domenica 3 novembre 2019

Hong Kong brucia. Lanciate molotov contro la polizia Ignorato l'ultimatum di Pechino e anche il divieto di mascherarsi

@ - Un altro sabato d'inferno a Hong Kong, dove il movimento che protesta ormai da quasi cinque mesi contro le ingerenze di Pechino non sembra davvero stanco di scendere in piazza.

Ieri il bilancio degli scontri, reso noto dalla polizia dell'ex colonia britannica, parla di cinque persone - quattro uomini e una donna tutti tra i 19 e i 24 anni - arrestati per possesso di armi e di circa 100 molotov sequestrate. Il sovrintendente dell'ufficio del crimine organizzato, Yeung Yiu-chung, citato dal South China Morning Post, ha riferito ai media che gli operatori, intervenuti in un appartamento a Wan Chai, in Canal Road West, hanno trovato in tutto 188 molotov, pronte e non, cinque manganelli allungabili, due lattine di spray al pepe, oltre a caschi e maschere antigas. Quel che è certo che non sembra avere sortito alcun effetto l'ultimatum lanciato qualche giorno fa da Pechino, che ha minacciato i manifestanti di una dura repressione in caso di nuove sfide al sistema e ha anche annunciato un piano per l'educazione patriottica nell'ex colonia britannica. Ieri grandi folle di manifestanti vestiti di nero, molti dei quali con le maschere facciali messe fuorilegge dal governatorato nelle scorse settimane, hanno riempito Causeway Bay, un popolare quartiere commerciale. In Fenwick Street, vicino al comando della polizia, sono stati lanciati gas lacrimogeni e in punti nevralgici la polizia ha schierato i cannoni ad acqua. I manifestanti hanno attaccato gli agenti con lanci di pietre e di molotov e si sono scagliati anche contro le stazioni della metro e le sedi di alcune aziende ritenute vicino a Pechino. Sono stati presi d'assalto per la prima volta da giugno anche gli uffici dell'agenzia di stampa cinese Xinhua. Secondo quanto riferito dai testimoni, un gruppo di dimostranti ha rotto i vetri delle porte, imbrattato i muri con la vernice rossa e appiccato un incendio all'ingresso.

Ieri intanto Joshua Wong, attivista e politico di 23 anni, già candidato al premio Nobel per la Pace nel 2017 e fondatore del partito Demosisto, ha chiesto su twitter al leader del Senato degli Stati Uniti, Mitch McConnell, di approvare l'Hong Kong Human Rights and Democracy Act. «Molti modi per allentare la tensione, ma il governo di Hong Kong invece la alimenta. Mentre il governo tollera i barbari abusi della polizia, ancora e ancora, sta emergendo un piano per sospendere le elezioni del 24 novembre». Elezioni alle quali lo stesso Wong avrebbe dovuto partecipare, prima che la sua candidatura venisse cancellata dalle autorità.

Nessun commento: