domenica 25 novembre 2018

Siria, i ribelli usano gas, 107 intossicati ad Aleppo

Raid di rappresaglia russi sulla provincia di Idlib

Oltre cento persone sono rimaste intossicare da gas tossici dopo che i ribelli hanno colpito la periferia di Aleppo con proiettili al cloro lanciati da mortai. Il governo di Damasco parla di 30 “feriti gravi”, compresi molti bambini. La Russia ha chiesto alla Turchia di intervenire per fermare gli attacchi. L’aviazione di Mosca ha compiuto raid di rappresaglia su postazioni nella provincia di Idlib controllate da miliziani jihadisti, legati ad Al-Qaeda. Non è chiaro se ci siano state vittime civili in questi attacchi. 

Sono i primi raid da due mesi nell’area di Idlib, da quando un accordo fra Mosca e Ankara ha portato all’istituzione di una zona cuscinetto fra le province di Aleppo e Idlib e a una tregua prolungata. I bombardamenti russi e l’attacco chimico dei ribelli sono stati entrambi confermati dall’Osservatorio per diritti umani in Siria, una ong con sede a Londra, vicina all’opposizione, che dispone di una rete di osservatori su tutto il territorio siriano. L’Osservatorio ha riportato testimonianze di “un forte cattivo odore” e persone con problemi respiratori. 

L’agenzia statale siriana ha precisato che i proietti hanno colpito “tre distretti” della metropoli e ferito “107 persone”. E’ il bilancio più grave da quando le forze governative hanno riconquistato la città, la seconda della Siria per importanza dopo Damasco, nel dicembre del 2016. I ribelli però mantengono posizioni a poca distanza dalla periferia occidentale. “Non abbiamo certezza sul tipo di gas usato – ha detto Zaher Batal, un medico alepino citato dall’agenzia Reuters -. Ma sospettiamo che si tratti di cloro in base ai sintomi: difficoltà respiratorie, infiammazioni agli occhi, svenimenti”. 
Nessun gruppo ha rivendicato l’attacco. I maggiori sospetti sono però su Hayat al-Tahrir al-Sham, la franchise siriana di Al-Qaeda, che non ha accettato l’accordo di settembre fra Russia e Turchia. I jihadisti conducono una campagna all’interno della provincia di Idlib contro gli altri gruppi di ribelli, finiti sotto l’influenza e in alcuni casi il controllo diretto turco. Ci sono stati una serie di omicidi mirati nei confronti di capi locali e i qadeisti sono sospettati anche dell’uccisione di un attivista anti-regime e anti-islamisti, Raed Fares. 

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