@ - «Dovremo tagliare ancora di più le tasse. Per la legge elettorale guardo al sistema tedesco» «Dovremo tagliare ancora di più le tasse «Per la legge elettorale guardo al sistema tedesco».
Giuseppe Conte sta per festeggiare i primi 100 giorni del governo giallorosso e, al di là delle baruffe tra i partiti, ostenta soddisfazione: «Abbiamo vinto lo sprint dei 100 metri. Ora parte la maratona delle riforme strutturali per cambiare davvero il Paese». Sul tavolo di Palazzo Chigi ci sono gli appunti del «cronoprogramma» per i prossimi tre anni, che il premier chiama «Agenda 2023». Il mese di gennaio lo dedicherà al confronto sulle riforme da fare, ma non porterà i ministri in conclave. «Mai parlato di ritiri spirituali — scherza il presidente —. Voi ragionate con vecchi schemi, io invece sono fresco...».
Per non stare «appesi» ai diktat di Renzi o Di Maio, Zingaretti e Bettini chiedono una «verifica» di governo. E lei, troverà la forza di andare avanti?
«Stare appeso non è nel mio carattere e la forza ci viene dai risultati. Più che di una verifica, si tratterà di un rilancio. In soli 100 giorni abbiamo messo in sicurezza il Paese e i risparmi delle famiglie. Abbiamo sterilizzato 23 miliardi di Iva, abbassato tre miliardi di tasse ai lavoratori, restituiremo tre miliardi agli italiani che utilizzeranno la moneta elettronica. Abbiamo previsto più fondi per Comuni, famiglie, disabili e non autosufficienti, forze di polizia e vigili del fuoco».
Eppure un italiano su due pensa che abbiate i giorni contati. Non state esagerando con le liti?
«C’è qualche segno di incertezza, i cittadini si aspettano massima chiarezza dal governo e dalle forze di maggioranza. Io ho le idee ben chiare. Il dibattito pubblico di queste settimane non ci ha fatto bene, perché ha restituito l’immagine di una maggioranza in cui sono tanti i tentativi di rimarcare uno spazio politico autonomo, di appuntare bandierine. Dobbiamo correre tutti insieme».
Difficile, senza spirito di squadra. Se non si approva il cronoprogramma con l’Agenda 2023, tutti a casa?
«Le riforme strutturali che ci attendono richiedono gioco di squadra e massima determinazione a perseguire l’interesse generale. Inviterò tutti ad abbracciare questo spirito e pretenderò da tutti un chiaro impegno».
Ma ce l’ha un’idea forte, come Reddito e Quota 100?
«Abbiamo idee e gambe per portare a compimento questa stagione riformatrice. Dobbiamo lavorare per tagliare ancor più le tasse. Occorre una decisa riforma dell’Irpef e della giustizia tributaria. Dobbiamo abbreviare i tempi dei processi penali e civili. Dobbiamo rilanciare il piano degli investimenti, con razionalizzazione delle risorse pubbliche, più efficace partenariato pubblico-privato, riduzione dei lacci burocratici, semplificazione del quadro normativo, sostegno alle piccole e medie imprese. E accelerare la digitalizzazione della pubblica amministrazione».
Con quali soldi, visto che dovete trovare 18 miliardi per sterilizzare l’Iva 2021?
«Sono fiducioso. Se in 100 giorni abbiamo trovato risorse per 23 miliardi ed evitato un salasso di 540 euro di tasse a famiglia, in 365 giorni riusciremo a fare molto di più».
Per il presidente Mattarella l’evasione fiscale è «indecente». Ha un piano concreto per combatterla?
«Dobbiamo perseverare nella lotta all’evasione, che insieme alla fiducia dei mercati finanziari ci consentirà di recuperare maggiori risorse».
Con la marcia indietro su plastic tax e sugar tax avete rinunciato a orientare i consumi e la produzione in una direzione più virtuosa?
«Abbiamo indirizzato il nostro sistema produttivo verso prodotti eco-compatibili e meno dannosi per la salute, dosando il loro impatto per dare il tempo alle imprese di adeguarsi. Abbiamo stanziato oltre 3 miliardi nel prossimo triennio per un Fondo dedicato a interventi “verdi” e, sul fronte dell’economia circolare, abbiamo previsto un credito d’imposta al 10% per le imprese che adottano processi virtuosi».
Dopo lo scontro tra Bonafede e Orlando, come pensa di mettere mano alla riforma della giustizia?
«Il primo gennaio entrerà in vigore la nuova normativa sulla prescrizione. Riusciremo a trovare le misure più adeguate per ridurre i tempi dei processi penali e per evitare che un processo si estingua senza pervenire a una sentenza di merito. Troveremo una soluzione che riesca a ottemperare a tutte le legittime esigenze espresse dalle forze di maggioranza».
Pensa davvero di riuscire a salvare Alitalia e rilanciare quel che resta dell’Ilva?
«Sono ottimista, perché stiamo seguendo questi dossier con la massima attenzione e perché credo nella risposta del “sistema-Paese”. Con l’ultimo decreto legge, abbiamo posto la compagnia di bandiera in condizione di rilanciarsi e di predisporsi a una soluzione di mercato».
Arcelor Mittal vuole pagare un miliardo per lasciare Taranto. E poi? Saranno le aziende pubbliche a risollevare Ilva?
«Ho guardato negli occhi i tarantini, la fiducia deriva anche dalla forza che mi hanno trasmesso chiedendomi di trovare una soluzione. Stiamo affinando un piano che prevede anche la discesa in campo di aziende a partecipazione pubblica. Non ne faccio una questione ideologica o di dirigismo economico. Nell’ambito di un approccio flessibile, se c’è da tutelare l’interesse nazionale alla produzione e la tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente, è bene che lo Stato faccia la sua parte».
Quanti esuberi è disposto ad accettare?
«Niente numeri, il negoziato è in corso, ma non saranno certo 4.000. Dobbiamo salvaguardare i livelli occupazionali e se mai saremo costretti a confrontarci col tema degli esuberi, ci saranno misure sociali di accompagnamento».
Lo scontro sul Mes, con Salvini che l’ha accusata di tradimento e Di Maio in sintonia con la Lega, rischia di essere la nostra Italexit?
«Il dibattito pubblico è rimasto inquinato da uscite mistificatorie e non ha aiutato gli interessi dell’Italia l’insieme di falsità propagandate dalla coppia Salvini-Borghi. La Lega che ho conosciuto io aveva respinto le pulsioni antieuropeiste, mentre ora vedo che la golden share è in mano a chi vuole portare l’Italia fuori dall’euro. Ma allora lo si dica, senza prendere in giro i cittadini e le altre forze politiche di centrodestra. Non si utilizzi un dibattito, peraltro molto tecnico e sin qui condiviso anche dalla Lega, per soffiare sul vento del “no euro”».
La preoccupa l’asse tra Salvini e Renzi sul proporzionale?
«Non è giusto che la legge elettorale sia di fonte governativa, è giusto che sia rimessa al gioco delle forze parlamentari. Mi sorprenderebbe se la Lega dovesse abbandonare la preferenza per un sistema maggioritario. Sarebbe un segno di debolezza».
L’accelerazione sulla legge elettorale non rischia di portare dritti al voto?
«C’è un confronto parlamentare. Mi auguro solo che, se si dovesse andare verso il proporzionale, si riesca a consolidare il governo e la stabilità delle legislature. Ci si può anche orientare in questa direzione, ma serve un’adeguata soglia di sbarramento e la sfiducia costruttiva, come nel sistema tedesco».
Di Maio e Renzi sono in competizione con lei. A gennaio conta di rilanciare anche la sua premiership?
«A me interessa rilanciare il lavoro di squadra, per governare nell’interesse degli italiani. Con Luigi Di Maio ci conosciamo meglio e abbiamo buoni rapporti personali. Con Renzi non ho avuto molte occasioni, ma mi farà piacere incontrarlo presto. Io non ho problemi con nessuno perché faccio del dialogo il principio metodologico della mia azione. La manovra è stata il frutto di questo confronto e sono convinto che affineremo ancora meglio questo metodo, già a partire da gennaio».
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