lunedì 25 marzo 2019

Terrorismo, Cesare Battisti ammette quattro omicidi: "Era una guerra, ora chiedo scusa alle famiglie delle vittime"

@- La confessione davanti al pubblico ministero di Milano, Alberto Nobili. Il procuratore Greco: "Questo fa giustizia di tante polemiche".

Cesare Battisti, per la prima volta, parla coi magistrati e ammette tutto: i quattro omicidi, le gambizzazioni, le rapine. L'ex leader dei Pac, arrestato lo scorso gennaio a Santa Cruz in Bolivia, trasferito in Italia e interrogato ieri e sabato dal pm Alberto Nobili e dalla dirigente dell'Antiterrorismo della Digos, Cristina Villa, nel carcere di Oristano, davanti al suo avvocato Davide Steccanella, ha ammesso tutti gli addebiti, e ha dichiarato di aver partecipato ai due omicidi di cui è stato esecutore materiale e agli altri due per i quali è stato riconosciuto mandante. "Per lui all'epoca era una guerra giusta, adesso si rende conto della follia di quegli anni di piombo". Lo ha spiegato in conferenza stampa Alberto Nobili, il responsabile dell'antiterrorismo milanese che, tra sabato e domenica, ha interrogato Cesare Battisti.
Nobili ha precisato che Battisti "non ha voluto collaborare" e "non ha chiamato in causa altre persone" e quindi tecnicamente "non è un pentito". Ha solo ritenuto di "fare chiarezza dando un giudizio critico del suo passato".

L'ex terrorista dei Pac ha quindi ammesso di avere avuto un ruolo materiale o come mandante in quattro morti: quella del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, quella del gioielliere Pierluigi Torregiani e del commerciante Lino Sabbadin, che militava nel Msi, uccisi entrambi da gruppi dei Pac il 16 febbraio 1979, il primo a Milano e il secondo a Mestre; e quella dell'agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978. Battisti si era finora sempre dichiarato innocente. Oggi ha ammesso per la prima volta le proprie responsabilità di fronte ai pm. L'ex terrorista dei Pac ha anche ammesso tre ferimenti, di cui uno da lui eseguito materialmente, per i quali l'accusa è stata lesioni gravissime: ad essere "gambizzati" sono stati Giorgio Rossanigo, medico nel carcere di Novara ritenuto "troppo severo nei confronti dei detenuti politici", Diego Fava, medico dell'Alfa Romeo in quanto "non rilasciava facilmente certificati ai lavoratori politicizzati", e Antonio Nigro, guardia nel carcere di Verona.

Sulle sue dichiarazioni è intervenuto il ministro dell'Interno Matteo Salvini: "Battisti a distanza di qualche decennio ha chiesto scusa. Mi aspetto chiedano scusa quegli pseudointellettuali di sinistra che hanno coperto e difeso questo squallido personaggio. Chiedere scusa è meglio tardi che mai".
"Questo fa giustizia di tante polemiche che ci sono state in questi anni e rende onore alle forze dell'ordine e alla magistratura che lo ebbe a condannare - commenta il capo della procura di Milano Francesco Greco - una scelta che fa chiarezza su un gruppo che ha agito negli anni più violenti della nostra storia". "Non si parla di collaborazione con la giustizia - spiega il pm Nobili - si tratta di importantissime ammissioni, senza chiamare in causa altri protagonisti di quegli eventi".

"La lotta armata ha impedito uno sviluppo culturale, sociale e politico nato nel'68", ha detto ai magistrati. Prima degli interrogatori, durati nove ore in tutto, ha letto tutte le sentenze che lo riguardavano, e ha ammesso che "tutto quello ricostruito dagli atti giudiziari corrisponde al vero". Battisti dice di "aver capito il male che ho fatto alle vittime, chiedo scusa alle loro famiglie". E ha aggiunto: "Non ho avuto alcuna copertura occulta" durante la latitanza.

Le ammissioni fatte da Cesare Battisti, che si è dichiarato responsabile dei 4 omicidi per cui è stato condannato, in linea teorica possono incidere sul regime detentivo, ossia allontanano per lui il rischio del '41bis', e sui benefici penitenziari, come i permessi, nel corso della detenzione. E' quanto è stato riferito da fonti qualificate. Ad ogni modo, il suo legale Davide Staccanella ha precisato che ciò che premeva era togliere a Battisti "quell'alone di pericolosità che non ha più".

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