mercoledì 13 febbraio 2019

Strasburgo processa Conte: “Burattino”. E lui si sfoga: parafulmine dei miei vice

LASTAMPA - Attacco bipartisan su Tav, migranti e Venezuela: manovrato da Lega e M5S. L’ira di Salvini: andrete a casa
La prima volta di Giuseppe Conte sul palco della la plenaria di Strasburgo è stata segnata da un attacco mosso da Popolari, Socialisti, Alde e Verdi.
«No, non è vero che mi hanno trattato come Berlusconi». Giuseppe Conte corre fuori dall’aula che per due ore è stata il teatro della sua gogna. È ancora frastornato dall’eco delle urla, amareggiato dal sapore della sua personale indignazione. La sensazione di déjà-vu è immediata: l’aula è la stessa, i colori, l’inquadratura, un altro presidente del Consiglio italiano che viene processato... Era il 2003, Silvio Berlusconi diede del kapò al socialista tedesco Martin Schulz. Il tycoon televisivo che guidava l’Italia fece il suo ingresso nell’aula di Strasburgo circondato da sospetto e nervosismo. Questa volta l’aria è ancora peggiore, l’opposizione è più estesa, gli accusatori si moltiplicano. È un crescendo che ha il suo apice quando Guy Verhostadt, il belga leader dei liberali (Alde) lo definisce un «burattino».

L’emiciclo semivuoto è un’arena gelida che attende di sentire il capo del governo che fa da avanguardia ai sovranisti e ai populisti di Europa. Dopo, dirà ai suoi collaboratori: «Ce l’avevano con Di Maio e Salvini. Ma sono io ad averci messo la faccia, a fare da parafulmine». Non poteva sapere però che lo avrebbero cinto d’assedio con critiche così dure e martellanti, incattiviti con il governo che lascia in mare i migranti, che sfida Bruxelles sulle regole di bilancio, che frantuma i rapporti diplomatici con il vicino francese inseguendo i gilet gialli, che non consente all’Europa unita di disconoscere il venezuelano Maduro. Gli chiedono conto di tutto, rivoltandogli contro il discorso del suo debutto all’Europarlamento sul futuro dell’Ue, rammaricandosi per l’Italia che si va sfilando dal suo ruolo di Paese fondativo.


Il fronte è trasversale. Cominciano i leader dei gruppi maggiori. Manfred Weber, dei popolari europei candidato a presidente della Commissione Ue, Udo Bullmann dei socialisti, Verhostadt dell’Alde. Gli rinfacciano un’economia stagnante, il debito alto. «L’Italia - dice Weber - è il Paese che cresce meno in Europa e il cui governo non riesce a mettersi d’accordo nemmeno su un progetto già approvato come la Tav». E ancora: «Sul Venezuela Guaidó ha inviato una lettera agli italiani, vi ha chiesto di riconoscerlo. E io penso che se dite che debba esserci un approccio comune europeo dovete rispondergli». Il socialista Udo Bullmann insiste sullo scontro con la Francia («un’escalation che rattrista») e torna sui migranti: «Dovete smetterla di mostrarci questo volto disumano. Non è questa l’Italia di Altero Spinelli. Chi non vi aiuta sui migranti sono gli amici di Salvini: Orban, Kaczyski e Kurz».

Ma è Verhostadt il più impietoso: «Sul Venezuela non state permettendo all’Ue di avere una posizione unitaria sotto pressione di Putin e del Cremlino». Il leader dei liberali sceglie l’italiano per elencare tutti i punti dolenti dell’Italia gialloverde e arrivare alla stoccata finale: «Per quanto tempo resterà un burattino nelle mani di Conte e di Salvini?».

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