sabato 21 settembre 2019

Vaticano, rosso da 70 milioni. Crollo delle donazioni e stipendi da nababbi

@ - Un detto romanesco dice che a “Roma Dio nun è trino, è quattrino”: e sembra essersene accorto anche Papa Francesco. Le casse della Santa Sede, infatti, nel 2018 hanno registrato un disavanzo di circa 70 milioni di euro su un budget di 300 milioni.

Crollo delle donazioni
Quel che pesa sul “rosso” pontificio è anzitutto il crollo delle donazioni. Poi, i contributi degli enti economici interni che sono sempre meno risolutivi. Bergoglio non ha ancora nominato un Prefetto della Segreteria per l’Economia (ruolo precedentemente ricoperto fino al 2017 dal cardinale Pell, costretto a lasciare Roma per le accuse di pedofilia in Australia). Quindi ha incaricato il cardinale tedesco Reinhard Marx di trovare una soluzione.

“Stipendi fino a 15mila euro al mese”
Marx ha quindi convocato una riunione d’emergenza. «Uno dei problemi principali sono gli stipendi di alcuni laici che guadagnano fuori tabella anche 15mila euro al mese” dichiara uno dei capi dicastero che parteciperà alla riunione con il porporato. “Ci sarebbero state tante voci su cui poter lavorare e tagliare ma l’arrivo dei consulenti da società esterne, poi entrati come dipendenti a carico della Santa Sede, ha complicato le cose: guadagnano più di noi cardinali e spesso non hanno nemmeno buone competenze».

Il taglio degli ascensoristi
I dipendenti del Vaticano sono circa 5mila tra Santa Sede e Governatorato; solitamente gli stipendi che percepiscono sono modesti. Le spese molto elevate si ritrovano sotto le voci dei compensi degli specialisti che lavorano negli enti economici del Vaticano. Nei mesi scorsi il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, si è trovato costretto a tagliare gli straordinari festivi per gli ascensoristi del Palazzo Apostolico; pronta è arrivata la “punizione divina”: lo scorso 1 settembre Papa Francesco è rimasto bloccato per 25 minuti in ascensore. Non essendo presenti gli addetti, è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco.

Risparmi in fumo “di sigaro”
Il Governatorato ha poi optato per un “taglio” sulle spese sanitarie; chi ne ha fatto le spese è stato il Fondo Assistenza Sanitaria. Adesso i genitori che ne usufruivano devono rivolgersi al servizio sanitario nazionale italiano. Qualche alto prelato imputa alla decisione di vietare la vendita delle sigarette in Vaticano l’ammanco di una certa liquidità: «Quella era un’entrata sicura che è venuta a mancare, peccato che però si continuino a vendere i sigari, solo perché interessano a qualcuno in alto». I risparmi vaticani sono, insomma, andati in fumo …

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