martedì 13 marzo 2018

Trump si affida alla Cia. Su Iran, Corea e Russia si consuma il rapporto con Tillerson, arriva Pompeo

Trump si affida alla Cia. Su Iran, Corea e Russia si consuma il rapporto con Tillerson, arriva Pompeo: "Da mesi vivevano come due separati in casa, poi The Donald non ha retto più e ha cacciato T-Rex alla sua maniera, licenziandolo in tronco. Rex Tillerson si era addirittura lasciato sfuggire che il presidente degli Stati Uniti era un "moron", un idiota, circostanza smentita ma di fatto rimasta agli atti. Ormai non la vedevano più allo stesso modo quasi su nulla: dall'accordo sul nucleare iraniano, citato dallo stesso Trump tra i nodi della messa alla porta, alla questione dazi, dal rapporto con la Russia alla decisione del presidente di abbandonare l'accordo di Parigi sul clima. Al posto del troppo diplomatico Tillerson, entra il falco anti-Iran Mike Pompeo, che lascia la direzione della Cia alla lady di ferro Gina Cheri Haspel, in passato responsabile di uno dei black site in cui venivano detenuti, interrogati e soprattutto torturati i sospetti terroristi durante l'era Bush.

La svolta trumpiana della settimana scorsa sulla Corea del Nord ha contribuito ad allargare una distanza che appariva già irrecuperabile. L'apertura di Trump a un incontro con il dittatore nordcoreano Kim Jong-un è avvenuta senza alcun coinvolgimento del segretario di Stato, sostenitore di un dialogo con Pyongyang fin dai tempi in cui il presidente mostrava i muscoli contro "Rocket man". Il solco tra i due si è fatto sempre più profondo, fino all'ultima disobbedienza di Tillerson poche ore fa: accusare Mosca dell'avvelenamento dell'ex spia russa in Gran Bretagna, promettendo "serie conseguenze".

Tillerson incassa il licenziamento (avvenuto con una telefonata di Trump che era a bordo dell'Air Force One) senza polemiche. "È importante assicurare una transizione tranquilla", sottolinea nel corso di una dichiarazione pubblica. Si ritirerà a vita privata e si dice "fiero" di aver servito gli Stati Uniti. Ufficialmente lascerà il suo incarico dalla mezzanotte del 31 marzo, ma già da subito affiderà le sue responsabilità al suo vice, John J. Sullivan. Addio con note di rivendicazione per il lavoro fatto sulle questioni internazionali più calde, dalla Corea del Nord, all'Afghanistan, alla Siria, dove "resta molto da fare"

Il rapporto tra il tycoon e l'ex ad del colosso petrolifero Exxon Mobil si è logorato ben presto: stili e caratteri troppo diversi; agli occhi dell'imprevedibile Trump, Tillerson è diventato in poco tempo "too establishment", troppo ingessato e legato alla classe dirigente. Meglio cambiare subito cavallo e mettere a Foggy Bottom qualcuno con cui cavalcare i prossimi appuntamenti ad alto rischio nella maniera in cui piace a Trump: senza schemi, giocandosi il tutto per tutto. Nessuno risponde meglio a questo identikit di Mike Pompeo, già direttore della Cia, legato a Trump da un rapporto personale e di fiducia.

Con Pompeo Trump condivide soprattutto la posizione molto dura nei confronti dell'Iran. Nel suo ruolo di direttore della Cia, Pompeo ha assunto una linea di ferro con Teheran, arrivando a paragonare la Repubblica islamica all'Isis e definendola "uno stato di polizia criminale". Si è sempre professato contrario all'accordo sul nucleare iraniano firmato dall'amministrazione Obama nel 2015, insistendo sulla necessità di annullarlo e di limitare le possibilità di investimento in Iran.

Considerato un falco in politica estera, Pompeo ha definito l'Iran "il più grande stato al mondo sponsor del terrorismo". Anche sulla Russia ha una linea più dura rispetto a quella del suo predecessore. Ma è sulla Corea che nelle ultime settimane si è stretto il patto con Trump: non a caso nei giorni scorsi il direttore della Cia è intervenuto per escludere "concessioni" a Pyongyang prima del vertice e assicurare che Kim metterà sul tavolo "la discussione per la denuclearizzazione" della penisola." SEGUE >>>

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