Le Isole Curili, contese tra i due paesi dalla fine della Seconda guerra mondiale e su cui si sta provando a trovare un compromesso.
Il primo ministro giapponese Shinzo Abe si trova in questi giorni in Russia dove è ospite del presidente russo Vladimir Putin per dei colloqui della massima importanza: se il negoziato avrà successo i due paesi firmeranno un accordo di pace, mettendo fine al conflitto che, almeno formalmente, è in corso da oltre 70 anni. Ma è difficile che i negoziati vadano a buon fine visto che nessuno dei due governi oggi è disposto a rinunciare alla sovranità sulle quattro isole governate dalla Russia, ma rivendicate anche dal Giappone, che dal 1945 impediscono la firma di un accordo di pace.
La vicenda che Putin e Abe stanno cercando di risolvere è iniziata nell’estate del 1945, durante gli ultimi giorni della Seconda guerra mondiale. L’8 agosto, poco dopo il lancio della prima bomba atomica su Hiroshima, il dittatore sovietico Joseph Stalin dichiarò guerra al Giappone, con il quale era rimasto in pace per tutti i precedenti anni di guerra. La fase combattuta del conflitto durò pochi giorni, fino a che a metà del mese il Giappone annunciò la sua resa senza condizioni. In quel breve spazio di tempo le truppe sovietiche riuscirono ad occupare vasti territori che l’esercito giapponese aveva conquistato sul continente asiatico: dalla Manciuria fino alla Corea, dove le truppe sovietiche si fermarono all’altezza di quello che oggi è divenuto il confine tra Corea del Sud e Corea del Nord. I soldati di Stalin occuparono anche le Isole Curili, un arcipelago che inizia a nord dell’isola più settentrionale del Giappone, Hokkaido, e arriva fino alla punta meridionale della penisola della Kamchatka.
Le Curili erano state assegnate all’Unione Sovietica nel corso della conferenza di Yalta del febbraio 1945 da Stati Uniti e Regno Unito che all’epoca avevano bisogno di offrire qualcosa a Stalin in cambio della sua partecipazione al conflitto con il Giappone. Stalin accettò il baratto e, terminata la guerra, fece espellere i circa 16 mila abitanti giapponesi che si trovavano nell’arcipelago ed iniziò a costruire installazioni militari sulle isole.
Nel corso della conferenza di pace, però, i diplomatici giapponesi sollevarono a sorpresa la questione delle Curili. Secondo le loro valutazioni, le quattro isole più meridionali dell’arcipelago, Habomai, Shikotan, Kunashir e Iturup, non erano realmente parte dell’arcipelago delle Isole Curili promesso all’Unione Sovietica a Yalta. Erano invece parte dell’arcipelago giapponese e come tali andavano quindi restituite.
La richiesta avrebbe facilmente potuto essere accantonata dai vincitori e il paese obbligato ad accettare la situazione che si era creata. Nel frattempo però i rapporti tra Stati Uniti e Unione Sovietica erano peggiorati e la Guerra Fredda era iniziata. Nella vicenda delle Curili gli americani si schierarono con i giapponesi e li appoggiarono nella loro decisione di rivendicare le isole e di rifiutarsi di firmare un trattato di pace fino a che la questione non fosse stata risolta.
Le cose sono rimaste così per più di 70 anni. Primi ministri giapponesi, leader sovietici e russi si sono incontrati dozzine di volte nel corso dei decenni, ma senza mai trovare una soluzione. In un continuo tira e molla diplomatico, gli ultimi mesi del 2018 erano sembrati a molti un momento propizio per sbloccare la situazione, ma da allora entrambe le parti hanno nuovamente irrigidito la loro posizione.
Il governo russo, che a settembre diceva che avrebbe raggiunto l’accordo di pace entro la fine dell’anno, oggi chiede che il governo giapponese cessi di riferirsi alla isole come “Territori del nord”, la definizione ufficiale giapponese, un passo che precede il riconoscimento della sovranità russa. Dal canto suo, il primo ministro giapponese Abe, nel suo discorso di fine anno, ha chiesto che il governo russo aiuti gli abitanti delle quattro isole ad accettare il fatto che la sovranità a cui sono sottoposti è destinata a cambiare. In altre parole, entrambi i paesi stanno arrivando ai negoziati convinti che sia l’altra parte quella che dovrà cedere.
Oggi soltanto due delle quattro isole contese sono abitate, mentre in tutto l’arcipelago vivono meno di 20 mila persone. Secondo i giornali, il governo giapponese potrebbe accettare di rispolverare il piano del 1956 che prevedeva di risolvere la vicenda assegnando al Giappone soltanto due isole, le due più meridionali e disabitate. Per il governo russo, però, anche questa concessione potrebbe risultare eccessiva. Secondo un recente sondaggio il 74 per cento dei russi è contrario a cedere una qualsiasi delle isole in cambio di un trattato di pace.
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