Trump continua a minacciare una guerra commerciale con l'Europa - Il Post: "Negli ultimi giorni si è parlato molto dei dazi che il presidente statunitense Donald Trump ha deciso di imporre sulle importazioni di acciaio e alluminio da tutti i paesi del mondo, tranne Canada e Messico. I dazi entreranno in vigore il 23 marzo: l’acciaio importato negli Stati Uniti sarà tassato del 25 per cento e l’alluminio del 10 per cento. I nuovi dazi avranno un impatto particolarmente rilevante su alcuni dei 28 paesi dell’Unione Europea, perché erano tra i principali esportatori verso gli Stati Uniti di acciaio e alluminio: e proprio sull’Unione Europea si stanno concentrando le attenzioni degli analisti e dello stesso Trump, che ieri è tornato a minacciare su Twitter una guerra commerciale.
«L’Unione Europea, fatta da paesi meravigliosi che nel commercio trattano gli Stati Uniti molto male, ora si lamenta delle tariffe su acciaio e alluminio. Se loro abolissero le loro orribili tariffe sui prodotti che gli Stati Uniti esportano là, noi faremmo lo stesso togliendo le nostre. C’è un grosso deficit. Altrimenti tassiamo le automobili. GIUSTO».
Le ultime tensioni sono iniziate il 9 marzo quando Cecilia Malmström, commissaria al Commercio dell’Unione Europea, ha incontrato a Bruxelles Robert Lighthizer, rappresentante per il Commercio estero degli Stati Uniti, e Hiroshige Seko, ministro per il Commercio del Giappone, un altro paese che esporta rilevanti quantità di acciaio verso gli Stati Uniti. Dopo l’incontro Malmström ha anche scritto che «non è stata fatta immediata chiarezza sulle procedure statunitensi previste per l’esenzione» dai dazi e che lei, Lighthizer e Seko si incontreranno di nuovo la prossima settimana a Parigi. Riferendosi agli Stati Uniti, Malmström ha aggiunto: «Siamo amici, siamo alleati. Contiamo di essere esclusi» dai dazi.
Malmström non sta chiedendo un trattamento di favore senza motivo. Canada e Messico sono stati temporaneamente esentati dai dazi per via delle trattative in corso sulla modifica del NAFTA, il trattato commerciale che regola i loro rapporti. Anche l’Australia è sulla buona strada per ottenere l’esenzione dai dazi e Trump ha scritto su Twitter che, grazie ad accordi di altro tipo su questioni di sicurezza, gli Stati Uniti «potrebbero evitare di imporre tariffe sull’alluminio e l’acciaio al loro alleato, la grande nazione australiana».
L’ultimo tweet di Trump potrebbe essere interpretato come un’apertura, ma anche come l’indisponibilità a trattare su una base di parità. L’Unione Europea aveva annunciato dazi su prodotti di importazione americana come bourbon e motociclette Harley Davidson proprio per ritorsione contro i dazi annunciati da Trump su acciaio e alluminio.
Il timore di molti analisti è che queste tensioni portino a una guerra commerciale dalle conseguenze globali: molti paesi infatti potrebbero rispondere alla decisione degli Stati Uniti approvando a loro volta dei dazi contro prodotti americani e complessivamente si potrebbe innescare una reazione a catena che rischia di compromettere la ripresa economica, soprattutto quella dei paesi che più basano la loro ricchezza sulle esportazioni (come ad esempio l’Italia).
Malmström non è comunque l’unica ad aver parlato dei dazi decisi da Trump. La cancelliera Angela Merkel ha detto che «le tariffe farebbero male a tutti» e «nessuno vincerebbe una gara verso il basso». Jean-Baptiste Lemoyne, segretario francese al Commercio, ha detto: «Stiamo entrando in una fase in cui la guerra commerciale inizia a mostrare i denti. E pensiamo che non faccia bene a nessuno»."
«L’Unione Europea, fatta da paesi meravigliosi che nel commercio trattano gli Stati Uniti molto male, ora si lamenta delle tariffe su acciaio e alluminio. Se loro abolissero le loro orribili tariffe sui prodotti che gli Stati Uniti esportano là, noi faremmo lo stesso togliendo le nostre. C’è un grosso deficit. Altrimenti tassiamo le automobili. GIUSTO».
Le ultime tensioni sono iniziate il 9 marzo quando Cecilia Malmström, commissaria al Commercio dell’Unione Europea, ha incontrato a Bruxelles Robert Lighthizer, rappresentante per il Commercio estero degli Stati Uniti, e Hiroshige Seko, ministro per il Commercio del Giappone, un altro paese che esporta rilevanti quantità di acciaio verso gli Stati Uniti. Dopo l’incontro Malmström ha anche scritto che «non è stata fatta immediata chiarezza sulle procedure statunitensi previste per l’esenzione» dai dazi e che lei, Lighthizer e Seko si incontreranno di nuovo la prossima settimana a Parigi. Riferendosi agli Stati Uniti, Malmström ha aggiunto: «Siamo amici, siamo alleati. Contiamo di essere esclusi» dai dazi.
Malmström non sta chiedendo un trattamento di favore senza motivo. Canada e Messico sono stati temporaneamente esentati dai dazi per via delle trattative in corso sulla modifica del NAFTA, il trattato commerciale che regola i loro rapporti. Anche l’Australia è sulla buona strada per ottenere l’esenzione dai dazi e Trump ha scritto su Twitter che, grazie ad accordi di altro tipo su questioni di sicurezza, gli Stati Uniti «potrebbero evitare di imporre tariffe sull’alluminio e l’acciaio al loro alleato, la grande nazione australiana».
L’ultimo tweet di Trump potrebbe essere interpretato come un’apertura, ma anche come l’indisponibilità a trattare su una base di parità. L’Unione Europea aveva annunciato dazi su prodotti di importazione americana come bourbon e motociclette Harley Davidson proprio per ritorsione contro i dazi annunciati da Trump su acciaio e alluminio.
Il timore di molti analisti è che queste tensioni portino a una guerra commerciale dalle conseguenze globali: molti paesi infatti potrebbero rispondere alla decisione degli Stati Uniti approvando a loro volta dei dazi contro prodotti americani e complessivamente si potrebbe innescare una reazione a catena che rischia di compromettere la ripresa economica, soprattutto quella dei paesi che più basano la loro ricchezza sulle esportazioni (come ad esempio l’Italia).
Malmström non è comunque l’unica ad aver parlato dei dazi decisi da Trump. La cancelliera Angela Merkel ha detto che «le tariffe farebbero male a tutti» e «nessuno vincerebbe una gara verso il basso». Jean-Baptiste Lemoyne, segretario francese al Commercio, ha detto: «Stiamo entrando in una fase in cui la guerra commerciale inizia a mostrare i denti. E pensiamo che non faccia bene a nessuno»."
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