@ - La vera risposta a Matteo Salvini è arrivata da Papa Francesco. “È insensato, – ha scritto Bergoglio – nella prospettiva del bene dei popoli e del mondo, chiudere gli spazi, separare i popoli, anzi contrapporre gli uni agli altri, negare ospitalità a chi ne ha bisogno e alle loro famiglie”. Un’affermazione contenuta nel messaggio inviato dal Papa ai partecipanti al 33esimo incontro internazionale di preghiera per la pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’arcidiocesi di Madrid. Ancora più esplicito è stato Francesco spiegando che “in questo modo si fa ‘a pezzi’ il mondo, usando la stessa violenza con cui si rovina l’ambiente e si danneggia la casa comune, che chiede invece amore, cura, rispetto, così come l’umanità invoca pace e fraternità”.
Per il Papa, infatti, “la casa comune non sopporta muri che separano e, ancor meno, che contrappongono coloro che la abitano. Ha bisogno piuttosto di porte aperte che aiutino a comunicare, a incontrarsi, a cooperare per vivere assieme nella pace, rispettando le diversità e stringendo vincoli di responsabilità. La pace è come una casa dalle molte dimore che tutti siamo chiamati ad abitare. La pace è senza frontiere. Sempre, senza eccezioni”. Parole che possono suonare anche come una benedizione al governo Conte II, ma che segnano certamente una soddisfazione, da parte di Bergoglio, per l’inversione di rotta nella politica italiana in tema di accoglienza dei migranti.
Come ha spiegato lo stesso fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, “il problema non è l’esistenza dei confini. È invece come vivere le frontiere in un mondo, grande e talvolta terribile. Spesso confini respingenti o impregnati di odio fanno a pezzi il mondo, creano un insidioso clima conflittuale”. Per Riccardi “la questione, che ci angustia, è la pace. Qualcuno dirà che, posta così, è generica, che va articolata in prospettive specialistiche. Sarà ingenuo, ma lasciatemi dire che la visione unitaria della pace è quella ereditata dalle religioni: una pace che abbraccia tutti e va dalla fine dei conflitti ai rapporti tra persone sino alla dimensione del cuore”.
Il messaggio del Papa, però, supera ben oltre i confini della Penisola e si rivolge in particolare all’Europa e a tutte le confessioni religiose, in quello spirito di reciproco dialogo tra tutte le fedi affermato con forza da San Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986. Uno spirito che la Comunità di Sant’Egidio ha portato avanti in questi anni senza mai cadere nel sincretismo, fobia di cui era affetto Benedetto XVI, ma dimostrando che il dialogo parte dalla conoscenza reciproca e dalla preghiera per la pace. È questo il punto nodale dell’incontro dei leader di tutte le confessioni religiose. Senza paura, senza chiusure e senza pregiudizi, pur non nascondendo la propria identità, in molti casi assai diversa. Ma non per questo ritenendo che il dialogo sia impossibile.
Francesco stesso ha spiegato che “nella tradizione di questi incontri internazionali di preghiera per la pace, a cui anch’io ho partecipato ad Assisi nel 2016, la preghiera che sale a Dio occupa il posto principale e decisivo. Ci unisce tutti, in un comune sentire, senza confusione alcuna. Vicini, ma non confusi! Perché comune è l’anelito di pace, nella varietà delle esperienze e delle tradizioni religiose”. Non a caso il Papa richiama spesso un testo molto avversato all’interno della stretta geografia cattolica. Si tratta del documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019, da Bergoglio e dal grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb.
Un testo nel quale i due leader ribadiscono che “le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, di ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue”. Parole figlie del Concilio Ecumenico Vaticano II e della dichiarazione Nostra aetate sul rapporto della Chiesa cattolica con le religioni non cristiane. Non si tratta solo di parole, benché di un’importanza straordinaria soprattutto nell’epoca del fondamentalismo religioso che causa numerosi morti con i criminali attentati terroristici, bensì di una vera e propria bussola per orientare la presenza dei credenti nel mondo.
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