domenica 9 giugno 2019

LA GUERRA DEI CONTI Bruxelles propone la procedura di infrazione contro l'Italia

@ - Come da copione. La Commissione europea, il braccio esecutivo della Ue, ha proposto di avviare una procedura di infrazione contro l'Italia per debito eccessivo. Ora il dossier sarà vagliato nella riunione dell'11 giugno del Comitato economico e finanziario, l'organo che riunisce i direttori generali dei ministeri delle Finanze, per poi passare il 9 luglio nelle mani del cosiddetto Ecofin: il consiglio Ue che riunisce i ministri dell'Economia dei vari stati membri, l'unico organismo che può dare il via libera formale alla procedura con un voto a maggioranza qualificata (due terzi del totale). Bruxelles contesta il governo italiano per tre ragioni: il mancato rispetto del risanamento dei conti pubblici previsto dalle regole europee, l'aggravarsi del debito pubblico e «un progresso limitato» nell'adozione delle raccomandazioni-paese dell'anno scorso. Per bloccare la procedura, la Commissione chiede una riduzione dello 0,1% della spesa pubblica nel 2020, con aggiustamento strutturale dello 0,6% del Pil. 

E ora? All'esecutivo Lega-Cinque stelle non resta che la via delle trattative, come quelle che hanno permesso di evitare le sanzioni già a dicembre 2018. Il nostro paese ha poco più di un mese per mettersi in regola ed evitare una multa pari allo 0,2% del Pil, circa 3,6 miliardi di euro. Il problema sarà conciliare le linee guida della Ue con l'offensiva del vicepremier Matteo Salvini, deciso a «cambiare le regole» dopo il voto alle Europee. L'aggiustamento richiesto dai commissari si scontra con gli annunci di tagli alle tasse del leader leghista, a partire dal cavallo di battaglia della flat tax. 

Storie da Bruxelles (e non solo) 

Enrico Letta (Ansa) 
Nomine, trattative in alto mare. Ipotesi Letta al Consiglio
Restano in salita le trattative per l'assegnazione delle cinque cariche in scadenza nel 2019: presidente della Commissione europea, presidente del Consiglio europeo, presidente del Parlamento Ue, presidente della Bce e Alto rappresentante della politica estera. I negoziati si fanno ostici soprattutto per la carica più incisiva, quella di presidente della Commissione, con un braccio di ferro tra Germania e Francia sul nome da appuntare nel dopo-Juncker. Angela Merkel si schiera a favore del candidato del Ppe Manfred Weber, ritenuto troppo debole dai suoi avversari. Emmanuel Macron spinge per il francese Michel Barnier, a sua volta in arrivo dai Popolari, ma non disdegnerebbe un'ascesa dell'ex commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager. E l'Italia? Il nostro governo è uscito (ancora) più isolato dal voto delle Europee del 2019, con il rischio di azzerare la sua presenza ai vertici dopo gli anni di Mario Draghi alla Bce, Antonio Tajani al Parlamento e Federica Mogherini come Alto rappresentate della politica estera. In ambienti europei si è profilata l'ipotesi di candidare l'ex premier italiano Enrico Letta alla carica di presidente del Consiglio, ma il suo nome si è già scontrato sul veto del governo Lega-Cinque stelle. 

Donald Trump (AP) 

Trump corteggia il Regno Unito
Le maniere possono essere riviste, ma il messaggio è chiarissimo. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha approfittato della sua visita a Londra per proporre una intesa bilaterale ancora più stretta fra i due paesi. Nel corso della visita diplomatica, l'ultima con Theresa May nella veste di premier e segnata da qualche gaffe, Trump ha promesso un accordo «favoloso» fra i due mercati, capace di aumentare l'interscambio oltre la quota attuale di 190 miliardi di sterline. Non c'è nulla di inedita nella special relationship che lega i due paesi, rimasta intonsa da oltre 70 anni e rinsaldata da un flusso di investimenti pari a 1000 miliardi. Il corteggiamento di Trump, però, arriva a ridosso del divorzio di Londra dalla Ue e sembra intenzionato a strappare Londra definitivamente l'Isola dalla sfera di influenza del Vecchio Continente. Un segnale che non può essere trascurato da Bruxelles, già finita nel mirino della guerra commerciale dichiarata dalla Casa Bianca al resto degli ex partner commerciali. 

Draghi, il ruolo «politico» della Banca centrale europea
Mario Draghi uscirà di scena in autunno. Nell'attesa, però, la sua eredità alla Bce è già tracciata: le politica monetaria deve affrontare la flessione delle aspettative sull'inflazione, anche al costo di assumere un ruolo più politico che tecnico. È la linea ribadita dall'ultima riunione dell'istituto di Francoforte, con un pacchetto di decisioni che si estenderanno anche al primo semestre del suo successore a Francoforte. I tassi resteranno fermi fino alla metà del 2020 e la Tlrtro(Targeted Longer-Term Refinancing Operations, operazioni di rifinanziamento a più lungo termine) si presteranno a un uso mirato, ad esempio offrendo condizioni generose a chi supera un certo livello nella concessione dei prestiti netti. Nella conferenza stampa, il numero uno della Bce ha appena sfiorato la cronaca politica, salvo riserare una stoccata all'ipotesi governativa dei mini-Bot: «O sono moneta, illegale, o sono debito». 

 
Mette Frederiksen (ANSA) 

Danimarca, vittoria a metà dei socialdemocratici
I Socialdemocratici tornano alla vittoria nelle elezioni danesi. La coalizione di centrosinistra capeggiata dai Socialdemokraterne ha conquistato 91 dei 179 seggi disponibili nella Camera di Copenaghen, contro gli 80 del blocco di centrodestra guidato dal premier uscente Lars Løkke. Un margine che basta alla formazione di un esecutivo per i prossimi quattro anni. La vittoria è stata salutata come un «ritorno della sinistra» contro i nazionalisti, crollati nel frattempo sotto la soglia della rilevanza: il Partito del popolo danese è scivolato dal 21,1% all'8,8% dei consensi, più che dimezzando i propri seggi da 37 a 16. Ma la diagnosi non è così facile. È vero che socialdemocratici hanno recuperato consensi a destra grazie a una linea più rigida sull'immigrazione e alle promesse di aumento della spesa in welfare, aggiudicandosi un totale di 48 seggi. Ma il cambio di rotta ha fatto storcere il naso all'elettorato più sinistra, confluito su forze in crescita come il Partito Social-Liberale Danese (16 seggi) e del Partito popolare socialista (14 seggi) . La carica di primo ministro potrebbe andare alla 41enne Mette Frederiksen, consentendole di diventare la premier più giovane nella storia del paese. 

RASSEGNA STAMPA
Cosa abbiamo letto in giro, varie ed eventuali 

 
Mario Draghi (EPA) 

1)Bce, perché Weidmann non è la scelta giusta
Jens Weidmann, attuale numero uno della Bundesbank, viene indicato come uno dei candidati papabili per la Bce del dopo-Draghi. Ma c'è chi lo considera l'uomo sbagliato nella carica sbagliata: troppo ortodosso e incapace di pensare «fuori dagli schemi» per guidare un istituto che ricopre, ormai, anche un ruolo politico nella tenuta del progetto europeo. È l'opinione di Politico.ue, che si sbilancia in un endorsement a favore di altre figure in corsa, come il finlandese Olli Rehn. 

2) L'industria tedesca boccia il governo Merkel
L'idillio fra gli industriali tedeschi e Angela Merkel sembra arrivato al capolinea. Dieter Kempf, presidente della Bundesverbandes der Deutschen Industrie (la Confindustria locale), ha accusato l'ex cancelliera di aver «dissipato» la fiducia riposta nel suo esecutivo. Gli imprenditori temono che l'instabilità politica innescata dalla crisi della grosse Koalition, la grande coalizione fra Cdu e Socialdemocratici, finisca per aggravare il rallentamento produttivo già subito dall'economia nazionale. Il Financial Times ha la storia. 

3) Italia, l'unica via di uscita sono nuove elezioni
Come si esce dallo stallo italiano, fra procedure di infrazione e litigi costanti nel governo? La soluzione più efficace potrebbe essere, anche, la più semplice: nuove elezioni. Il voto restituirebbe al paese una maggioranza più chiara, con linee meno ondivaghe di quelle seguite dall'alleanza Lega-Cinque stelle.È la tesi sposata da un commento della Bloomberg a firma di Ferdinando Giugliano.

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