lunedì 15 aprile 2019

Via libera definitivo alla riforma del copyright, l’Italia vota contro

@ - I governi hanno dato l’ultimissimo ok formale. Ora i Paesi hanno due anni di tempo per recepire la direttiva.

La riforma del copyright ha superato anche l’ultimo scoglio: con il via libera formale del Consiglio, la direttiva entrerà in vigore immediatamente dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Dopodiché i governi avranno due anni di tempo per recepirla nei rispettivi ordinamenti nazionali. Il testo, che aveva già ottenuto l’ok del Parlamento europeo, è stato votato questa mattina dai rappresentanti dei 28 governi. La votazione era stata inserita nell’agenda del Consiglio Agricoltura, ossia la prima riunione dei ministri utile in calendario, perché si trattava di un voto senza discussione, una pura formalità: l’approvazione sostanziale, compresa di dibattito, era già arrivata in sede di Coreper, l’organismo che riunisce gli ambasciatori dei Paesi Ue (è un iter comune nelle istituzioni europee).

Stamattina il testo ha ottenuto la maggioranza qualificata: 19 i sì, 6 i contrari e 3 gli astenuti. Tra i contrari, l’Italia, il Lussemburgo, l’Olanda, la Polonia, la Finlandia e la Svezia. I primi cinque hanno fatto mettere per iscritto la loro contrarietà per dire che considerano la riforma «un passo indietro» perché non assicura «il giusto equilibrio tra protezione dei diritti e interessi dei cittadini e delle aziende» e perché avrà «un impatto negativo sulla competitività nel mercato unico digitale europeo». Astenuti il Belgio, l’Estonia (a causa del recente cambio di governo) e la Slovenia. La Germania, dopo accese polemiche interne, alla fine ha sostenuto il testo. Senza il voto di Berlino non ci sarebbe stata la maggioranza.

La nuova direttiva - tra le altre cose - consentirà agli editori di poter negoziare con gli aggregatori di notizie e chiedere una «adeguata remunerazione» per lo sfruttamento dei contenuti giornalistici. Le grandi piattaforme saranno inoltre obbligate a dotarsi di sistemi in grado di intercettare il materiale coperto da copyright che viene pubblicato dagli utenti, Contenuti che, in assenza di licenza, saranno rimossi (a rispondere delle eventuali violazioni saranno le piattaforme online, non gli utenti). Su questi due punti della riforma si era concentrata la resistenza dei contrari alla direttiva. Esultano invece le associazioni europee degli editori: «La riforma va ora implementata rapidamente - dice Carlo Perrone, presidente di Enpa e consigliere di Gedi, gruppo editoriale di cui fa parte La Stampa -, non c’è tempo da perdere. Per questo chiediamo ai governi di fare presto».

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