mercoledì 18 marzo 2020

Coronavirus, oltre 200 mila contagi, 8mila i morti. Stasera in Spagna il discorso alla nazione di re Felipe: sono più di 14mila i casi nel Paese

@ - Il numero dei contagi continua a salire anche in tutta Europa, con 64.189 casi totali confermati, di cui 8.507 solo nelle ultime 24 ore, e 3.108 morti (428 nuove). Primo caso in Zambia, in Burkina Faso la prima vittima. Il presidente del Brasile Bolsonaro è risultato negativo anche al secondo tampone, in Giappone il governo si prepara al picco dei contagi e vieta gli ingressi dall'Italia


Il numero dei contagi continua a salire anche in tutta Europa, con 64.189 casi totali confermati, di cui 8.507 solo nelle ultime 24 ore, e 3.108 morti (428 nuove). Ad essere maggiormente colpiti, oltre all‘Italia, sono Spagna, Germania e Francia ma il virus si sta espandendo sotto traccia anche nel Regno Unito. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha ammesso che “tutti noi, che non siamo esperti, all’inizio abbiamo sottovalutato il coronavirus”, spiegando – in un’intervista al quotidiano tedesco Bild – che poi “con il passare del tempo è diventato chiaro che si tratta di un virus che ci terrà impegnati a lungo”, dal momento che l’Europa è “oggi l’epicentro della crisi”. Stasera, alle 20.15 la cancelliera tedesca Angela Merkel parlerà alla nazione, facendo il punto sull’emergenza coronavirus nel Paese, che sta iniziando ad avere ripercussioni anche sull’industria con Volkswagen, Daimler e Bmw che hanno annunciato lo stop alla produzione di auto in Europa per un periodo che va dalle 2 alle 4 settimane. Anche re Felipe IV di Spagna parlerà questa sera alle 21 alla nazione sull’emergenza coronavirus che nel Paese ha contagiato 13.716 persone, causando 588 morti.


Nel mondo, il numero di contaci accertati ha superato quota 200.000, con un totale di oltre 8.000 decessi, come si legge nell’ultimo bollettino della Johns Hopkins University. Le persone guarite finora sono 82.032. E con il primo caso rilevato in West Virginia, ora anche tutti i 50 Stati americani sono stati toccati dal Covid-19, con un totale di oltre 6 mila infetti. Le vittime, 118 al momento, sono per lo più localizzate nello Stato di Washington, in quello di New York e in California.

Spagna – L’ex presidente del Real Madrid, Lorenzo Sanz, è in gravi condizioni dopo essere risultato positivo al coronavirus. Secondo il quotidiano Ideal, Sanz è stato ricoverato in terapia intensiva e sta lottando contro il Covid-19. Sanz è stato il presidente del club del Santiago Bernabeu dal 1995 al 2000. Re Felipe VI di Spagna parlerà questa sera alle 21 alla nazione sull’emergenza coronavirus. Lo riportano i media spagnoli mentre la situazione nel Paese continua ad essere grave con 11.826 persone contagiate dal Covid-19 e 533 morti. Secondo i medici che lavorano in terapia intensiva se non sarà seguito il piano di emergenza si rischiano fino a 86.000 decessi. Il picco dei contagi in Spagna, secondo i medici interpellati da El Mundo, dovrebbe essere raggiunto alla settima settimana (nel Paese sono ancora alla seconda settimana dall’inizio della pandemia) con 6.673 ricoveri in un solo giorno

GermaniaSeguendo la scelta di quasi tutti i principali produttori continentali, anche Bmw annuncia lo stop alla produzione di auto in Europa per una durata di quattro settimane. Nelle ultime 48 ore simile hanno comunicato una simile decisione Fca, VW, Ford, Psa, Renault, Nissan e Daimler. Questa sera, alle 20.15 è atteso il discorso alla nazione della cancelliera Merkel ma intanto l’amministrazione di Berlino fa sapere di essere al lavoro per realizzare un nuovo ospedale speciale, da 1000 pazienti, negli spazi della sua fiera, come annunciato dalla senatrice con delega alla Salute dell’amministrazione locale, Dilek Kalayci. Si tratta di una parte del piano di ampliamento del sistema sanitario tedesco, che intende raddoppiare il numero di posti letto di terapia intensiva (al momento 28.000). La Germania, all’inizio dell’epidemia, si trova a dover fronteggiare una crescita esponenziale dei casi, e il sistema sanitario è già in sovraccarico.

Regno Unito – È in auto-isolamento a casa con i sintomi del coronavirus il professor Neil Ferguson, accademico dell’Imperial College di Londra, il cui team è accreditato di aver convinto il governo britannico di Boris Johnson e i suoi consiglieri scientifici di cambiare passo, rispetto all’iniziale strategia fin troppo gradualista sull’emergenza Covid-19. Lo ha annunciato lui stesso via Twitter, dopo essere stato nei giorni scorsi sia a Westminster sia a Downing Street.
Ferguson è docente di biologia matematica e coautore di una ricerca secondo i cui calcoli l’accelerazione del contagio verificata nel Regno Unito nei giorni scorsi avrebbe condotto – in assenza d’una stretta severa rapida sui contatti sociali – a un livello di ricoveri insostenibile per il servizio sanitario (Nhs, carente soprattutto di posti letto di terapia intensiva) e a una stima potenziale di 250.000 morti nei prossimi mesi. “Sigh – ha twittato oggi – ho una tosse secca ma persistente da ieri e sono isolato, anche se mi sento bene”. Poi un secondo messaggio: “Dalle 4 ho la febbre alta. C’è molto Covid-19 a Westminster“.

Usa – La pandemia si è estesa all’intero territorio statunitense martedì, quando il governatore del West Virginia – Jim Justice – ha annunciato il primo caso di contagio nel suo Stato, fino a ieri l’unico ancora immune dal contagio. L’amministrazione Trump ha annunciato misure economiche straordinarie, con il Tesoro che si dice pronto a dare un contributo diretto in denaro ai cittadini americani, ma si fanno sempre più forti i timori che il sistema, anzitutto quello sanitario, non riesca a reggere. In questo clima si sono svolte le primarie dei democratici in Florida, Arizona e Illinois che hanno – di fatto – decretato Joe Biden come sfidante del tycoon nella corsa alla Casa Bianca di novembre.

Cina – La Cina ha avuto ieri 13 nuovi casi di coronavirus: uno solo a Wuhan (per il secondo giorno di fila) e 12 importati, di cui cinque nel Guangdong, tre a Pechino e a Shanghai e uno nel Sichuan. I contagi di ritorno sono saliti a 155, si legge nel bollettino della Commissione sanitaria nazionale, secondo cui gli 11 morti aggiuntivi sono tutti nell’Hubei. I casi totali confermati si sono portati a 80.894 alla fine di martedì, di cui 8.056 pazienti ancora sotto trattamento, 3.237 morti e 69.601 dimessi dagli ospedali. Il tasso di guarigione è salito all’86%. Cresce così il timore per l’aumento dei casi importati: il Global Times sottolinea come dei 155 accertati, 47 siano legati all’Iran e 41 all’Italia. Seguono, stando al quotidiano, la Spagna (21 casi), il Regno Unito (12) e gli Stati Uniti (7). In totale dall’inizio dell’emergenza i dati cinesi parlano di 3.237 morti e 80.894 casi positivi.

Brasile – Il presidente del Brasile Jair Bolsonaro è risultato negativo anche al secondo test per il coronavirus: lo ha comunicato lui stesso sui social.
Il capo di Stato era già risultato negativo a un primo test realizzato venerdì scorso al suo rientro da un viaggio in Florida, dove aveva incontrato il suo omologo americano, Donald Trump. Della delegazione che aveva accompagnato Bolsonaro negli Usa, tredici membri – tra cui il suo segretario alla Comunicazione, Fabio Wajngarten – sono nel frattempo risultati positivi. Nel Paese sudamericano è stata confermata la seconda morte per il nuovo coronavirus: si tratta di un uomo di 69 anni, di Rio de Janeiro, con pregresse condizioni di salute che lo collocavano nel gruppo più a rischio. In questo caso, il contagio sarebbe arrivato dal figliastro della vittima, rientrato da New York con una diagnosi positiva per il Covid-19. Il governo chiederà al Congresso di Brasilia di riconoscere lo “stato di calamità pubblica”: se questo verrà riconosciuto, l’Unione non dovrà raggiungere l’obiettivo di bilancio fissato per il 2020. Sono 1.375 i detenuti evasi da quattro unità carcerarie nello Stato di San Paolo durante le rivolte di lunedì scorso contro una decisione giudiziaria di sospendere l’uscita temporanea di oltre 34.000 di loro per evitare il rischio di contagio con il coronavirus. Di questi, oltre 600 sono nel frattempo stati ricatturati dalla polizia militare. Una quinta prigione ha avuto un inizio di ribellione, ma nessuna evasione.

Marocco – Cinque giovani operai della provincia di Frosinone non riescono a tornare a casa dal Marocco per mancanza di posto sui voli aerei, a poche ore della serrata della nazione africana che chiuderà le sue frontiere. A rendere nota la vicenda, dopo aver a suo dire, inutilmente cercato di contattare la Farnesina, e’ la madre di uno degli operai. La donna che vive a Cassino, nel sud della provincia laziale, chiede aiuto: “Mio figlio ed altri quattro operai residenti in provincia di Frosinone – ci racconta la donna -. Da giorni stanno cercando di tornare in Italia ma senza esito. Non ci sono voli disponibili e dalla Farnesina c’è un continuo rimpallo di informazioni con l’ambasciata italiana in Marocco”.

Egitto – Sale a 196 il numero di casi confermati, con 30 nuovi infezioni, mentre i morti sono sei. Lo ha fatto sapere il ministero della Salute, citato da Egypt Indipendent. I nuovi contagi sono tutti cittadini egiziani che sono stati in contatto con altre persone contagiate. I due nuovi morti sono un 78enne italiano e un 70enne egiziano del Cairo, che erano in isolamento in ospedale.

Medio Oriente – Sei paesi arabi hanno registrato, ieri sera, un nuovo aumento delle infezioni e, conseguentemente, hanno annunciato nuove misure. In Giordania, dove fino a ieri sono stati registrati 40 casi di contagio, uno dei quali guarito, il re Abdullah II ha approvato una legge che conferisce al governo ampi poteri per imporre uno stato di emergenza per aiutarlo a combattere la diffusione del virus. In Marocco, il re Mohamed VI ha ordinato all’esercito di allestire ospedali da campo militari per combattere il virus, mentre la Tunisia è pronta a dichiarare il coprifuoco. In Qatar, l’emittente televisiva “Al Jazeera” riferisce che il Comitato supremo per la gestione delle crisi ha annunciato in una conferenza stampa di aver chiuso per 14 giorni la zona industriale di Doha per limitare la diffusione del virus e ha anche annunciato la chiusura di tutti i negozi, ad eccezione di quelli che vendono cibo e medicine.


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Israele – Il ministero della Salute israeliano ha fatto sapere che altre 90 persone sono risultate positive al nuovo coronavirus, portando il totale dei contagi confermati nel Paese a 427. Sinora non ci sono morti per Covid-19 in Israele, ma 15 pazienti sono in condizioni mediamente gravi o gravi, e il numero delle infezioni sta crescendo in maniera esponenziale. Le autorità hanno deciso misure rigide per arginare la diffusione della malattia, avvertendo che si rischiano migliaia di morti se le persone non rispettano le regole. “Abbiamo visto che cosa sta accadendo in altri Paesi che non hanno deciso questi passi. Migliaia di persone nel mondo sono già morte. Come premier, devo dirvi la verità. Per mia gioia, non abbiamo perso nessuno. Ma questo non durerà”, ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu in un discorso alla nazione. “Questa è una crisi enorme, siamo solo all’inizio”, ha detto Netanyahu. Il coronavirus ha contagiato più di 195mila persone nel mondo, uccidendone oltre 7.800. Il governo israeliano ha chiesto che la maggior parte della popolazione lavori da casa, che le persone mantengano distanza tra loro e non escano dalle proprie abitazioni se non per motivi essenziali, come comprare farmaci o cibo. Il ministero della Difesa ha trasformato le strutture alberghiere, vuote per il calo del turismo, in centri per malati di Covid-19. Ha anche chiesto al servizio di sicurezza Shin Bet di applicare la sorveglianza telefonica, passo che ha scatenato le proteste di parlamentari e gruppi per i diritti civili.

Turchia – “Questa situazione, che provoca un’interruzione quasi totale della vita quotidiana, avrà numerose ripercussioni anche dal punto vista economico”. Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in apertura della riunione straordinaria che presiede oggi ad Ankara sull’emergenza coronavirus. “Insieme allo stato, anche il settore privato ha una responsabilità. Insieme supereremo questa sfida. Gli sviluppi nel settore finanziario, tra cui il calo del prezzo del petrolio, potranno offrirci dei vantaggi”, ha aggiunto il leader di Ankara. “Finora siamo il Paese nella situazione migliore”, ha poi sostenuto Erdogan. In Turchia si registrano finora 98 casi di Covid-19 e una vittima. Dal vertice di oggi, cui partecipano esponenti del mondo imprenditoriale turco, sono attese misure per affrontare la crisi sul piano economico.

Burkina Faso – Prima vittima in Burkina Faso, e nell’Africa subsahariana, a causa della pandemia di Covid-19. Secondo la stampa locale, si tratta di una donna con patologie pregresse morta la notte scorsa. Nel Paese sono 27 i casi confermati di coronavirus.

Zambia – Primi due casi di contagio da Covid-19 accertati anche nello Zambia. Lo ha annunciato il ministro della Sanità, Chitalu Chilufya.

Giappone – Il Giappone non ha ancora raggiunto il picco dei contagi di coronavirus, con diverse regioni dell’arcipelago che mostrano tutt’ora segnali contrastanti sulla diffusione della pandemia. Lo evidenzia una indagine dell’agenzia Kyodo, che cita le dinamiche in corso in Hokkaido, la prefettura a nord del Paese, dove e’ stato decretato lo stato di emergenza a fine febbraio a seguito dei 128 casi di infezioni registrate, e la situazione nella prefettura di Aichi, nel Giappone centrale, con il secondo numero di contagi creati in maggior misura da un ‘cluster’, un raggruppamento di persone infette, in un centro di assistenza per anziani. L’incremento giornaliero dei contagi si è assestato ad una media di 20-30 persone al giorno tra fine febbraio e inizio marzo, lasciando presumere che il picco dell’epidemia debba ancora manifestarsi. Mentre il numero delle infezioni mostra una tendenza in ribasso dal 10 marzo, spiega l’indagine della Kyodo, è probabile che si presenti un aumento nella seconda parte di marzo perchè molti casi non sono stati ancora identificati dalle autorità sanitarie. Condizioni simili anche a Tokyo, con il verificarsi di nuovi 12 casi ieri, il maggior progresso giornaliero, portando il totale dei casi nella capitale a 102. Lo studio rivela inoltre che nel corso delle ultime settimane più di 20 persone provenienti dall’estero sono risultate positive al coronavirus, motivo per cui oggi il premier giapponese Shinzo Abe ha annunciato il divieto di ingresso per chi proviene dall’Italia, precisando che la misura riguarda anche chi arriva Islanda, Svizzera e da alcune parti della Spagna. Quarantena di 14 giorni, invece, per chi arriva da altri 38 Paesi, quelli europei oltre a Iran ed Egitto.

Filippine – Il governo di Manila ha dichiarato uno ‘stato di calamità’ di sei mesi per far fronte all’epidemia di coronavirus, che finora ha provocato 14 morti nel Paese: la misura segue l’annuncio, il 9 marzo scorso, dello stato di emergenza sanitaria pubblica a livello nazionale. Secondo quanto riporta l’agenzia stampa filippina Pna, il nuovo status permetterà al governo centrale ed ai governi regionali di attingere ad un fondo di emergenza per combattere il virus. Inoltre, in questo modo il governo potrà arruolare tutte le forze del Paese – incluso l’Esercito – laddove fosse “necessario”. I casi accertati di contagio nel Paese sono finora 187. Giovedì scorso il presidente Rodrigo Duterte ha deciso di chiudere la capitale Manila per impedire la diffusione del virus. In un discorso in tv alla nazione ha anche annunciato che gli stranieri provenienti dalle zone in cui si è diffuso il virus non potranno entrare.

Romania – Lo stato di emergenza ha una durata di 30 giorni e le misure vanno prese molto rapidamente: lo ha detto il presidente della Romania, Klaus Iohannis, in una videoconferenza con il primo ministro Ludovic Orban e i ministri responsabili della gestione dell’epidemia, ai quali ha sollecitato di specificare l’impatto delle misure intraprese sulla popolazione, sia per quanto riguarda una valutazione a breve termine che per 30 giorni. Il decreto del presidente Iohannis sullo stato di emergenza ha già ricevuto il parere positivo delle commissioni parlamentari e sarà votato domani in parlamento a Bucarest. Secondo i dati ufficiali, sono 217 le persone contagiate in Romania, di cui 19 guarite. Circa 3.300 persone sono in quarantena istituzionalizzata e più di 16.600 in isolamento domiciliare sotto sorveglianza medica. Intanto, sono state aperte decine di pratiche penali per il reato di procurata epidemia.

Kosovo – In Kosovo il presidente Hashim Thaci ha firmato oggi il decreto sull’imposizione nel Paese dello stato di emergenza a causa della diffusione del coronavirus. La decisione, riferiscono i media serbi, è stata presa in opposizione al governo, contrario a una tale misura. Per entrare in vigore, il decreto sullo stato di emergenza dovrà essere approvato dai due terzi dei deputati del Parlamento. In Kosovo si sono registrati finora 19 contagi da Covid-19.

Montenegro – In Montenegro, che finora era l’unico Paese dei Balcani non toccato dall’epidemia di coronavirus, si sono registrati i primi due casi di contagio. Ne ha dato notizia il premier Dusko Markovic, come riferito dai media serbi. Secondo le autorità sanitarie, 340 persone sono sotto osservazione, la gran parte nella capitale Podgoric

Pakistan – Continua a salire il numero dei contagi da coronavirus nel Paese: oggi sono stati annunciati 50 nuovi casi nelle ultime 24 ore, per un totale di 245, stando a quanto reso noto da un portavoce del ministero della Salute di Islamabad. Il premier Imran Khan ha chiesto alla popolazione di prepararsi a far fronte ad un’ulteriore diffusione del virus: “Voglio dirvi che i contagi si espanderanno ulteriormente nel paese”, ha detto rivolto ai connazionali in un intervento televisivo trasmesso ieri sera. Il premier ha chiesto inoltre ai cittadini di non lasciarsi prendere dal panico: “Insieme – ha dichiarato – vinceremo questa guerra contro il virus”. La maggior parte dei casi è concentrata a Tartan, città di confine dove centinaia di persone sono state messe in quarantena dopo essere rientrate dall’Iran.

Venezuela – Il Fondo monetario internazionale ha annunciato che non intende valutare la richiesta di aiuti per 5 miliardi di dollari presentata ieri dal presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, per affrontare l’epidemia di coronavirus, motivando la decisione con la “mancanza di chiarezza” sulla legittimità del governo di Caracas. Il ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza aveva annunciato su Twitter che Maduro aveva richiesto gli aiuti “per rafforzare le capacità di risposta del nostro sistema sanitario nel contenimento di Covid-19”. “Sfortunatamente, il fondo non è in grado di prendere in considerazione questa richiesta”, ha detto un portavoce del Fmi. “L’impegno del FMI nei confronti degli Stati membri si basa sul riconoscimento del governo ufficiale da parte della comunità internazionale e al momento non c’è chiarezza” su questo punto per quanto riguarda il governo Maduro. Negli ultimi anni Maduro aveva accusato il Fmi e altre istituzioni internazionali, compresa la Banca mondiale, di essere un agente al servizio di Washington in una “guerra economica “contro Caracas. Maduro ha annunciato nei giorni scorsi misure di controllo per affrontare l’epidemia di coronavirus, tra cui una “quarantena sociale” e la sospensione dei voli verso l’Europa, la Colombia, la Repubblica Dominicana e Panama. L’esecutivo ha anche sospeso le lezioni a tutti i livelli educativi. L’ultimo bilancio fissa a 36 il bilancio provvisorio di contagiati nel paese sudamericano.

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