@ - Industria Italiana: perché la crisi in Germania può essere un’opportunità.
L’industria italiana è sempre più esposta alla crisi economica interna alla Germania. Ma un focus sulle prospettive produttive potrebbe evidenziare interessanti opportunità per la produzione nazionale. I timori sulla recessione della maggiore economia UE stanno sicuramente allarmando l’intera Eurozona. In particolare l’Italia e il suo cuore industriale, strettamente legato alla domanda proveniente da Berlino.
Anche se gli ultimi dati sul PIL tedesco hanno scongiurato, almeno per ora, una recessione tecnica, i segnali restano incerti. L’industria italiana, già colpita dalla crisi in atto in Germania, potrebbe mostrare segni di adattamento nei comparti produttivi chiave.
Industria italiana: i segni di sofferenza causati dalla crisi in Germania
La sofferenza nella produzione italiana a seguito della flessione tedesca c’è. Il calo di vendite verso il partner europeo, infatti, ha già colpito in modo evidente l’area settentrionale del nostro Paese.
Questo è certamente un problema per il governo italiano, impegnato nel disperato tentativo di rilanciare la crescita economica e controllare il debito pubblico, il più pesante in tutta l’Europa.
La Germania è la principale destinazione di esportazione in Italia, con 58 miliardi di euro di beni venduti nel 2018, principalmente prodotti industriali, dai componenti automobilistici ai sistemi di refrigerazione fino ai prodotti chimici.
L’impatto sull’economia italiana è strettamente concentrato in cinque regioni centro-settentrionali: Lombardia, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna e Veneto.
Il distretto dei prodotti in metallo di Lecco, per esempio, è il più esposto alla crisi tedesca. La Fonderia di Torbole, produttrice di freni a disco a Brescia, ha un forte interesse in Germania. Qui, infatti, è destinato circa un terzo dei 160 milioni di euro di vendite annuali del gruppo. Tra i clienti figurano il colosso automobilistico tedesco Volkswagen AG, nonché Toyota Motor Corp. e Hyundai Motor Co.
Anche se l’utilizzo dei componenti per veicoli non diesel ha mitigato in parte gli effetti negativi, i turni di produzione della fonderia si sono ridotti. L’ottimismo però c’è, come afferma lo stesso ad Frigerio in un articolo di Bloomberg. La ripresa è prevista per la prima metà del 2020, anche se l’espansione tedesca del terzo trimestre è stata solo dello 0,1%.
Intesa Sanpaolo, in una ricerca riportata sempre da Bloomberg, ha osservato che 91 dei 150 distretti industriali italiani stanno registrando una contrazione delle vendite destinate alla Germania. Non è solo il settore automotive a essere colpito, ma anche lo scambio di prodotti chimici, gomma, tessuti e alimentari.
Quale opportunità cogliere dalla recessione tedesca?
Dinanzi all’oggettiva flessione del flusso di merci italiane verso la Germania, una opportunità di crescita c’è e si chiama diversificazione dei mercati.
Le aziende italiane, infatti, si stanno adattando al nuovo scenario economico europeo, costruendo mercati in altri Paesi.
Il problema tedesco, quindi, non deve essere sopravvalutato, ma convertito in un nuovo andamento. Come sottolineato nello studio dell’istituto bancario, le aziende stanno affrontando i momenti difficili solo adesso, dopo un lungo periodo di solida domanda.
Brembo SpA, il primo produttore mondiale di freni a disco, ha registrato un calo del 14% delle vendite in Germania nei primi nove mesi di l’anno. Ciò si confronta con un calo del 2,5% delle vendite italiane, ma con una crescita del 5,5% in Francia.
Questa è la chiave di lettura dell’opportunità per l’industria italiana. Poiché lo scenario europeo è destinato a mutare con la contrazione della domanda tedesca, i partner commerciali possono diventare altri. La produzione può essere indirizzata a Paesi finora sottovalutati nella domanda, a causa del dominio del traino tedesco.
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