lunedì 26 novembre 2018

Londra fuori dall'Ue: lavoro, residenza e turismo: cosa cambia per gli europei

Così come stanno le cose, il Regno Unito si avvia verso il suo ultimo Natale europeo. Il 29 marzo del 2019 allo scoccare delle 11 il paese sarà fuori dalla Ue e per i tre milioni e mezzo di cittadini europei nel paese inizierà una fase nuova, in cui si potrebbero sentire un po' più in terra straniera di quanto avvenuto finora. Anche se nella pratica non dovrebbe cambiare quasi nulla per loro. «I cittadini europei che hanno costruito le loro vite nel Regno Unito avranno i loro diritti protetti, così come i britannici che vivono altrove nella Ue», ha ribadito la May e questo varrà non solo per chi è arrivato prima del 29 marzo del 2019, ma per tutti coloro che lo faranno prima della fine del periodo di transizione, che potrebbe essere esteso al 2022. Rispetto al passato, sarà infatti necessario registrarsi e dotarsi di un permesso di residenza permanente, acquisibile dopo cinque anni di tasse.

I SERVIZI FINANZIARI
Sui servizi finanziari, a cui la dichiarazione dedica solo tre paragrafi, si legge che le due parti avranno «in piedi un sistema di equivalenza» per accettare il regime regolatorio l'uno dell'altro e che questo dovrà essere pronto il prima possibile, prima del giugno 2020, per sostituire il sistema di «passaporto» che permette attualmente a un'istituzione di operare in tutta la Ue. Per gli esperti manca ancora sufficiente chiarezza per giudicare il testo, la cui approvazione pone però le basi per scongiurare l'ipotesi invisa a tutti del no deal. Proprio questo mercoledì la Banca d'Inghilterra pubblicherà le sue stime sull'impatto monetario e economico dell'accordo e un paragone con quello che rischia di succedere se si tornasse alle regole del WTO, con tariffe e controlli alle frontiere, in modo da dare un'immagine chiara della differenza tra i due scenari.

L'ELIMINAZIONE
La permanenza nella Ue, che doveva essere anch'essa inclusa tra gli scenari descritti, è stata eliminata. Ieri il commentatore Wolfgang Münchau di Eurointelligence, sulle pagine di FT, lo definiva «il miglior accordo possibile» dopo averlo analizzato attentamente, osservando come mantenendo l'allineamento delle regole con la Ue permette di contemplare un futuro secondo referendum, ma quello giusto, ossia sul rientro in Europa, con un tutto il tempo per una campagna efficace e positiva. Un'altra delle mille opzioni sul tavolo in questo momento di incertezza.

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