ordinazione dei primi 4 sacerdoti autoctoni nel 1917, le vocazioni hanno registrato una crescita costante in Tanzania che ha però subito un’impennata negli ultimi anni portando a saturazione i cinque seminari maggiori esistenti: quello di Nostra Signora degli Angeli di Kibosho, quello di Sant’Agostino a Peramiho, il Seminario Maggiore di Sant’Antonio da Padova a Ntungamo, quello di San Paolo a Kipalapala e il Seminario Maggiore di San Carlo Lwanga a Segerea. Già adesso, infatti, questi seminari registrano un numero di iscritti superiore alla loro capacità. In particolare i filosofati di Kibosho e Ntungamo hanno un numero eccedente di 140 seminaristi, mentre altri 250 dovrebbero iniziare i loro studi superiori nel prossimo anno accademico 2020-2021. Un centinaio di loro rischiano però di non essere ammessi ai corsi.

Di qui la necessità di accelerare i tempi per la costruzione del nuovo seminario maggiore di Kahama. La Conferenza episcopale si è già mobilitata in questo senso, in particolare attraverso raccolte di fondi per finanziare la realizzazione del progetto. I contributi locali, tuttavia non bastano. Per questo la Conferenza episcopale, attraverso il suo presidente monsignor Gervas John Mwasikwabhila Nyaisonga, si è appellato alla generosità di altri donatori.

Attualmente in Tanzania si contano oltre 2mila sacerdoti autoctoni, che insieme ai missionari stranieri assistono circa 14 milioni di fedeli, pari a circa un terzo della popolazione, più del 40% cristiana e circa il 35% per cento musulmana.

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