È un compromesso, è vero. Ma anche «l'unico mezzo possibile per garantire l'uscita dall'Unione Europea».
Theresa May ha difeso ieri l’accordo di divorzio tra Londra e Bruxelles che sarà votato oggi alla Camera dei Comuni. La bocciatura potrebbe far saltare del tutto il tavolo delle trattative, vanificando due anni di negoziati e svariate crisi nella maggioranza. La premier ha cercato di ricordare, fra i borbottii di Westminster, che il no della Camera bassa traghetterebbe l’Isola verso un no-deal dalle conseguenze imprevedibili.
Il rischio è di «distruggere» un Regno Unito già provato dal tira e molla di negoziati su nodi come gli accordi commerciali, i confini irlandesi (il famoso backstop) e le intese commerciali fra Londra e gli ex partner del Continente. L’esito è in sospeso, ma l’ago della bilancia pende a sfavore della premier. Oltre all’ostilità dei laburisti, ribadita da Jeremy Corbyn, May è incalzata da un’ampia fronda nei Tory e degli unionisti nordirlandesi. Difficile arrivare alla maggioranza che le serve per far passare l’accordo. Il resto si vedrà da oggi, dopo il pomeriggio più lungo dal giugno 2016.
Talking points:
Nessun commento:
Posta un commento