venerdì 23 novembre 2018

L’Ue promuove la manovra greca e «bacchetta» Francia e Spagna

Con l’eccezione rilvevante dell’Italia, relegata dietro la lavagna, le pagelle della Commissione europea sulle manovre finanziarie 2019 degli altri Paesi membri sono complessivamente positive, pur in un contesto di rallentamento generalizzato della crescita. Non mancano tuttavia i giudizi negativi, che vedono tra i bocciati - o quantomeno tra i rimandati - Francia, Spagna, Portogallo, Belgio e Slovenia. E le sorprese, con la Grecia passata dai ripetenti ai promossi, seppure con un voto che ancora si limita alla sufficienza.

I promossi
Il “tabellone dei voti” individua dieci Paesi i cui piani di bilancio sono conformi ai requisiti del Patto di stabilità e crescita per il 2019. Si tratta di Germania. Olanda, Lussemburgo, Austria, Finlandia, Irlanda, Lituania, Malta, Cipro e Grecia, uscita appena l’anno scorso dalla procedura per deficit eccessivo. Sulla manovra di Atene, pur specificando di dover acquisire ancora qualche chiarimento sugli scenari di medio termine, la Commissione scrive che rispetterà nel 2019 l’obiettivo di surplus primario al 3,5% del Pil concordato con le autorità europee e otterrà anche una riduzione consistente del debito pubblico, ad oggi il più alto dell’Eurozona (183%). In altre aree - sottolinea la Commissione - «i progressi sono contrastanti e le autorità devono accelerare per raggiungere gli obiettivi». Il premier Alexis Tsipras incassa tuttavia il via libera al budget, importante anche in chiave politica alla vigilia delle elezioni del prossimo anno.
Nella seconda sezione del tabellone Ue ci sono tre Paesi - Estonia, Lettonia e Slovacchia - i cui budget sono considerati ampiamente conformi ai requisiti del Patto. La Commissione ritiene però che potrebbe esserci qualche scostamento dagli obiettivi di medio termine, da tenere quindi in considerazione e da correggere.

I bocciati
Ci sono infine i “bocciati”, cioè quei Paesi i cui piani di bilancio pongono un rischio di non conformità ai requisiti del Patto di stabilità (rischio che nel caso dell’Italia, la cui posizione viene distinta, è definito «particolarmente serio»): Francia, Spagna, Portogallo, Belgio e Slovenia. Per questi Stati l’implementazione dei piani di bilancio potrebbe portare a un significativo scostamento dagli obiettivi di medio termine.
Per quanto riguarda la Francia, la Commissione punta il dito in particolare sui progressi insufficienti nella riduzione del debito pubblico, al 98,7% del Pil, sia nel 2018 che nel 2019, con un gap dall’obiettivo che Bruxelles indica rispettivamente dello 0,5 e dello 0,8% del Pil. L’altro rilievo mosso a Parigi riguarda la mancanza di indicazioni precise sul contenimento della consistente spesa pubblica e di proposte concrete per la riforma del sistema pensionistico.
Anche alla Spagna l’esecutivo Ue rimprovera sforzi insufficienti per la riduzione del debito pubblico, oggi al 96,9% del Pil: il target indicato dal governo spagnolo per il 2019 è il 95,5%, addirittura inferiore a quello indicato dalla Commissione, ma gli aggiustamenti indicati nel budget non convincono pienamente Bruxelles, che a Madrid rimprovera anche un deficit 2018 sotto il 3% ma più alto del target prefissato.
Dito puntato sulla riduzione insufficiente del debito, infine, anche per il Portogallo, per il quale la Commissione parla di misure limitate e di un mancato utilizzo del calo degli interessi ai fini dell’abbattimento dell’indebitamento, per il Belgio (debito di poco superiore al 100% e progressi ancora limitati) e Slovenia.

Il quadro complessivo
Sul piano generale la Commissione rileva un rallentamento globale della crescita dell’Eurozona, che pure rimane positiva. Sui conti pubblici però l’esecutivo sottolinea alcuni elementi positivi: per la prima volta dalla nascita dell’euro nessun Paese membro ha un deficit superiore al 3%, il debito pubblico complessivo dell’area continua a scendere e il saldo primario aggregato dell’Eurozona sarà positivo sia nel 2018 che nel 2019.

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