domenica 23 giugno 2019

Si vota per eleggere il sindaco di Istanbul, di nuovo

@ - Il candidato dell'opposizione ci riprova, dopo che il presidente Erdoğan era riuscito a far annullare la sua vittoria lo scorso marzo.
Oggi si vota per eleggere il nuovo sindaco di Istanbul, per la seconda volta nel giro di pochi mesi. Il primo voto, lo scorso 31 marzo, era stato vinto dal candidato Ekrem Imamoglu, del principale partito di opposizione CHP, ma è stato annullato in seguito alle forti pressioni fatte dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan sulla commissione elettorale. Dopo aver annullato le elezioni, la commissione ha fissato un secondo voto per domenica 23 giugno.

Lo scorso marzo Imamoglu era riuscito a battere l’ex primo ministro Binali Yildirim, il candidato del partito di Erdoğan AKP, per 14mila voti su 10 milioni. Secondo i sondaggi – che in Turchia non sono particolarmente affidabili, visto che i mezzi di comunicazione sono quasi tutti controllati dal governo – l’esito del voto sarà molto incerto anche questa volta. Yildirim, un politico piuttosto noto e molto fedele al presidente Erdoğan, ha dalla sua parte i media e l’apparato governativo, che in Turchia appoggia quasi sempre i candidati vicini ad Erdoğan.

Imamoglu può contare sul suo carisma personale e su una solida base formata da oltre 150mila attivisti. Nelle ultime settimane si è dimostrato molto ottimista sulle sue possibilità di vincere. Nel suo commento al votopubblicato sul Washington Post, intitolato «Come ho vinto l’elezione a sindaco di Istanbul e come la vincerò di nuovo», Imamoglu scrive di essere certo della vittoria, sempre che «ai cittadini di Istanbul sia consentito di esprimere liberamente il loro voto».

Istanbul è una città particolarmente importante in Turchia. Con 15 milioni di abitanti è la città più popolosa del paese oltre che il suo centro economico (mentre la capitale politica è Ankara). Chiunque venga eletto sindaco di Istanbul diventa insomma immediatamente uno dei politici più importanti del paese, con grandissima visibilità e il controllo su un’enorme macchina amministrativa. È proprio a Istanbul, infatti, che Erdoğan venne eletto sindaco per la prima volta, negli anni Novanta, dando inizia alla sua carriera politica; nel corso degli ultimi 25 anni il suo partito, l’AKP, non è mai stato sconfitto in città.

Se Imamoglu dovesse vincere, diventerebbe automaticamente una sorta di anti-Erdoğan: il personaggio più rilevante in vista di una sfida diretta al presidente turco che, secondo molti osservatori, si è oramai da tempo trasformato in un leader autoritario. Imamoglu in parte ha già raggiunto questo ruolo grazie alla sua vittoria di marzo e alla nuova campagna elettorale.

Inizialmente Imamoglu aveva insistito molto sui problemi della città, lasciando in secondo piano i temi nazionali. Nella seconda campagna elettorale, invece, ha dedicato molto più tempo ad attaccare direttamente Erdoğan e presentarsi come una credibile alternativa al suo sistema di potere. Nelle ultime settimane, per esempio, ha tenuto una serie di comizi, tutti molto affollati, lungo la costa del Mar Nero, la sua regione di origine, che però non è coinvolta direttamente nelle elezioni cittadine.

Ad aiutarlo ha contribuito il fatto che lo stesso AKP, nel tentativo di mobilitare il suo elettorato, ha messo il voto di Istanbul in cima alla sua agenda. Erdoğan ha sostenuto il candidato dell’AKP con tutte le sue energie, arrivando a tenere fino a otto comizi al giorno. Yildirim ha persino accettato un confronto televisivo con Imamoglu, il primo che si è tenuto in Turchia negli ultimi 17 anni. L’attenzione del pubblico, però, potrebbe essere un’arma a doppio taglio per Imamoglu. Diventare un credibile rivale di Erdoğan, infatti, rischia di avere conseguenze molto gravi, come ha scoperto per esempio il leader curdo Selahattin Demirtaş, arrestato nel 2016 dopo una serie di vittorie elettorali e da allora detenuto.

Erdoğan, che lo scorso anno è stato rieletto presidente per un secondo mandato con più del 52 per cento dei voti, negli ultimi anni ha aumentato enormemente il suo controllo sulla Turchia, facendo approvare riforme costituzionali che hanno accresciuto i suoi poteri e licenziando migliaia di agenti di polizia, soldati e funzionari pubblici accusati di aver partecipato al colpo di stato del 2016. Nonostante il suo pervasivo controllo anche sui mezzi di informazione – non esistono di fatto grandi giornali di opposizione, nel paese – alle ultime elezioni amministrative il CHP ha ottenuto importanti vittorie in molte grandi città del paese, tra cui anche la capitale Ankara, complice il fatto che la Turchia sta attraversando una recessione dopo dieci anni di crescita economica.

Molti considerano l’eventuale sconfitta a Istanbul un segnale importante della crisi di Erdoğan, messo in difficoltà dalla situazione economica dopo 20 anni trascorsi al potere. Altri sostengono che Erdoğan abbia già in passato attraversato gravi periodi di crisi ma che sia sempre riuscito a uscirne, in genere imponendo al paese crescenti svolte autoritarie (per esempio, appunto, arrestando avversari politici come Demirtaş e distruggendo il suo partito, il curdo HDP). Per il momento Erdoğan è riuscito nel suo piano un’altra volta, ottenendo l’annullamento della vittoria del suo avversario, ma non è detto che ci riuscirà ancora.

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