venerdì 26 aprile 2019

Libia, entrano in azione gli elicotteri di Haftar Attacchi nei sobborghi meridionali di Tripoli

@ - Gli elicotteri d’assalto del cosiddetto Esercito nazionale libico (Lna), guidato dal maresciallo Khalifa Haftar, hanno bombardato nella notte alcune zone di Tripoli. L’intervento dell’aviazione dell’uomo forte della Cirenaica arriva a tre settimane dall’inizio dell’offensiva per conquistare la capitale libica. Negli scontri, dal 4 aprile in poi, sono morte quasi 300 persone, e 1500 sono rimaste ferite. Haftar dispone di alcuni elicotteri di fabbricazione russa Mi-24, risalenti agli anni Ottanta ma ancora efficienti. Sono in grado di lanciare missili aria-terra con una certa precisione e sono già stati impiegati nelle battaglie di Bengasi e Derna, fra il 2014 e il 2018. Ma le forze dell’Lna allineano anche alcuni Mig-21, Mig-23 e Mirage F-1, già utilizzati senza grossi risultati.

Lo scontro con Al-Serraj
Il maresciallo ha avviato nel maggio del 2014 l’Operazione Karama, cioè dignità, per conquistare tutta la Libia e cacciare formazioni e partiti politici di ispirazione islamista. Nel dicembre del 2015 gli accordi di Skhirat hanno portato alla formazione di un governo di unità nazionale, conosciuto con la sigla Gna e guidato da Fayez al-Serraj, ma i due leader, nonostante le mediazioni francesi e italiana, non si sono mai messi d’accordo e il 4 aprile Haftar si è lanciato alla conquista di Tripoli. A livello regionale gode del sostegno esplicito di Egitto, Arabia Saudita ed Emirati arabi uniti. A livello mondiale Russia e Francia lo appoggiano ma non apertamente. Ma è stata la telefonata di Donald Trump, il 15 aprile, a dargli il via libera definitivo per quello che dal punto di vista del diritto internazionale è l’assalto a un governo legittimo, l’unico riconosciuto dall’Onu.

Il ruolo degli Emirati arabi e dei sauditi
La chiamata del presidente Usa ha sdoganato il maresciallo come campione “nella lotta al terrorismo”. Ma prima c’è stata un’altra telefonata decisiva per le sorti della Libia, quella fra il presidente Usa e il principe ereditario emiratino Mohammed bin Zayef. Sarebbe stato Mbz a convincere il leader americano che Haftar era l’uomo giusto per rimettere le cose a posto nel Paese nordafricano. Poi sono arrivati finanziamenti sauditi per 30 milioni e l’invio di nuovi droni d’attacco che hanno permesso l’avvio dell’offensiva. I piani del maresciallo si sono però scontrati con una forte resistenza con le milizie di Tripoli e Misurata che difendono Al-Serraj. La scorsa settima le forze del Gna hanno riconquistato Azizia e del Wadi al-Rabie, la valle a Sud di Tripoli, fino a 50 chilometri dalla capitale. Con l’uso degli elicotteri Haftar spera ora di sbloccare la situazione.

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