mercoledì 1 maggio 2019

Caos in Libia, 42mila persone lasciano Tripoli, muore un bimbo di tre anni

@ - Non c'è pace a Tripoli e dintorni. Nel caos libico, dall'inizio degli scontri sono almeno 42 mila gli sfollati. Un dato sconfortante, reso noto dall'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), che si aggiunge al tragico bilancio diffuso dall'Organizzazione mondiale della Sanità. Fino al 28 Aprile, i morti sono 345 e 1652 i feriti 

La raccomandazione di evitare bombardamenti nelle aree civili è un 'comandamento' non sempre onorato. Nel caos libico, anche gli ospedali sono coinvolti nel conflitto che vede l'avanzata verso Tripoli degli uomini del generale Khalifa Haftar osteggiati dalle truppe governative fedeli a Fayez al-Sarraj. L'ostilità sta facendo registrare dati preoccupanti. Secondo l'ufficio delle Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) gli sfollati sono 42mila, mentre l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) tiene il conto dei morti, 345, e dei feriti, 1652 feriti. Negli ultimi tre giorni un bambino è rimasto ucciso e altri tre feriti in attacchi aerei. Le strutture sanitarie risentono dei bombardamenti, come quelli avvenuti lo scorso 28 Aprile con conseguenze avverse per l'ospedale di Espeaa, a sud della città. L'evacuazione e l'interruzione temporanea dei servizi sanitari provocano disagi e mettono a rischio i pazienti. La comunità internazionale - scrive l'Ocha - ricorda a tutte le parti in conflitto che il principio di proporzionalità, come dettato dal diritto umanitario internazionale, deve essere rispettato. Tutte le parti devono evitare l'uso indiscriminato della forza, così come l'uso di artiglieria e bombardamenti aerei, in aree civili. Nei giorni scorsi ci sono stati "bombardamenti indiscriminati", una "violazione del diritto umanitario internazionale", con notizie non confermate di vittime fra i civili nelle zone di Abu Slim, Ain Zara e Al Twaisha. "Per i civili intrappolati dagli scontri sulla linea del fronte, compresi rifugiati e migranti, l'accesso al cibo sta diventando una sfida sempre più grande", sottolinea l'Ocha, precisando che "anche nelle aree in cui i mercati restano aperti, i prezzi delle verdure e dell'olio da cucina sono aumentati, al pari di quello del gas". Secondo le stime sarebbero 3350 i rifugiati e migranti rimasti intrappolati in centri di detenzione situati in aree colpite dai combattimenti.

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