domenica 13 ottobre 2019

Foto addetti Vaticano sospesi, il Papa attacca: "È un peccato mortale"

@ - Il Pontefice: "Lesivo della dignità e della presunzione di innocenza". E fa aprire un'indagine.


Pope Francis leaves the morning session of the Amazon synod, at the Vatican, Saturday, Oct. 12, 2019. Pope Francis is holding a three-week meeting on preserving the rainforest and ministering to its native people as he fended off attacks from conservatives who are opposed to his ecological agenda. (AP Photo/Alessandra Tarantino)

Dopo la pubblicazione delle foto di addetti del Vaticano sospesi in seguito agli accertamenti su operazioni finanziarie sospette della Segreteria di Stato, ”è iniziata un’indagine, per volere del Santo Padre, sulla illecita diffusione di un documento ad uso interno delle forze di sicurezza della Santa Sede, la cui gravità, nelle parole di Papa Francesco, è paragonabile ad un peccato mortale, poiché lesivo della dignità delle persone e del principio della presunzione di innocenza”. Quanto riferito all’ANSA dal direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, conferma l’entità dell’“incidente” dovuto all’uscita sui giornali dell’ordinanza, con tanto di foto segnaletiche, riguardante la sospensione e l’allontanamento dai loro posti di lavoro di cinque funzionari - quattro laici e un monsignore - interessati dai sequestri di carte e pc in Segreteria di Stato e all’Aif.

Una notizia che descrive tra l’altro l’irritazione del Papa per l’accaduto e che si aggiunge al clima di “veleni” che si respira in Vaticano. Un messaggio anonimo aveva infatti già preso di mira, con toni fortemente accusatori, il comandante della Gendarmeria vaticana Domenico Giani, incolpandolo di aver passato ai giornalisti il documento: l’sms inviato il 3 ottobre scorso, il giorno dopo l’uscita della notizia, da un numero di cellulare anonimo a prelati, funzionari vaticani e osservatori parlava di “buccia di banana” su cui Giani sarebbe scivolato, di superamento del “limite della decenza”, di “sete di potere e di affermazione dell’Io”, e lo invitava a meditare sul “male fatto a tutte le persone coinvolte”.

L’ordinanza portava la firma dello stesso Giani e la sua pubblicazione da parte dei media sarebbe all’origine della possibilità, secondo quanto ha scritto oggi il Corriere della Sera, che il capo della Gendarmeria lasci presto il suo incarico. Un’ipotesi che ha fatto sobbalzare non pochi in Vaticano, perché un suo allontanamento da parte del Papa vorrebbe dire l’uscita di scena di uno dei più stretti collaboratori operativi del Pontefice, il laico anche fisicamente a lui più vicino: l’uomo che impersona il vero “angelo custode” di Bergoglio, impegnato tra l’altro nella preparazione e nella sicurezza di tutti i suoi viaggi, tra i quali si ricorda quello difficilissimo nella Repubblica Centrafricana, quando lo stesso Giani dovette affrontare la contrarietà alla visita da parte dei Servizi segreti francesi.

Sia il contenuto del messaggio, però, sia molti mormorii nelle segrete stanze - oltre all’apertura dell’indagine per volere del Papa -, testimoniano di un clima di tensione che si è concentrato intorno alla figura di Giani e che l’“incidente” dell’avviso finito sui media ha acuito. Anche perché l’ordine firmato da Giani ha avuto tra i destinatari una personalità molto stimata e finora insospettabile come mons. Mauro Carlino, capo dell’Ufficio Informazione e Documentazione e per anni segretario personale del card. Angelo Becciu, prefetto per le Cause dei Santi ed ex sostituto della Segreteria di Stato. E non è un caso che all’indomani della pubblicazione, l’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, si è scagliato contro la “gogna mediatica” cui veniva sottoposi i coinvolti.
Dentro al Vaticano il clima è da resa dei conti: una situazione che si è determinata con la brusca cacciata del revisore generale Libero Milone e che è proseguita con le evoluzioni recenti delle denunce contro gli investimenti esteri milionari dell’Obolo di San Pietro, investigazione della quale non si conoscono ancora i capi d’accusa.

Giani si è trincerato in uno stretto silenzio, ma chi ha potuto parlare con lui lo descrive molto amareggiato, con la sensazione di pagare eventualmente per gli errori di altri - nessuno lo accusa ovviamente di aver fatto lui la “soffiata” ai media -, rivendicando la sua fedeltà al Papa.

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