lunedì 28 gennaio 2019

Afghanistan, accordo vicino fra Taleban e Usa: “Ritiro Nato entro 18 mesi”.


Patto contro Al-Qaeda e Isis: “Li combatteremo”. Oggi l’incontro dell’inviato americano con il presidente Ghani.

Svolta nei negoziati fra gli Stati Uniti e i Taleban nei negoziati che puntato a mettere fine a 17 anni di guerra. Un tweet dell’inviato speciale della Casa Bianca per l’Afghanistan, Zalmay Khalilzad, dall’aereo che lo riportava da Doha a Kabul ha dato il via a una girandola di indiscrezioni. “Dopo sei giorni di colloqui in Qatar – annunciava Khalilzad – sono diretto in Afghanistan per consultazioni. Gli incontri sono stati molto più produttivi che in passato. Abbiamo fatto progressi significativi su questioni vitali. Abbiamo creato il clima giusto e presto i colloqui riprenderanno”. Khalilzad incontrerà il presidente afghano Ashraf Ghani per sottoporgli la bozza di intesa. E’ lo scoglio più difficile, perché il governo di Kabul è stato escluso dai colloqui per il vedo dei jihadisti e serve anche il suo consenso. E infatti Khalilzad ha avvertito alla fine: “Nulla è concluso finché tutto non è concluso, è tutto include il dialogo infra-afghano” cioè fra il governo di Kabul e i Taleban.

In ogni caso l’ultima tornata di colloqui a Doha, dopo anni di stallo, è stata quella della svolta. I rappresentati dei Taleban hanno fatto filtrare i primi dettagli dell’accordo, non confermati ma neppure smentiti dalla diplomazia americana. Prevedono il ritiro delle “forze straniere”, cioè delle truppe della Nato “entro 18 mesi” dalla firma dell’accordo. Ci sarà un governo “transitorio” che dovrà vegliare sul rispetto degli accordi, soprattutto da parte dei jihadisti. In cambio i Taleban concentreranno le loro forze “contro Al-Qaeda e l’Isis”, come ha rivelato il Wall Street Journal in contatto con fonti americani vicine ai negoziatori. I Taleban non imporranno uno “Stato islamico” sul modello del regno del terrore del mullah Omar ma una forma di legge islamica più moderata simile a quella in vigore in Pakistan.

Le fonti talebane hanno ribadito che non sarà mai più permesso “ad Al-Qaeda o all’Isis di fare dell’Afghanistan una base per attaccare gli Stati Uniti”, come fece invece il Mullah Omar con il suo appoggio a Osama bin Laden, che dal suo rifugio afghano ideò il massacro delle Torri Gemelle. E’ questo il punto che sta più a cuore a Washington, che ha combattuto per 17 anni contro Al-Qaeda e i Taleban alleati sulle montagne che già videro la disfatta dell’esercito sovietico, e ha perso oltre duemila soldati nella guerra. I colloqui hanno raggiunto un nuovo livello con l’arrivo del co-fondatore del gruppo jihadista, Abdul Ghani Baradar, che nel 1994 ha creato il gruppo degli studenti barbuti assieme al Mullah Omar. Baradar è stato arrestato nel 2010 e rilasciato dalle autorità pachistane lo scorso ottobre, proprio per facilitare le trattative con gli Usa. Baradar tratterà nella fase finale con l’inviato della Casa Bianca Zalmay Khalilzad, cittadino Usa ma anche lui di origini afghane pashtun, come la maggior parte dei talebani. Segno che Washington, Islamabad e i Taleban fanno sul serio.

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