venerdì 13 marzo 2020

Coronavirus Inghilterra, il discorso di Boris Johnson: «Abituatevi a perdere i vostri cari»

@ - La frase choc del premier inglese: in Regno Unito il numero dei contagiati potrebbe già avere toccato i 10 mila. Ma le scuole e le università restano aperte.


La frase è da choc: «Molte famiglie perderanno i loro cari». Ma la reazione è forse ancora più raggelante: non faremo nulla. Perché questa è la linea scelta dal governo di Boris Johnson: avanti come se niente fosse. La Gran Bretagna si smarca dal resto dell’Europa: mentre sul Continente i governi prendono misure sempre più drastiche, Londra letteralmente se ne lava le mani. Il consiglio fondamentale contro il coronavirus resta infatti quello di usare acqua e sapone; chi ha sintomi è invitato a starsene a casa per una settimana; ma per il resto è business as usual. Niente chiusure, niente emergenze: la vita a Londra continua a scorrere normale (e nessuno va in giro con la mascherina).

Eppure il tono usato ieri da Johnson, nel suo intervento da Downing Street, è stato grave e solenne. Ha ammesso che il Paese si trova di fronte alla più seria emergenza sanitaria in una generazione e che il numero reale dei contagiati potrebbe aver già toccato i diecimila. Ma ha insistito che prendere misure «draconiane» non farebbe grande differenza e potrebbe addirittura risultare controproducente.

Il premier era affiancato dai massimi esperti scientifici e sanitari britannici, che hanno spiegato che bloccare il virus è impossibile e che l’unica strategia è quella di spalmarne la diffusione nel tempo, in modo da consentire al sistema sanitario di gestire la situazione. Addirittura, hanno sostenuto che non è desiderabile che nessuno venga contagiato, perché è preferibile che la popolazione sviluppi da sé anticorpi al virus. Un approccio che è stato criticato da più parti, sia a livello sanitario che politico: ma che oggi il governo ha continuato a difendere.

E non sono pochi quelli che apprezzano la linea di Johnson: il Times ha scritto che si sta comportando da statista, senza cedere alle pressioni populiste. E sono scattati i paragoni con Churchill - che prometteva «sangue, sudore e lacrime» - e con Quinto Fabio Massimo, il Temporeggiatore che sfiancò Annibale. Addirittura c’è chi evoca lo spirito del 1940, con l’Europa che capitola, gli Stati Uniti che si isolano e la Gran Bretagna che resta in piedi da sola. La popolazione sta reagendo in ordine sparso. Alcuni eventi, come la Fiera del Libro, sono stati cancellati, ma il grosso degli appuntamenti va avanti. Nelle università qualche professore fa lezione a distanza, ma sono iniziative individuali: scuole e college restano aperti.

C’è gente che si è data a fare scorte di generi di prima necessità (soprattutto carta igienica, che in qualche supermercato scarseggia) ma non ci sono scaffali vuoti. È anche una questione culturale: i britannici vanno fieri del loro stiff upper lip, il labbro superiore rigido, cioè lo stoicismo (fino all’indifferenza) di fronte alle difficoltà, senza abbandonarsi a reazioni emotive. E un altro concetto fondamentale è quello di grace under fire, la grazia sotto il fuoco nemico: ossia mai perdere la compostezza. Resisterà tutto questo all’infuriare del coronavirus? È presto per dirlo. Ma per ora, dopo la Brexit politica, si sta assistendo anche alla Brexit sanitaria.

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